La vitamina C previene il contagio da SARS-CoV-2?

12 Marzo 2020 di Roberta Villa

No, non c’è nessuna prova che la vitamina C o altre vitamine riducano il rischio di ammalarsi o di contrarre forme gravi di Covid-19.

Da dove viene questa idea?

L’idea che alte dosi di vitamina C possano proteggere dall’infezione da Covid-19 si è diffusa recentemente in Italia tramite audio anonimi fatti girare su WhatsApp, amplificati sui social network da personaggi noti.

Scopo della profilassi sarebbe “rinforzare il sistema immunitario”, così come viene talvolta raccomandato a proposito di raffreddori e altri disturbi tipici della stagione fredda. Su questo tema Dottore, ma è vero che? ha già fatto chiarezza con la scheda “La vitamina C ‘serve’ per il raffreddore?”: l’assunzione regolare di vitamina C non ha effetto sulla comparsa del raffreddore e tutt’al più potrebbe (ma il condizionale è di obbligo) abbreviarne di qualche ora la durata.

Un’altra fonte a favore dell’uso della vitamina C sembrerebbe più autorevole: alcuni medici rianimatori utilizzano talvolta questo prodotto ad alte dosi somministrate in vena, nel trattamento delle sepsi, cioè di gravi forme batteriche diffuse a tutto l’organismo. Anche questo uso tuttavia è controverso. Una rassegna che ha preso in considerazione i risultati degli studi esistenti su questo tema, pubblicata un paio di anni fa, conferma che non ci sono prove certe di una sua utilità sul paziente grave, a fronte dell’apparente efficacia della vitamina nelle colture cellulari in laboratorio [1,2]. Si tratta comunque di un trattamento che alcuni giudicano utile per infezioni batteriche, che non hanno nulla a che vedere con le polmoniti da SARS-CoV-2.

In assenza di trattamenti specifici di sicura efficacia, tuttavia, un gruppo di medici dell’ospedale Zhongnan dell’Università di Wuhan ha provato a utilizzare la vitamina C anche nei casi più gravi di Covid-19. Uno studio ancora in corso prevede l’infusione in vena di altissime dosi di vitamina C: sono stati arruolati circa 70 pazienti per verificare se gli esiti possano migliorare rispetto a quelli di altrettanti malati trattati con sole cure di supporto [3]. Non conosciamo ancora i risultati di questa sperimentazione, che comunque si riferisce al trattamento di forme gravi, non alla loro prevenzione.

Altri filoni di ricerca hanno preso in considerazione diverse vitamine e antiossidanti in forme infettive gravi. Si è per esempio pensato al resveratrolo per le infezioni da coronavirus responsabile della MERS. Anche qui, tuttavia, qualche risultato promettente si è ottenuto solo in laboratorio, non sui pazienti [4].

Si tratta quindi di indicazioni incerte, quando non inconsistenti, per la cura di malattie diverse, e mai per la prevenzione di Covid-19. L’Organizzazione mondiale della sanità ribadisce che non esiste alcun farmaco raccomandato oggi per prevenire o trattare la malattia [5].

Perché crediamo alla possibile efficacia della vitamina C nel Covid-19 in assenza di prove?

Davanti a una minaccia come quella rappresentata da Covid-19 ci sentiamo fragili, in balia di un pericolo ignoto e invisibile, per cui vorremmo poter rinforzare in qualche modo le nostre difese. Cediamo quindi facilmente all’invito ad acquistare prodotti di dubbia efficacia, nella speranza che contribuiscano a proteggerci.

Purtroppo, individui senza scrupoli ne approfittano cercando di sfruttare il momento di crisi per vendere i loro prodotti. Persone perfettamente sconosciute, non a caso anonimi, li promuovono anche senza avere la complicità delle aziende o un ritorno economico, ma solo per propria gratificazione personale. In questo caso non guadagnano denaro, ma autostima, nel momento in cui vedono i loro messaggi circolare sulle chat di tutti gli italiani.

L’assunzione di vitamina C potrebbe essere pericolosa?

Si potrebbe obiettare che anche un provvedimento inutile come l’assunzione di vitamina C tutto sommato male non fa, se non al portafoglio. Purtroppo non è così.

Sebbene l’eccesso di vitamina C venga eliminato con le urine e non si accumuli nell’organismo, gli alti dosaggi raccomandati da queste fonti anonime possono favorire la comparsa di calcoli renali [6]. Oltre al danno e al disagio personale, non indifferente, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento di crisi è indurre ulteriori emergenze mediche.

Infine, anche qualora i supplementi non siano assunti in quantità tale da rappresentare un pericolo per la salute, tutto ciò che non serve in questo momento non deve essere incoraggiato. In questa fase è importante adottare poche pratiche fondamentali, come l’isolamento, l’igiene e il frequente lavaggio delle mani. Aggiungere altri consigli rischia di distogliere dai messaggi che dobbiamo recepire, fornendo un senso di falsa rassicurazione. Qualcuno potrebbe pensare: prendo la vitamina C, indosso la mascherina e poi esco a incontrarmi con gli amici. Meglio perciò evitare queste “precauzioni in più”, e concentrarsi sul messaggio fondamentale: #iorestoacasa.

vitamina C previene contagio SARS-CoV-2 card

Autore Roberta Villa

Giornalista pubblicista laureata in medicina, Roberta Villa ha collaborato per più di vent’anni con le pagine di Salute del Corriere della Sera e con molte altre testate cartacee e online, italiane e internazionali. Negli ultimi anni ha approfondito il tema delle vaccinazioni, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della comunicazione, anche in risposta a bufale e fake news. Sul tema della comunicazione della scienza è attualmente impegnata nel progetto europeo QUEST come research fellow dell’Università di Ca’Foscari a Venezia. Insieme ad Antonino Michienzi è autrice dell’e-book “Acqua sporca” (2014), un’inchiesta sul caso Stamina disponibile gratuitamente online. Ha scritto “Vaccini. Il diritto di non avere paura” (2017), distribuito in una prima edizione con il Corriere della Sera e in una seconda (2019) per il Pensiero scientifico editore. È molto attiva sui social network (Youtube, Instagram, Facebook) su cui sta sperimentando un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione.
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