Il riso rosso fermentato abbassa il colesterolo?

14 Maggio 2019 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

riso rosso fermentato contro colesteroloIl riso rosso fermentato è ottenuto dalla fermentazione del comune riso da cucina, a opera di un particolare fungo chiamato Monascus purpureus, che in Cina è tradizionalmente impiegato da millenni per la produzione di vino di riso.

L’interesse scientifico per il riso rosso è legato proprio alla presenza di questo fungo, che durante la sua attività fermentatrice è in grado di produrre elevate concentrazioni di monacoline. Tra queste, spicca la monacolina K, a cui è stata scientificamente attribuita una notevole attività ipocolesterolemizzante, cioè che abbassa il colesterolo.

Sia la struttura chimica sia l’azione farmacologica di questa molecola rispecchiano quella della lovastatina, un farmaco appartenente alla categoria delle statine utilizzato per il trattamento dell’ipercolesterolemia. In modo del tutto simile a questi farmaci, la monacolina K del riso rosso è in grado di inibire un enzima chiave nella biosintesi del colesterolo [1].

Quale colesterolo, sia quello buono che quello cattivo?

Facciamo un passo indietro per chiarire cos’è il colesterolo. Il colesterolo è un grasso, in gran parte prodotto dall’organismo, che utilizziamo nel processo di digestione; produce vitamina D, e favorisce la costruzione della parete delle cellule. Il colesterolo viene trasportato nel sangue attraverso specifiche lipoproteine, diverse per dimensione e densità. Per questo, si deve distinguere tra il colesterolo legato a lipoproteine a bassa densità (LDL), il cosiddetto “cattivo” perché si può depositare nelle pareti delle arterie, e quello legato alle lipoproteine ad alta densità (HDL), definito “buono” perché aiuta a rimuovere il colesterolo dalle pareti dei vasi per trasportarlo nel fegato [2].

Come si legge nel libro “Alimentazione e nutrizione nell’anziano” curato da Mariangela Rondanelli, docente di Scienze e tecniche dietetiche applicate all’Università di Pavia, assumere integratori con riso rosso fermentato si è rivelato efficace per normalizzare i livelli di colesterolemia totale, colesterolo LDL e trigliceridemia [1]. Uno studio condotto su 324 pazienti dislipidemici che hanno utilizzato il riso rosso fermentato, infatti, ha evidenziato dopo 8 settimane una riduzione del 23% del colesterolo totale, del 31% del colesterolo LDL e del 34% dei trigliceridi, con un aumento del 20% del colesterolo HDL. In tal senso, il riso rosso fermentato è addirittura più efficace rispetto alla somministrazione di dosi equivalenti di lovastatina, a dimostrazione che le sue proprietà rispecchiano un insieme di azioni non riconducibili alla sola monacolina K [3].

A differenza delle statine di sintesi, inoltre, l’impiego di estratti di riso rosso fermentato è ammesso anche nella produzione di integratori alimentari, purché rimanga entro il limite di 10 mg fissato dal Ministero della Salute per assicurare adeguate garanzie di sicurezza d’uso. In questo documento del Ministero si legge anche, a proposito della monacolina K, che “per l’uso del prodotto si consiglia di sentire il parere del medico. Non usare in gravidanza, durante l’allattamento e in caso di terapia con farmaci ipolipidemizzanti” [4].

Dottore, possono esserci degli effetti collaterali?

riso rosso fermentato colesteroloSono stati condotti degli studi per valutare se il riso rosso fermentato, soprattutto nel caso di assunzione ad alte dosi e per lunghi periodi, possa ricalcare gli effetti collaterali delle statine. Innanzitutto, però, c’è da considerare che gli studi clinici sono spesso sottodimensionati e non completamente rappresentativi per la rilevazione di reazioni avverse. Tuttavia, sono stati segnalati diversi sospetti di reazioni avverse dopo il consumo di riso rosso fermentato, principalmente consistenti in miopatie e danno epatico.

In particolare, nel 2013 l’Agenzia francese per l’alimentazione, l’ambiente e la salute e sicurezza sul lavoro (ANSES) ha ricevuto 25 segnalazioni di reazioni avverse potenzialmente associate al consumo di integratori alimentari contenenti riso rosso fermentato. “Alla luce di questi elementi”, si legge sul loro sito, “l’ANSES ritiene che l’uso di integratori alimentari a base di riso rosso fermentato possa esporre i consumatori a rischi per la salute, in particolare quelli particolarmente sensibili a causa di predisposizioni genetiche, patologie o trattamenti in corso. L’Agenzia ricorda che questi prodotti non devono essere utilizzati da pazienti trattati con statine o da quelli che hanno dovuto interrompere questi farmaci in seguito alla comparsa di effetti avversi. ANSES raccomanda alle persone di ricevere consigli da un professionista della salute prima di consumare questi prodotti”[5].

Inoltre, un articolo pubblicato nel 2017 sul British Journal of Clinical Pharmacology presenta i risultati di uno studio che ha approfondito il profilo di rischio degli integratori contenenti riso rosso fermentato attraverso l’analisi delle segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse pervenute al sistema di fitosorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità [6]. Nel lavoro sono stati riportati i dati raccolti dal 2002 al 2015: 55 reazioni avverse provocate dagli integratori a base di riso rosso fermentato consistenti soprattutto in dolori muscolari, rabdomiolisi (rottura delle cellule muscolari), reazioni gastrointestinali, danni epatici e reazioni cutanee. In 13 casi (il 25%) la reazione ha richiesto il ricovero in ospedale. L’età media dei pazienti, in larga maggioranza donne, era di 64 anni e l’associazione con il consumo di integratori a base di riso rosso fermentato è risultata certa in un solo caso, probabile in 31 casi, possibile in 18, improbabile in 3 e non valutabile in 2 casi [6,7]. Ciò che emerge è dunque che il profilo di rischio del riso rosso fermentato è simile a quello delle statine. È auspicabile che si continui a monitorare la sicurezza degli integratori alimentari e, più in generale, dei prodotti definiti come “naturali”, al fine di definire il loro profilo di rischio, così da aumentare le conoscenze degli operatori sanitari e dei consumatori qualora decidano di utilizzarli [8].

Si deve poi aggiungere che ulteriori riscontri sono richiesti anche in merito alla presunta capacità della monacolina K di elevare i livelli del colesterolo HDL. In questo senso l’utilizzo degli integratori sarebbe stato sdoganato in assenza di prove solide. Come spiega Mariangela Rondanelli, curatrice del libro prima citato, da una loro metanalisi (cioè analisi tutta la letteratura scientifica al riguardo) [9] emerge che “l’unico studio che mostra evidenze solide è stato condotto su un gruppo ampio di pazienti cinesi che avevano già avuto un infarto del miocardio. Ciò non esclude un possibile effetto protettivo nella prevenzione primaria, ma l’uso di questi integratori nella pratica clinica dipenderà dall’identificazione, dalla caratterizzazione e dallo sviluppo di preparati a base di riso rosso fermentato formulati dopo aver provato in maniera solida un’efficacia nel miglioramento dell’assetto lipidico” [7].

In conclusione, non esistono dati certi, tanto che gli studi clinici condotti fino a oggi non hanno riscontrato effetti collaterali significativi. Quelli più conosciuti e documentati riguardano la possibile insorgenza di lievi disturbi gastrointestinali e mal di testa. L’impiego del riso rosso fermentato è comunque controindicato in gravidanza, in allattamento e nei bambini, e in pazienti con disfunzioni epatiche [1].

Dottore, quindi cosa posso fare per abbassare i livelli di colesterolo?

La cosa importante è parlarne con il proprio medico, come abbiamo sottolineato rispondendo a un’altra domanda nella scheda “Il controllo dei livelli di colesterolo è utile solo alle aziende farmaceutiche?”. Il ruolo più importante nel controllo dei livelli di colesterolo spetta senza dubbio alla dieta, accompagnata da un corretto stile di vita e una regolare attività fisica. Nelle forme lievi, infatti, la correzione dello stile alimentare può rappresentare la sola terapia, ma anche in associazione a una terapia farmacologica una alimentazione adeguata può potenziare l’efficacia dei farmaci ipocolesterolemizzanti.

I cibi da privilegiare sono verdura, cereali e legumi. In particolare è bene mangiare da 2 a 4 volte la settimana i legumi, che aiutano a mantenere livelli adeguati di colesterolo grazie alla presenza di fibre e di steroli vegetali, e 2-3 porzioni di verdure e 2 di frutta al giorno.

La colesterolemia è influenzata dal tipo di grassi presenti nella dieta:

  • quelli saturi, di origine animale, provocano l’aumento del colesterolo LDL
  • quelli insaturi, di origine vegetale, possono abbassarlo e contribuire a innalzare il colesterolo HDL

In particolare, quindi, sono da evitare burro, lardo e strutto a favore di oli vegetali polinsaturi o monoinsaturi, primo fra tutti l’olio extravergine di oliva. Quando si parla di grassi, occorre dire che sarebbe necessario quanto meno limitare anche quelli presenti nei cibi: insaccati, formaggi e uova se consumati in eccesso possono aumentare i livelli di colesterolo nel sangue. Il pesce, fatta eccezione per i molluschi e i crostacei, per la particolare composizione del suo grasso può essere consumato anche da chi ha problemi di colesterolo. Anzi, un consumo di almeno 2-3 volte alla settimana è addirittura consigliato, con preferenza per il pesce azzurro. Per quanto riguarda la carne, invece, si consiglia di preferire quella bianca [1].

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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