Il naso degli esseri umani è un organo tanto sottovalutato quanto sorprendente: può distinguere oltre un trilione (un miliardo di miliardi) di odori diversi [1].
Sebbene l’olfatto non sia il nostro strumento privilegiato per la sopravvivenza, a differenza di tante specie animali, utilizziamo abitualmente il naso per effettuare un test davanti al frigo o alla dispensa. Se un cibo puzza è commestibile? E, soprattutto, è innocuo per la nostra salute? Ogni alimento, sia fresco sia conservato, subisce alterazioni, e il cattivo odore non è il principale indizio per valutarne la nocività.
Dottore, posso fidarmi del naso per capire se un alimento è avariato?
Annusare un cibo per valutarne lo stato di conservazione è un’operazione molto comune, immediata. Sicuramente la prima analisi “casalinga” ne giudica l’aspetto.
Subito dopo è consueto avvicinare il naso a quel pezzettino di formaggio, al latte prossimo alla scadenza oppure al minestrone avanzato un paio di giorni prima. Se puzza non esitiamo a buttarlo, temendo il rischio possa essere nocivo. È giusto, ma non possiamo fidarci ciecamente delle capacità del nostro naso.
Sono numerose le tossine alimentari che non alterano l’aspetto e l’odore del cibo. Il caso più noto e temuto è il botulino, un vero e proprio veleno per l’uomo, che è incapace di percepirlo. Il botulismo, la malattia causata dalle tossine botuliniche (Clostridium botulinum) che possono contaminare gli alimenti, è una intossicazione rara ma molto pericolosa e, in certi casi, mortale [2].
Purtroppo l’Italia è il Paese europeo con il più alto numero di episodi di botulismo. L’80% dei casi di avvelenamento di questo tipo è dovuto a conserve prodotte in casa. Se non eseguita correttamente, la conservazione di vegetali sott’olio, oppure con sale o aceto, degli insaccati, del sugo di pomodoro o del pesto potrebbe essere rischiosa [3].
Vale anche per le marmellate?
Le marmellate e le confetture non sono considerate a rischio botulismo perché l’acidità della frutta e lo zucchero aggiunto nella preparazione inibiscono la tossina.
L’accorgimento per evitare spiacevoli conseguenze è utilizzare la stessa quantità di frutta e zucchero, oppure aggiungere il succo di limone, oppure i preparati appositi che contengono pectine e conservanti. È importante ricordare che non è la cottura a eliminare l’agente infettivo.
Per riconoscere una conserva o una marmellata avariata, ben prima della formazione della muffa, è utile ispezionare il contenitore prima del consumo. I tappi devono essere intatti e non deformati. Per verificare che ci sia il sottovuoto basta premere al centro del coperchio: non si deve sentire il tipico click-clack dei barattoli già aperti [3].
Dottore, anche la salmonella è impossibile da percepire con il naso?
Il batterio salmonella, che causa l’infezione detta salmonellosi, solitamente non causa alterazioni evidenti nei cibi che contamina. Le uova crude, utilizzate in preparazioni come il tiramisù o la maionese, le carni crude o poco cotte, il latte non pastorizzato, così come la frutta e la verdura, possono trasmettere la salmonellosi pur non avendo prodotto cattivi odori. In questi casi, per eliminare il batterio è sufficiente la cottura.
Occorre fare attenzione a come si trattano quegli alimenti quando sono crudi: lavare bene coltelli, taglieri e piani di lavoro dopo l’uso. Le infezioni di salmonella sono molto frequenti ma meno pericolose del botulismo: sono spesso asintomatiche e si risolvono in pochi giorni senza conseguenze, anche se talvolta potrebbero causare gastroenteriti [4].
In generale, sono oltre 250 le tossinfezioni alimentari, cioè le malattie trasmesse agli alimenti da germi patogeni. E sono in aumento, con la diffusione di cibi provenienti da nuovi mercati esteri e con la maggior frequenza dei viaggi. Sarebbe bene fare attenzione anche a un altro batterio, la listeria, di cui abbiamo parlato nella scheda “Molti alimenti sono contaminati da listeria?”.
Come possiamo prevenire le intossicazioni alimentari?
Abbiamo appurato come non sempre sia possibile annusare né osservare i germi che causano intossicazione alimentare. E sappiamo che non tutti si possono debellare con il lavaggio e la cottura. Fare attenzione ai tempi e ai modi di conservazione degli alimenti, quindi, è raccomandato.
La prima regola è rispettare l’igiene in cucina:
- lavare le mani prima e dopo la manipolazione del cibo;
- igienizzare le attrezzature e i piani di lavoro;
- non utilizzare utensili arrugginiti e con materiali rovinati.
Queste regole di base valgono soprattutto quando si preparano conserve e quando si utilizzano alimenti crudi.
L’igiene continua in dispensa e in frigorifero, seguendo le indicazioni sulla scadenza e sulla modalità di conservazione degli alimenti.
Se sospettiamo di aver mangiato cibo avariato o contaminato, i sintomi generalmente interessano l’apparato digerente. Diarrea, vomito, febbre e crampi addominali (gastroenterite) insorgono già durante la digestione e fino a 72 ore dopo. Sarà in questi casi necessario rivolgersi al proprio Medico di Medicina Generale o, in presenza di sintomi gravi, al pronto soccorso, riferendo nel dettaglio cosa si è mangiato e portando con sé, se disponibili, l’alimento sospetto e il suo contenitore [5].
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