La vitamina C “serve” per il raffreddore?

11 Gennaio 2018 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Il raffreddore è la maggiore causa di visite dal medico di medicina generale nei paesi a economia avanzata. Non solo: ci tiene lontani dal lavoro, condiziona la frequenza scolastica e il corredo dei sintomi – naso che cola, naso chiuso, tosse e mal di gola, talvolta febbre o mal di testa – influiscono negativamente sulla qualità di vita. Stiamo parecchio male, insomma, nonostante si tratti di una malattia banale che si risolve da sola in pochi giorni.

Chiedersi se la vitamina C possa essere utile “contro” il raffreddore è dunque del tutto legittimo, soprattutto da quando – più o meno cinquant’anni fa – si iniziò a studiare la vitamina C per vedere se “funzionasse”. Bisogna però chiarire una cosa: un conto è prevenire il raffreddore, un altro è “curarlo”.

Allora: la vitamina C serve a prevenire il raffreddore?

Sono stati svolti molti studi e un gruppo di ricercatori ha analizzato i risultati di 29 sperimentazioni, per lo più randomizzate e in doppio cieco (Hemilä & Chalker, 2013). Pausa: cosa vogliono dire queste parole?

Significa che gli studi mettevano a confronto due gruppi di persone scelte a caso (randomizzate, da random che in inglese vuole dire “casuale”): a un gruppo era somministrata vitamina C e all’altro era data una pasticca identica ma di placebo, quindi priva di principi attivi e inerte. Né le persone partecipanti allo studio (dell’uno e dell’altro gruppo) né i medici che assegnavano le pasticche erano al corrente di quali persone assumessero vitamina C (il cosiddetto intervento) e quali invece il placebo (il cosiddetto controllo). Per questo era uno studio “in doppio cieco”: lo erano infatti sia i pazienti sia i medici.

Ebbene, dai risultati di questi studi che avevano coinvolto ben 11.306 persone è emerso che l’assunzione regolare di vitamina C non ha effetto sulla comparsa di raffreddore (Hemilä & Chalker, 2013). Insomma, la “bella spremuta d’arancia” al mattino può comunque essere una buona abitudine, ma non impedisce al raffreddore di rovinarci qualche settimana ogni anno.

Quindi la vitamina C non ha alcun effetto sul raffreddore?

Di sicuro non lo previene, ma forse potrebbe avere un modesto effetto sulla sua durata. Anche in questo caso, per cercare di avvicinarci alla “verità” sono stati analizzati 37 studi e si è visto che la durata della malattia – o dei disturbi da essa causati – è stata abbreviata dell’8%. In altri termini, considerando una durata media del raffreddore di 5 giorni (Sexton & McClain, 2017), nelle persone che avevano assunto regolarmente vitamina C prima di ammalarsi i sintomi duravano circa 10 ore in meno.

Si tratta però di prove molto deboli, vale a dire basate su studi metodologicamente non impeccabili ed esposti al rischio di distorsioni, al punto che non c’è molto da fidarsi. In sostanza, c’è molta incertezza sulle proprietà “terapeutiche” della vitamina C nel riguardi del raffreddore.

Se la vitamina C non funziona, c’è qualche altro sistema per prevenire il raffreddore?

La cosa più utile è mantenere pulite le mani, lavandole con acqua e sapone in modo accurato per almeno 15-30 secondi. Bisogna fare attenzione alla punta delle dita, alle unghie e ai polsi, che spesso dimentichiamo di lavare in modo accurato. Il modo migliore per asciugarle è con una salvietta usa-e-getta, perché gli asciugamani di cotone possono essere dei veri e propri “allevamenti” di virus e batteri. Per non parlare poi degli asciugamani elettrici a getto d’aria calda, che sono capaci di disperdere germi a notevole distanza e sono, purtroppo, presenti anche nei bagni di alcuni ospedali (Kimmitt 2016, Wilcox et al 2017).

Se non c’è un lavabo o una fontanella vicino?

In assenza di acqua, l’alternativa è usare le soluzioni alcoliche che si vendono in farmacia. In generale, è bene evitare o ridurre al minimo i contatti con le persone malate e, semmai, adottare delle misure “di barriera”, come l’uso di guanti o di mascherine per la protezione di bocca e naso: è evidente come non sia qualcosa di praticabile nella vita di tutti i giorni, ma in certi casi – come in quello dell’assistenza del personale sanitario alle persone con malattie virali respiratorie – è la precauzione più utile (Jefferson et al, 2008).

Se ho avuto un raffreddore, posso stare tranquillo perché non lo prenderò di nuovo nella stessa stagione?

Purtroppo, anche in questo caso non ci sono buone notizie. Ogni stagione ha i propri virus, sempre diversi, ed essere stati contagiati da un virus non protegge da altri ceppi virali. In media, un adulto si ammala due o tre volte l’anno di raffreddore. Un bambino molto di più: dalle otto alle dodici volte. Anche questo è un segnale che la socievolezza, purtroppo, si riduce con l’età.

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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