Un elogio alle critiche
Uno dei vantaggi di un paese democratico è che ognuno può criticare liberamente il prossimo, finché lo fa senza offendere. Alcuni però sembrano non comprendere che andando in piazza con striscioni e megafoni per manifestare il loro dissenso dimostrano proprio di trovarsi in un paese democratico, anche se protestano contro la presunta dittatura in cui sentono di vivere.
Da quando seguo i movimenti contrari ai vaccini ho notato che evidentemente tutto è basato sulle critiche, spesso anche abbastanza pesanti, a quelli che consigliano di seguire le raccomandazioni sulle vaccinazioni: i medici, le istituzioni, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNICEF, e anche i singoli che dichiarano di essere a favore.
Comunque, proprio grazie alle critiche degli oppositori, ho imparato tantissimo sui vaccini e sui temi correlati (i virus, i batteri, il sistema immunitario, l’epidemiologia ecc.) perché ho dedicato molto tempo a verificare le loro affermazioni. Ho cercato i testi integrali degli studi che citavano e li ho letti e riletti con grande attenzione, e mi sono rivolta a esperti per essere sicura di aver interpretato bene la letteratura scientifica, per chiedergli di spiegarmi i punti che non mi erano chiari e per controllare la correttezza dei miei articoli. In un certo senso sono grata alle critiche dei movimenti antivaccinali, perché mi hanno dato tanti spunti di riflessione e ogni volta ho arricchito la mia conoscenza.
Sono convinta che offrire un servizio informativo di qualità – e che dimostri di ascoltare e prendere sul serio le tante domande, i dubbi e le preoccupazioni dei cittadini – sia fondamentale per neutralizzare le tante informazioni false che circolano. Mi rendo conto che non è realistico cercare di sopprimere le critiche delle persone contrarie alle vaccinazioni o di raggiungere il 100% di consenso. Ci sarà sempre una piccola percentuale di persone che non comprenderà in alcun modo che vaccinare è la scelta decisamente più sicura. Per loro non è una questione di argomenti validi: si tratta spesso di critiche sterili, il cui unico scopo è mantenere la posizione presa. Purtroppo ogni tentativo di discussione con chi la pensa in questo modo diventa ben presto un “monologo tra due persone”. È un vero peccato, perché si potrebbe imparare molto da chi ha un punto di vista diverso dal nostro, ma dobbiamo accettare che esistano anche questi casi.
Mi sono sempre augurata, però, che chi critica abbia almeno un’approfondita conoscenza dell’argomento in questione. Col passare del tempo mi sono invece resa conto che non conviene supporre che sia così solo perché altrimenti (o almeno così pensiamo noi) quella persona non avrebbe avuto il coraggio di esprimere pubblicamente il proprio punto di vista. La realtà è infatti che troppi parlano di cose di cui non hanno nessuna competenza. E questa potrebbe essere una spiegazione valida del fatto che una piccola minoranza tra i medici si sia guadagnata la fiducia di un certo numero di seguaci che ritengono valide a prescindere delle critiche (ad esempio alle vaccinazioni) se per l’appunto provengono da un medico. Il solo fatto che vada controcorrente e porti argomenti apparentemente logici lo fa apparire agli occhi di queste persone come un professionista che si è dato da fare, mentre la stragrande maggioranza dei suoi colleghi sembra obbedire acriticamente alle imposizioni che provengono dall’alto.
Mi è anche capitato di sentire come argomentazione quella dell’onestà: cioè che le critiche siano automaticamente giuste, perché si sa per certo che la persona in questione è molto onesta e quindi non può avere secondi fini. Ma questa è una fallacia logica piuttosto comune – simile ad altre di cui abbiamo parlato in precedenza, ad esempio nella scheda “Post hoc ergo propter hoc: il rapporto di causa-effetto”. Un argomento sbagliato non diventa corretto soltanto perché chi lo usa è in buona fede.
Per questo è essenziale che persone veramente competenti spieghino in modo comprensibile, interessante, senza giudicare ed evitando polemiche quello che è l’attuale stato delle conoscenze.
Durante gli ultimi due anni, in cui ho naturalmente seguito con grande interesse le vicende della pandemia da Covid-19, molti esperti hanno cercato di spiegare i fatti alle persone: alla TV, alla radio, sui giornali, sui social media ecc., ma solo pochissimi sono riusciti a farlo in modo equilibrato e senza urtare la sensibilità di chi non era d’accordo con loro. Le loro critiche, seppur sporadiche, erano costruttive, e avevano lo scopo di contribuire al miglioramento della situazione. Penso che abbiano fatto un grande servizio, non solo per quanto riguarda la pandemia ma anche come esempio di una comunicazione efficace.
In fondo, il progresso è stato costruito su un’infinità di critiche nelle varie forme con cui possono essere manifestate. Dove saremmo oggi se le critiche fossero state proibite? Anche se sul momento possono irritare, soprattutto chi non ha una solida autostima, in realtà dovrebbero essere viste come una chance per migliorare le nostre vite.
Vorrei riportare quello che l’ex ministro della salute austriaco, Rudi Anschober, ha detto durante una conferenza stampa del 1 settembre 2020 (dal minuto 57:40):
“(…) Sì, ci sono state molte critiche nelle ultime settimane. Critiche alla mia persona, al mio lavoro, e vi dico: sì, criticatemi! La critica è essenziale in una democrazia. Le critiche ci fanno progredire. Se tutti ti dicono: ‘Sì! Bravo! Sei fantastico!’ non andrai da nessuna parte. Questo non fa avanzare. Sono una persona a cui piace affrontare le critiche. Ovviamente preferisco le lodi e ricevere meno critiche possibili. Ma posso gestirle. So che se ne può trarre beneficio, che si può imparare dalle critiche e dalle critiche costruttive. (…)”