15 Novembre 2019 di Ulrike Schmidleithner

L’efficacia dei vaccini è sempre certa?

Già con il mio articolo “Una riflessione sulle vaccinazioni e la loro efficacia” ho fatto presente con quali trucchi i cosiddetti critici cercano di piegare la realtà con lo scopo di far credere che i vaccini siano poco efficaci.

Fin dall’inizio ho sempre cercato di procurarmi, dove era possibile, i testi integrali degli studi, per vedere con i miei occhi che cosa c’era scritto. Nella maggior parte dei casi gli studi citati a sostegno di un’affermazione erano o di pessima qualità, o dicevano proprio il contrario di quello per cui l’antivaccinista di turno li citava, oppure trattavano un tema completamente diverso. Ma intanto il critico ha sotto il proprio articolo un elenco di citazioni che regalano un’aria di serietà allo scritto. A volte questi elenchi sono piuttosto lunghi e impressionanti. Quasi nessuno controlla che cosa dicono davvero tutti questi studi ed è un peccato perché molti si renderebbero conto che spesso dietro agli argomenti non c’è praticamente nulla a sostegno.

Un esempio a dimostrazione di questo è quello del critico che cita come “prova” della scarsa efficacia del vaccino antivaiolo un trattato pubblicato nel 1905 in cui un medico riporta in modo minuzioso un’epidemia di vaiolo, avvenuta a Leicester (Inghilterra) nel 1904. 

Per rendere più convincente la tesi della scarsa efficacia di quel tipo di vaccino inserisce la seguente tabella proveniente dal trattato in questione, che sembra dimostrare che all’epoca abbia fatto poca differenza se si era vaccinati o no: come si può vedere, durante l’epidemia di vaiolo a Leicester del 1904 sono stati notificati 321 casi di vaiolo di cui 127 vaccinati, 192 non vaccinati e 2 di cui non si era certi se fossero stati vaccinati.


Con i dati presentati così, senza ulteriore spiegazione, si ha l’impressione di essere davanti a un argomento valido e che l’efficacia del vaccino antivaiolo sia stata davvero scarsa. 

Il “critico” omette però un dettaglio molto importante, cioè che l’autore del trattato ha sottolineato varie volte che tra la popolazione vaccinata (o rivaccinata) di recente non c’è stato nemmeno un caso. Nella gran maggioranza dei vaccinati tra i casi, l’ultima dose di vaccino risaliva a molti anni indietro. Inoltre, solo 4 dei 127 casi tra i vaccinati avevano ricevuto un richiamo, ma anche tra questo e l’infezione è passato molto tempo: rispettivamente 48, 36, 33 e 30 anni, quindi tutt’altro che recente. Già dai primi decenni del diciannovesimo secolo si sapeva che la protezione vaccinale antivaiolosa cominciava a diminuire dopo 10-20 anni  dalla vaccinazione e di conseguenza si introduceva la rivaccinazione (cioè il richiamo) per rinfrescare la memoria immunitaria. Comunque, quando capitava che un vaccinato si ammalasse di vaiolo, il decorso della malattia era atipico, molto più lieve del vaiolo nelle persone non vaccinate. Inizialmente si pensava addirittura di essere di fronte a una nuova malattia, tanto erano modificati e più blandi i sintomi.

Nello stesso trattato si trova anche un’altra tabella che permette di vedere la distribuzione per età dei casi, e si nota che la maggior parte delle persone classificate come vaccinate sono di adulti che erano stati vaccinati durante l’infanzia, come spiega l’autore del report. Se avessero fatto di recente (e prima del contatto con il virus selvaggio) un richiamo, probabilmente non si sarebbero ammalati.

efficacia vaccini
Comunque, il fatto che tra i bambini vaccinati di meno di 15 anni non ci sia stato nemmeno un caso di vaiolo si potrebbe spiegare in parte anche con il fatto che all’epoca a Leicester la copertura vaccinale nei nuovi nati era estremamente bassa. Leicester era conosciuto come una roccaforte dei movimenti antivaccinali. Per fortuna, in Inghilterra e nel Galles all’epoca le epidemie erano causate dalla variola minore che aveva una più bassa mortalità, “solo” circa dell’1% (invece la variante più pericolosa, la variola maggiore, uccideva fino al 30% dei malati).

Inoltre, nel trattato ci sono alcuni passaggi che vorrei sottolineare perché vanno nella direzione diametralmente opposta all’argomento della scarsa efficacia del vaccino che quel documento doveva sostenere. Già il primo passaggio è una potente arma proprio contro chi usa quel tipo di pseudo-argomento:

“Con i loro sforzi di negare l’efficacia del vaccino contro il vaiolo, gli antivaccinisti stanno portando avanti una battaglia disperata, senza alcuna speranza di successo. Sono convinto che questo particolare punto a favore della vaccinazione sia proprio inattaccabile. Sono abbastanza sicuro che affermare che la vaccinazione non protegga e non possa proteggere dal vaiolo sia un grave errore tattico di chi si impegna a far abolire l’obbligo vaccinale. Le persone che usano questo argomento stanno solo sprecando fatica, battendo la testa contro una roccia – la roccia dei fatti concreti. […] Durante tutto il corso di entrambe le epidemie (ndt: l’autore si riferisce alle epidemie di Leicester del 1903 e del 1904) con un totale di 715 casi, nemmeno uno di quelli vaccinati di recente, prima dell’esposizione all’infezioni, si è ammalato. […] Nessun membro del personale ospedaliero ha contratto la malattia, sebbene la maggior parte fosse costantemente e intensamente esposta all’infezione. Nessun’altra precauzione è stata presa per garantire questo felice risultato, tranne la recente vaccinazione.”

Il lettore viene anche a sapere che invece nell’epidemia del 1892-3 sei membri dello staff si rifiutarono di farsi vaccinare. Cinque di loro si ammalarono di vaiolo, uno con esito mortale.

Il documento è interessante anche perché l’autore approfondisce una strategia vaccinale denominata “Il metodo Leicester”, conseguenza della forte opposizione all’obbligo vaccinale. Una variante di questa strategia è stata adottata dall’OMS durante l’ultima fase del programma mondiale per l’eradicazione del vaiolo, quando il virus era già stato spinto, dalle vaccinazioni di massa, a “rifugiarsi” in pochissime zone del mondo. Questi ultimi casi sono stati cercati attivamente per poi essere messi in quarantena, insieme a tutti i contatti che sono poi stati vaccinati per creare un muro di immunità intorno al virus che, in mancanza di nuove vittime da infettare, si estingueva. 

Questa strategia vaccinale mirata che era possibile soltanto perché il vaiolo è trasmissibile solo quando la malattia è già manifesta, ha portato al successo, e nel 1980 l’OMS poteva dichiarare l’eradicazione del vaiolo dal mondo. 

Il morbillo, invece, non potrebbe essere eliminato con questa strategia, perché chi è infettato diffonde il virus già alcuni giorni prima di sviluppare i sintomi, quando nessuno potrebbe pensare di metterlo in quarantena. Perciò la vaccinazione con due dosi di tutti i bambini e anche degli adolescenti e adulti non immuni (tranne chi ha una vera controindicazione medica) è l’unica strada per eliminare il morbillo. Anche la polio non potrebbe essere eliminata né tantomeno eradicata con questa strategia perché meno dell’1 % degli infettati ha sintomi di paralisi che appaiono giorni dopo l’infezione, e dà quindi al paziente il tempo di diffondere il virus. Inoltre la paralisi flaccida è un sintomo aspecifico e questo ritarda ulteriormente la diagnosi. Solo vaccinando e rivaccinando tutti i bambini può essere bloccata la diffusione del virus.

Questo dimostra che una buona strategia vaccinale è importante quanto il vaccino stesso e che diffondere la menzogna che i vaccini non sono efficaci, ostacola il successo di liberare l’umanità intera da malattie causate da virus che hanno le caratteristiche per essere eradicate. 

Bibliografia

Millard C. Killick M.D. D.Sc. Medical Officer of Health, London School of Hygiene and Tropical Medicine. “Report on the smallpox epidemic in Leicester in 1904”.

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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