Da dove nasce questa idea?
Alcuni vaccini sono costituiti da virus vivi e attenuati che stimolano la risposta del sistema immunitario provocando una forma molto leggera, di solito asintomatica e non infettiva, della malattia da cui devono proteggere. È questo il caso per esempio dei vaccini contro morbillo, parotite e rosolia, che per questo possono provocare un rialzo della temperatura e, talvolta, una leggera eruzione cutanea.
Come spesso accade quando si parla di vaccini, è facile però fare di tutta l’erba un fascio, pensando che questo meccanismo d’azione sia comune a tutti. Non è così. La maggior parte dei vaccini è costituito da agenti infettivi uccisi, e quindi incapaci di provocare la malattia, o addirittura soltanto da quelle componenti degli agenti infettivi stessi che sono riconosciute dalle difese dell’organismo e che le inducono a reagire, i cosiddetti antigeni.
Che cosa la smentisce?
I vaccini antinfluenzali abitualmente somministrati in Italia sono di vario tipo (split, a subunità, adiuvato, intradermico), ma tutti costituiti da particelle di virus inattivati. Non contengono virus interi, e per definizione non possono quindi provocare l’infezione.
C’è un solo vaccino antinfluenzale a virus vivo e attenuato, somministrato sotto forma di spray nasale. I suoi effetti collaterali più comuni possono richiamare i sintomi dell’influenza, ma in genere, a differenza di questi, sono lievi e si risolvono in fretta. Inoltre, pur essendo autorizzato al commercio in Italia, per la sua scarsa efficacia è usato molto di rado e non è in genere raccomandato.
Perché ci si crede?
Queste informazioni si possono scontrare con l’esperienza personale di chi, dopo essersi vaccinato, ha manifestato i sintomi dell’influenza. Ciò può verificarsi per varie ragioni. Un leggero rialzo febbrile e un po’ di malessere possono essere normali effetti collaterali del vaccino, dovuti alla risposta in atto da parte del sistema immunitario.
Quando invece la sintomatologia è più marcata è molto probabile che, in concomitanza con la vaccinazione, che viene effettuata in autunno, l’individuo abbia contratto uno dei tanti virus simil-influenzali che provocano tosse e raffreddore, con o senza febbre, di variabile intensità.
Infine, proprio per l’ampia diffusione dei virus influenzali e la facilità con cui li si può prendere fin dall’inizio della stagione, è verosimile che il paziente manifesti i segni di una vera e propria influenza presa nei giorni precedenti o immediatamente successivi alla vaccinazione, prima cioè che questa potesse fare effetto.
Inoltre, non bisogna dimenticare che l’efficacia dei vaccini antinfluenzali è limitata, soprattutto nelle persone anziane a cui, per questa ragione, viene raccomandato il prodotto adiuvato, che stimola di più il sistema immunitario. È possibile quindi che una persona prenda l’influenza nonostante la vaccinazione, ma mai a causa di questa.
In conclusione, il vaccino antinfluenzale è sicuro?
I vaccini antinfluenzali finora disponibili hanno molti limiti, che stanno spingendo i ricercatori di tutto il mondo a trovarne di nuovi: oltre a dover essere ripetuti tutti gli anni, talvolta anche così non riescono a essere perfettamente mirati contro i ceppi circolanti; hanno un’efficacia limitata, nel senso che riescono a proteggere dall’infezione solo una parte della popolazione vaccinata (anche se in genere, se una persona si ammala ugualmente, tende ad avere una forma più leggera e rischia meno complicazioni); sono poco efficaci proprio negli anziani, a cui servirebbero di più, nonostante l’aggiunta di adiuvanti.
Si possono quindi rimproverare loro molti difetti, ma non quello di provocare la malattia, perché ciò sarebbe biologicamente impossibile.
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