Si parla tanto di chi rifiuta la vaccinazione contro Covid-19, ma non tutti hanno pregiudizi ideologici, credono ci sia un complotto dei poteri forti contro il bene dell’umanità o pensano davvero che nei vaccini sia contenuto di tutto, dai microchip ai feti abortiti. Né c’è solo chi si è convinto che proteggersi sia inutile se si è giovani e sani, sopravvalutando la capacità del proprio organismo di difendersi senza l’aiuto di uno stimolo esterno. Tra chi non si è ancora messo in fila ci sono anche persone ragionevoli, fiduciose nella scienza, nella medicina e nelle raccomandazioni delle autorità, a volte seriamente preoccupate per le conseguenze della pandemia, a cui è stato instillato il dubbio o addirittura fermamente sconsigliato di vaccinarsi per la presenza di possibili controindicazioni legate alla propria condizione. Per fare chiarezza abbiamo fatto riferimento alla letteratura scientifica esistente e al vademecum operativo messo a punto l’estate scorsa dalla Società Italiana di Medicina Generale, insieme con rappresentanti del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, preparato per indirizzare i medici nel definire i casi in cui era possibile rilasciare ai propri assistiti un certificato di esenzione dalla vaccinazione [1].
Dottore, chi dovrebbe vaccinarsi?
Il caso più frequente di persone non contrarie alle vaccinazioni, ma che ritengono di non doversi vaccinare, è quello di chi ha già avuto Covid-19 e si è sottoposto al test per il dosaggio degli anticorpi contro SARS-CoV-2. Come spiegato nella nostra scheda, però, avere valori di anticorpi che sembrano “alti” non basta a garantire la protezione, né comporta un maggior rischio di reazioni avverse alla vaccinazione.
Vale la pena ricordare che non sono buone ragioni per non vaccinarsi nemmeno l’essere svenuti dopo una precedente vaccinazione o l’aver avuto un episodio di paralisi facciale (paralisi di Bell).
Neanche essere donatori di sangue impedisce di fare il vaccino, né la ricerca di un concepimento, una gravidanza in corso, o tanto meno l’allattamento. Se al momento dell’arrivo dei vaccini, in questi ultimi casi, si raccomandava maggiore prudenza perché non disponevamo di dati, oggi sappiamo che la vaccinazione non solo è consentita alle donne incinte perché sicura per loro e per i nascituri, ma fortemente raccomandata da tutte le autorità e società scientifiche dato l’aumento di rischio in caso di Covid-19 in gravidanza o nei primi mesi di vita del bambino.
Tra le condizioni croniche più frequenti nella popolazione generale c’è il diabete, di cui si stima siano colpiti circa 4 milioni di italiani [2]. Un recente studio condotto proprio nel nostro Paese ha dimostrato che in questa popolazione non è trascurabile il numero di pazienti che nella prima metà del 2021 ancora erano scettici nei confronti della vaccinazione [3]. In entrambe le sue forme più comuni, tipo 1 e tipo 2, il diabete si associa però a un maggior rischio di complicazioni in caso di Covid-19, mentre si è documentata una buona risposta immunitaria al vaccino, soprattutto se il controllo della glicemia è soddisfacente [4,5]. Non sono emersi rischi particolari in seguito alla vaccinazione che, quindi, nei diabetici non è solo consentita, ma fortemente raccomandata [6,7].
Stessa cosa vale per le persone che soffrono di una malattia autoimmune – dall’artrite, alla psoriasi, fino a malattie infiammatorie intestinali, solo per citarne alcune – o per chi soffre di asma o altre allergie: i benefici della vaccinazione contro Covid-19 superano i rischi. In questi casi, però, è opportuno consultare il proprio medico.
Dottore, chi ha la sindrome di Guillain-Barré come deve comportarsi?
Una grande paura da sempre associata ai vaccini è quella di una forma di paralisi su base autoimmune nota come sindrome di Guillain-Barré. La sindrome infatti è stata elencata come possibile evento correlato alla vaccinazione, ma solo con il prodotto di Johnson & Johnson. Si tratterebbe comunque di un’evenienza molto rara, dal momento che a fine giugno 2021 era stato individuato un centinaio di casi su oltre 20 milioni di dosi somministrate [8]. In questi individui, in cui la sintomatologia è comparsa entro sei settimane dalla somministrazione del vaccino, senza altra causa riconducibile, è prudente non eseguire ulteriori somministrazioni dello stesso tipo di vaccino, ma si possono valutare caso per caso i benefici e i rischi di somministrare dosi successive con vaccini per Covid-19 di tipo diverso.
Le persone che invece nel corso della loro vita hanno avuto questa malattia non devono temere di vaccinarsi contro Covid-19, poiché la sua frequenza non risulta aumentata in maniera significativa in chi ne ha già sofferto: su 700 individui identificati in Israele, solo uno dopo la vaccinazione ha avuto bisogno di cure mediche per una recidiva, risoltasi comunque in fretta [9].
Dottore, ci sono altri casi in cui una reazione avversa importante può rappresentare una controindicazione a ripetere lo stesso vaccino?
Sì. Si tratta per esempio dei rari casi di chi ha avuto una sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con il vaccino di AstraZeneca, oppure episodi di sindrome da perdita capillare con questo stesso vaccino o quello di Johnson & Johnson. In queste situazioni è possibile avere un certificato di esenzione oppure si può comunque valutare la somministrazione di una seconda dose con altri tipi di vaccini, a oggi in Europa sostanzialmente quelli a mRNA.
Ciò vale anche per chi ha avuto una miocardite o una pericardite dopo la somministrazione di vaccini a mRNA. La decisione di effettuare seconde dosi o richiami deve in questi casi tenere conto delle condizioni cliniche dell’individuo, del parere di un cardiologo, di un’attenta valutazione del rischio/beneficio e della possibilità di completare l’immunizzazione con un altro tipo di prodotto. Per saperne di più, leggi la nostra scheda “Se faccio un vaccino a mRNA mi viene la miocardite?”.
Argomenti correlati:
CoronavirusVaccinazioni