Durante la conferenza stampa dell’11 marzo 2020, il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha dichiarato che la diffusione di Covid-19 nel mondo ha ormai raggiunto un’estensione tale da spingerlo a definirla come una pandemia. “Descrivere la situazione con il termine di pandemia non cambia la valutazione della minaccia posta da questo coronavirus. Non cambia quel che sta facendo l’OMS né quello che i diversi Paesi dovrebbero fare”, ha spiegato [1].
Si tratta della prima pandemia provocata da un coronavirus e non da un virus influenzale, ma secondo il direttore generale dell’OMS, la situazione odierna presenta altre novità: è infatti anche la prima pandemia che possiamo controllare.
Nel corso della conferenza stampa è stato ripetuto più volte: l’uso del termine pandemia non deve spaventare, né deve fare pensare che ormai si possa solo mitigare l’impatto della malattia, senza più possibilità di contenerla. In una prima fase, ancora valida nei Paesi in cui il contagio non si è già diffuso, è infatti importante individuare precocemente i casi, risalire alla catena del contagio e isolare tutti i possibili infetti. Dove l’epidemia è già in corso nel territorio, come in Italia, occorre estendere queste misure di isolamento a tutta la popolazione, con le misure di distanziamento sociale che il Governo ha chiesto agli italiani per spezzare il dilagare dell’infezione.
Prima di questo, nei Paesi che ancora non sono stati colpiti, la dichiarazione di oggi deve spingere ad accelerare e implementare una preparazione adeguata. Per tutti stimola all’innovazione e all’apprendimento, gli uni dagli altri. “Ci siamo dentro insieme, per fare le cose giuste con calma e proteggere i cittadini del mondo. Si può fare”, ha concluso [1].
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