Curare la psoriasi non è possibile?

26 Novembre 2021 di Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Curare la psoriasi non è possibileLa psoriasi, una malattia cronica della pelle, in Italia colpisce circa un milione e mezzo di persone, con una frequenza di casi leggermente superiore nel sesso maschile. Provoca chiazze gonfie, rosse e squamose, tendenzialmente in corrispondenza di aree del corpo come i gomiti, le ginocchia e il cuoio capelluto, che possono causare prurito e dolore, oltre a costituire motivo di preoccupazione e ansia.  L’obiettivo principale nel trattamento della psoriasi è la riduzione delle lesioni e dei sintomi a esse associate. Se il trattamento si rivela efficace, è possibile assistere a un’attenuazione o alla scomparsa temporanea dei sintomi (significa che la malattia è in remissione), ma questo non ne impedisce una successiva riacutizzazione. Dunque, è più corretto dire che la psoriasi si può curare, ma non si può guarire da essa.

Dottore, quanto durano i periodi di remissione della psoriasi?

A oggi il decorso cronico e imprevedibile della malattia rende difficile prevedere, già al momento della diagnosi, se e quando si verificheranno e quanto a lungo dureranno eventuali fasi di remissione. Uno studio realizzato su più di cinquemila pazienti aveva riportato che ben il 40% di essi riferiva periodi in cui la malattia era “quasi completamente scomparsa”, per un arco di tempo che variava da uno a cinquantaquattro anni [1]. Altri ricercatori hanno poi indagato la possibilità che i livelli di specifici marcatori biologici (come i trigliceridi o la proteina C reattiva) fossero in qualche modo collegati alla durata delle fasi di remissione, che in alcuni casi possono verificarsi anche in assenza di una terapia.

Curare la psoriasi non è possibileNella pratica clinica, tuttavia, è possibile che i meccanismi biologici che favoriscono l’attenuazione delle lesioni cutanee non siano sempre di facile comprensione e può succedere che si verifichino casi di remissione spontanea, cioè casi in cui la malattia regredisce apparentemente senza alcuna ragione. Nel 2020, sulla rivista Clinical Case Reports, è stato descritto il caso di una giovane paziente che aveva notato un’attenuazione spontanea delle eruzioni cutanee causate da una forma di psoriasi a placche diagnosticata ventiquattro anni prima. La fase di remissione era durata circa un anno, ma i ricercatori non erano riusciti a trovare alcuna spiegazione del miglioramento [2].

È possibile ritardare la ricomparsa della malattia?

La psoriasi rientra nella categoria delle malattie croniche, dunque con una durata prolungata nel tempo, che alternano fasi di remissione a fasi di riacutizzazione dei sintomi e che in molti casi è possibile tenere sotto controllo con l’impiego di farmaci o con terapie non farmacologiche, ma da cui non si può guarire. In termini tecnici sono chiamate “cronico-recidivanti”. Secondo un articolo da poco pubblicato su The Lancet, la ricomparsa o la recidiva periodica delle lesioni e dei sintomi della psoriasi potrebbero dipendere dall’interazione fra il DNA (alla base di questa malattia ci sarebbe infatti una forte predisposizione genetica) e fattori che riguardano in generale lo stile di vita [3].

A cosa si riferisce, dottore?

Nell’elenco delle variabili che possono innescare il peggioramento della malattia gli autori includono lo stress, alcune infezioni (in particolare quelle scatenate da streptococco), il consumo di alcol, il fumo di sigaretta, l’impiego di alcuni farmaci, l’esposizione a determinate sostanze e, in alcuni casi, anche l’esposizione alla luce del sole. Come prima accennato, anche l’aumento di peso e l’obesità sono condizioni che possono favorire un peggioramento delle lesioni cutanee tipiche della psoriasi. Non esistono ancora studi definitivi al riguardo, ma è plausibile ipotizzare che il controllo di questi fattori possa contribuire a ritardare il momento in cui i sintomi della psoriasi si ripresenteranno.

Può fare qualche esempio?

Per controllare il diabete basta una corretta alimentazioneUno studio pubblicato nel 2018 sulla rivista JAMA Dermatology ha spiegato che i pazienti che seguivano una dieta mediterranea (ricca in frutta, verdura, cereali integrali, legumi e grassi insaturi) riferivano meno fasi di riacutizzazione della malattia e di minore gravità [4]. Trattandosi di uno studio osservazionale, è possibile che gli effetti della dieta siano sovrastimati: questo anche perché in casi del genere è possibile che le persone che seguono un’alimentazione più sana abbiano un complessivo stile di vita più salutare e, pertanto, altri fattori potrebbero aver condizionato i risultati della ricerca.

Ma i ricercatori della Cochrane – una rete di medici e studiosi che lavorano alla sintesi dei risultati dei migliori studi svolti nel mondo su specifici argomenti – ha confermato di recente l’esistenza di una relazione fra dieta del paziente e gravità della malattia: nei pazienti obesi che seguivano una dieta a ridotto contenuto calorico, abbinata a un programma di attività fisica, la psoriasi si manifestava in forme meno gravi [5].

Un aspetto decisivo rimane comunque la scelta della terapia e la tempestività con cui si interviene col trattamento delle varie forme di psoriasi. Anche se oggi esistono diverse classi di farmaci indicati per curare la psoriasi, cosa che rende possibile sostituire un farmaco che si rivela di scarsa efficacia con un altro che può fare la differenza, alcuni autori hanno suggerito che intervenire fin dal momento della diagnosi con un approccio terapeutico mirato a ottenere una remissione totale della malattia potrebbe portare, con buone probabilità, a un miglioramento significativo dei sintomi causati dalle lesioni psoriasiche [6].

Dottore, può dirmi qualcosa in più a proposito delle terapie farmacologiche per curare la psoriasi?

Curare la psoriasi non è possibileCome accennato, oggi esistono moltissime alternative terapeutiche per curare la psoriasi, in base al tipo di malattia (gravità clinica), in base al suo andamento usuale nel singolo paziente (andamento cronico versus episodi aggressivi di malattia), in base ai trattamenti che sono già stati effettuati ed in base alle comorbidità e agli altri farmaci assunti dal paziente [7,8].

Generalmente si parte dall’utilizzo dei farmaci topici, come corticosteroidi, analoghi della vitamina D, emollienti, per le forme di psoriasi da lieve a moderata. Si passa ai farmaci sistemici cosiddetti “tradizionali”, principalmente gli immunosoppressori e i retinoidi, nei casi di psoriasi da moderata a grave. Infine, in alcuni casi si arriva alla categoria dei farmaci biotecnologici, rappresentati dagli anticorpi monoclonali. Essi sono impiegati nella pratica clinica in pazienti con forme da moderate a gravi che non hanno avuto benefici o presentano controindicazioni all’impiego dei farmaci “tradizionali”.

Il nome farmaco “biologico” a volte trae in inganno in quanto non si parla di sostanze “naturali” (che erroneamente fa rima con “innocue”, come abbiamo visto nella scheda “I prodotti naturali sono sempre da preferire?) bensì di molecole ingegnerizzate, di veri e propri immunomodulatori creati ad hoc per intervenire e bloccare i vari passaggi della patogenesi della psoriasi. Sono farmaci con profili di efficacia e sicurezza ottimali ma che vengono prescritti in un adeguato contesto di malattia e che come gli altri necessitano di monitoraggio da parte del medico.

Scheda realizzata con la consulenza di Margherita Croatto, Specialista in dermatologia

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Autore Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Sara Mohammad ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Si occupa principalmente di ricerca, neuroscienze e salute mentale. Scrive su MIND, LeScienze, Rivista Micron, Il Tascabile, e collabora con Mondadori Education e Il Pensiero Scientifico Editore. Oltre a lavorare nell'ambito della comunicazione scientifica, insegna scienze alle scuole superiori.
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