La cistite può essere curata con i mirtilli rossi?

19 Novembre 2019 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

La cistite è un’infiammazione della vescica causata da un’infezione batterica, in particolare da ceppi che derivano dalla flora batterica intestinale. Tra questi, il più comune e conosciuto è senza dubbio l’Escherichia coli. La cistite si verifica in particolare nelle donne, e di solito è più un fastidio che una causa di grave preoccupazione. I casi lievi, infatti, spesso migliorano da soli entro pochi giorni.

Alcune persone, però, sperimentano frequentemente episodi di cistite e potrebbero aver bisogno di trattamenti regolari o a lungo termine. Le cistiti ricorrenti costituiscono un problema di rilevanza crescente. La terapia antibiotica rappresenta il gold stardard per il trattamento degli episodi acuti di cistite, tuttavia non è del tutto efficace nella prevenzione delle infezioni batteriche delle vie urinarie. A questo si aggiunge il problema dell’antibiotico resistenza che seleziona ceppi batterici resistenti a diversi tipi di antibiotici, non solo quelli utilizzati per ridurre il rischio di recidive (profilassi). Si stanno quindi cercando dei rimedi alternativi all’antibiotico, come ad esempio il mirtillo rosso o il D-Mannosio, per la cura delle cistiti e prevenzione delle recidive. Ma a oggi non ci sono prove scientifiche per poter affermare che queste “alternative” siano efficaci e possano sostituire del tutto la terapia antibiotica [1].

Come si manifesta la cistite? E da cosa dipende?

Negli adulti la cistite si riconosce poiché può causare [1]:

  1. Dolore, bruciore costante o bruciore quando si fa pipì;

  2. La necessità di fare pipì più spesso e urgentemente;

  3. Sensazione di dover fare nuovamente pipì subito dopo essere andati in bagno;

  4. Urine scure, torbide o con forte odore;

  5. Dolori alla pancia, sensazione di malessere generale e stanchezza;

  6. In alcuni casi, anche la presenza di sangue nelle urine.

Di solito la cistite non provoca febbre. Ma se la temperatura corporea aumenta e si accompagna a un forte dolore alla parte bassa della schiena o ai lati, potrebbe essere segno di infezione renale.

La maggior parte delle infezioni si verifica quando i batteri che vivono innocuamente nell’intestino o sulla pelle entrano nella vescica attraverso l’uretra (il tubo che trasporta l’urina fuori dal corpo) e iniziano a moltiplicarsi. Ma alcune cose possono aumentare il rischio che ciò accada, tra cui [2]:

  1. Avere rapporti sessuali;

  2. Avere un catetere urinario (un tubo sottile inserito nell’uretra per drenare la vescica);

  3. L’utilizzo del diaframma come contraccettivo;

  4. Una gravidanza, dal momento che non si riesce a svuotare completamente la vescica;

  5. La menopausa, poiché il naturale equilibrio dei batteri nella vagina può cambiare consentendo ai batteri potenzialmente dannosi di diventare più comuni;

  6. Il diabete, poiché alti livelli di zucchero nelle urine possono fornire un buon ambiente di moltiplicazione dei batteri;

  7. Utilizzo di saponi particolarmente profumati o irritanti.

cistite mirtilli

È curabile con i mirtilli rossi?

L’ingestione giornaliera di prodotti a base di mirtilli rossi, in succo o in capsule, è stata promossa come mezzo per prevenire le infezioni ricorrenti del tratto urinario almeno dalla prima metà del secolo scorso. In quel periodo ancora non esistevano gli antibiotici e si raccomandava l’acidificazione delle urine come trattamento per le infezioni.

Nello studio di Lindsay Nicolle, dell’Università di Manitoba in Canada, pubblicato su Jama, si legge che inizialmente il succo di mirtilli era stato studiato come modo per trattare le infezioni delle vie urinarie dopo aver scoperto che poteva ridurre il pH delle urine. Studi successivi, però, hanno riferito che la concentrazione di questo tipo di acido nelle urine era insufficiente per un effetto antibatterico a meno che non fosse ingerita una grande quantità di succo di mirtillo.

In seguito è stato detto che alcune sostanze presenti sia nei mirtilli rossi che in quelli neri non facevano aderire i batteri alle vie urinarie. Tuttavia, viene precisato, nell’uomo questo meccanismo non è stato ancora dimostrato. Anche se sono stati fatti diversi studi clinici sulla prevenzione delle infezioni delle vie urinarie con i mirtilli rossi i risultati sono inconsistenti e l’efficacia, se c’è, è sconosciuta ancora dopo quasi 100 anni. Qualsiasi promozione persistente dell’uso di prodotti a base di mirtilli sembra andare oltre le prove scientifiche disponibili e un’argomentazione razionale [3].

Ancora, secondo un nuovo studio pubblicato sempre sul Jama da un gruppo di ricercatori della Scuola di Salute pubblica e della Scuola di Medicina dell’Università di Yale, cercare di prevenire la cistite o altre infezioni delle vie urinarie con i mirtilli rossi potrebbe essere totalmente inutile. Condotto su 185 donne anziane a elevato rischio di infezioni delle vie urinarie, lo studio in questione ha previsto che le partecipanti assumessero per un anno intero capsule contenenti protoantocianidine (i principi attivi del mirtillo rosso che aiuterebbero a combattere i microbi responsabili di queste infezioni) o un placebo. Ne è emersa l’inefficacia delle molecole del mirtillo rosso, che non hanno aiutato né a evitare la presenza di batteri nelle urine né a ottenere benefici. [4].

Sono stati fatti diversi altri studi anche su donne più giovani, ma i risultati non sono stati differenti. Sebbene alcuni piccoli studi abbiano dimostrato un minimo beneficio per le donne con infezioni urinarie ricorrenti, non sono state rilevate differenze statisticamente significative quando sono stati inclusi i risultati di uno studio molto più ampio. Dunque, il succo di mirtillo rosso non può attualmente essere raccomandato per la prevenzione della cistite [5].

Dottore, ma invece il D-Mannosio funziona?

Il D-Mannosio è uno zucchero semplice di estrazione vegetale, che una volta ingerito viene scarsamente assorbito dalle cellule del nostro organismo e in buona parte è eliminato attraverso le feci e le urine. In base alle ultime evidenze pubblicate, una valida alternativa alla terapia antibiotica per la cistite è rappresentata dal D-Mannosio. I clinici stanno rivolgendo particolare attenzione all’utilizzo del D-Mannosio come alternativa terapeutica alla terapia antibiotica in caso di infezioni alle vie urinarie poiché questo zucchero, quando presente in concentrazione sufficiente nelle urine, “inganna” i batteri neutralizzandoli e agendo come inibitore della loro adesione alla parete [6].

Le prime evidenze sperimentali sulla potenziale efficacia del D-Mannosio sulle infezioni causate da Escherichia coli risalgono a più di trent’anni fa. I primi studi clinici effettuati hanno dimostrato come il D-Mannosio in polvere o in capsule assunto quotidianamente per sei mesi fosse efficace nel prevenire infezioni urinarie ricorrenti. In particolare, durante il periodo di assunzione la frequenza di infezioni urinarie recidive risultava significativamente diminuita nelle pazienti che avevano assunto D-Mannosio [7].

Un ulteriore studio clinico randomizzato condotto presso l’Ospedale San Matteo di Pavia ha dimostrato una significativa riduzione della frequenza di infezioni urinarie recidive quando le pazienti assumevano un grammo di D-Mannosio due volte al giorno per un periodo di tempo di 24 settimane, rispetto a quelle sottoposte a una terapia antibiotica mirata ma ripetuta più volte nell’intervallo di tempo considerato [8]. Tuttavia questi studi sono stati condotti su campioni ancora troppo piccoli per poter trarre delle conclusioni definitive sull’efficacia del D-Mannosio nel trattamento e nella prevenzione delle cistiti. Le linee guide della European Association of Urology sottolineano che “le evidenze a oggi raccolte sono indicative ma non sufficienti per raccomandare l’impiego del D-Mannosio che la momento dovrebbe essere impiegato solo nella sperimentazione clinica” [9].

Cosa fare quindi per prevenire le cistiti ricorrenti?

Se soffri ripetutamente di cistite, ci sono alcuni piccoli accorgimenti che puoi provare che potrebbero impedirne il ritorno. Tieni a mente, però, che non sono stati fatti studi che provano l’efficacia di queste misure [2]:

  1. Non usare bagnoschiuma profumati;
  2. Fare la doccia piuttosto che il bagno per evitare di esporre i genitali ai prodotti chimici presenti nei prodotti per la pulizia per troppo tempo;
  3. Andare in bagno non appena è necessario fare pipì e svuotare sempre completamente la vescica;
  4. Rimanere ben idratato (bere molti liquidi può aiutare a fermare la moltiplicazione dei batteri nella vescica);
  5. Non usare il diaframma come metodo contraccettivo;
  6. Indossare biancheria intima di cotone, piuttosto che materiale sintetico come il nylon, e non indossare jeans e pantaloni attillati.

Come sempre è importante parlare con il proprio medico. L’impiego di antibiotici in profilassi rimane la prima scelta dei trattamenti per la prevenzione delle recidive non complicate di cistiti nelle donne. In attesa di acquisire maggiori evidenze sulla validità di queste alternative è importante valutare attentamente l’impiego di terapie non antibiotiche, in particolare nel caso di pazienti che non vogliano assumere antibiotici o che siano a questi allergici o intolleranti. Ancor prima di ricorrere a terapie preventive è fondamentale identificare e correggere quei fattori che favoriscono e accelerano le infezioni batteriche del tratto delle vie urinarie a partire da un’adeguata idratazione [1].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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