Nell’ultimo anno alla comparsa dei primi sintomi influenzali – dal raffreddore, alla tosse, fino al mal di gola e qualche linea di febbre – molti di noi si sono sottoposti a un test per scoprire se avessero o meno Covid-19. E anche chi avesse avuto la fortuna di non doverne mai eseguire uno ne ha sicuramente sentito parlare: ci sono i test molecolari, i test antigenici rapidi, i test fai-da-te (per chi avesse ancora qualche dubbio sulle differenze, ne avevamo parlato nella scheda “I test per Covid-19 sono tutti uguali?”).
In realtà, nonostante se ne parli sempre in relazione a Covid-19, i test per diagnosticare la presenza o meno del virus nell’organismo esistono da diversi anni.
Dottore, ma davvero esistono dei test per l’influenza?
Assolutamente sì. Già all’inizio degli anni Duemila sono stati sviluppati e messi in vendita diversi test rapidi per l’influenza approvati dall’agenzia regolatoria statunitense, la Food and Drug Administration. Questi test, come quelli per Covid-19, sono di facile impiego e forniscono il risultato entro trenta minuti, basandosi per la maggior parte su prelievi con tampone nasale.
Secondo una revisione sistematica – ovvero uno studio che seleziona, valuta e riassume altri studi clinici, producendo una sintesi accurata delle migliori prove di evidenza disponibili riguardo un determinato argomento – l’accuratezza nell’identificazione dei virus presenta una sensibilità compresa tra il 70 e il 75% e una specificità tra il 90 e il 95% [1].
Chiariamo subito che per “sensibilità” intendiamo la capacità del test di cogliere la presenza del virus (ad esempio, più è alta la sensibilità, meno ci sono falsi negativi), mentre per “specificità” intendiamo la capacità del test di cogliere la presenza del virus per cui è stato sviluppato (in questo caso per il virus dell’influenza).
Dottore, perché dovremmo fare un test per l’influenza?
La maggior parte di noi è abituata ad avere un approccio disinvolto alla stagione del raffreddore e dell’influenza – stare a casa, bere liquidi, riposarsi – e quindi la proposta di fare un test potrebbe sembrare eccessiva. Un motivo per usarli, però, è che alcuni farmaci antinfluenzali con azione antivirale per essere efficaci vanno assunti entro le 48 ore dall’insorgenza dei sintomi [1]. Lo abbiamo visto anche con l’antivirale orale di Pfizer contro Covid-19, il paxlovid, che se viene somministrato entro i primi cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi riduce notevolmente il rischio relativo di ricovero o morte [2]. Anche noi ne avevamo parlato nella scheda “Il medico di Medicina generale può prescrivere il farmaco paxlovid?”.
Secondo Amesh Adalja, medico di malattie infettive e ricercatore senior presso il Johns Hopkins Center for Health Security, eseguire test per le malattie respiratorie potrebbe accelerare le persone verso i trattamenti, compresi questi antivirali che per essere efficaci devono essere assunti entro i primi giorni dall’infezione. “La maggior parte delle persone ne trarrebbe beneficio”, ha affermato. “In particolare le donne in gravidanza, gli anziani, gli immunocompromessi e altri gruppi vulnerabili all’influenza. Pensiamo, infatti, che i virus dell’influenza costringono al ricovero in ospedale decine di migliaia di persone ogni anno, se facessimo dei test il numero scenderebbe” [3].
Oltre ad avere vantaggi per i singoli individui, eseguire test potrebbe ridurre la trasmissione dell’influenza. Prima della pandemia di Covid-19, infatti, capitava spesso che le persone andassero al lavoro con tosse, raffreddore o mal di gola, magari imputando i sintomi alle allergie o all’aver preso freddo. Al contrario, se risultare positivo a un test per l’influenza convincesse una persona a rimanere a casa, si potrebbe evitare il contagio di persone a rischio. Ad ogni modo, la prescrizione di farmaci antivirali per l’influenza dev’essere riservata a casi particolari. Infatti, i virus influenzali circolanti possono sviluppare resistenza ai medicinali. Inoltre, come tutti i farmaci, hanno effetti collaterali importanti e quindi non dovrebbero essere somministrati senza che il medico abbia valutato con attenzione se il paziente ne abbia effettivamente bisogno.
Ma davvero nei prossimi anni continueremo a fare test per qualsiasi raffreddore?
Per ora no, e i motivi sono diversi. Innanzitutto, per quanto veloci e convenienti possano essere i test rapidi, la loro precisione può essere carente o la loro interpretabilità non così immediata. I test rapidi per l’influenza, ad esempio, hanno faticato a rilevare alcuni ceppi virali. Non mancano poi problemi di fornitura: anche durante la pandemia la capacità di effettuare test su larga scala è stata in molti periodi carente, con le persone che spesso si sono trovate a fare ore di fila per accedere a un tampone. Solo nell’ultimo periodo le cose sono migliorate con i kit fai da te, ma si pone un altro limite: anche se i test fossero eccellenti non è detto che chiunque riuscirebbe a eseguirli nel modo giusto e dunque non avremmo garanzie [1,3].
Durante la pandemia, inoltre, aver fatto test alla comparsa dei primi sintomi ha avuto ripercussioni negative sul benessere di alcune persone come conseguenza dell’isolamento di giorni, del lavoro perso, delle chiusure scolastiche, e in alcuni casi anche per il senso di colpa che il tampone positivo instaurava nelle persone [4]. “C’è quasi la paura di ottenere una diagnosi”, ha confermato Stefan Baral, medico di malattie infettive ed epidemiologo della Johns Hopkins. “E questo non cambierà finché non avremo un sistema che offra supporto per il congedo per malattia retribuito, assistenza all’infanzia o assistenza alimentare. Allo stato attuale delle cose molte persone non possono permettersi di fare un test e affrontare le ripercussioni che derivano dal risultato” [5]. Le dichiarazioni del clinico dell’università statunitense ci invitano ancora una volta ad apprezzare il nostro servizio sanitario che tutela le persone in malattia…
Infine, se più test significano più cure, non si può non pensare ai costi [1,3].
Dunque, una rivoluzione totale per quanto riguarda i tamponi per l’influenza non avverrà dall’oggi al domani. Sicuramente, però, abbiamo dei precedenti che ci dovrebbero far riflettere sui costi/benefici: oltre ai test per Covid-19, che hanno contribuito a rallentare la circolazione del virus, sono stati molto importanti i test per l’HIV, fino a oggi l’unico altro virus per il quale abbiamo la possibilità di diagnosticare un gran numero di casi di malattia senza ricorrere al ricovero ospedaliero. Nell’ultimo decennio, le aziende hanno persino lanciato dei semplici test basati su tamponi orali che forniscono risultati in venti minuti [6,7].
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