I farmaci per la pressione vanno presi la sera?

21 Ottobre 2022 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Da anni medici e ricercatori discutono su quale sia il momento migliore, tra la mattina e la sera, per assumere i farmaci per l’ipertensione: condizione associata a un rischio maggiore di eventi cardiovascolari quali ictus e infarti [1]. La controversia nasce dal fatto che normalmente la pressione arteriosa ha un andamento altalenante nel corso delle 24 ore, con valori più bassi durante la notte e più elevati durante il giorno.

Per questo motivo, nei vari studi che hanno dimostrato gli effetti positivi degli antipertensivi sulla salute cardiovascolare i trattamenti venivano quasi sempre somministrati al mattino, in modo da garantire livelli di pressione ridotti lungo tutta la giornata.

Tuttavia, alcune evidenze scientifiche hanno poi ribaltato questa indicazione, mettendo in luce i rischi associati a valori notturni di pressione arteriosa troppo elevati e suggerendo una maggiore efficacia dei farmaci per l’ipertensione quando assunti prima di andare a dormire [2,3].

Ora lo studio TIME (Treatment in Morning versus Evening) – un ampio studio inglese condotto su più di 20.000 persone – ha cercato di fare definitivamente chiarezza sulla questione [4]. I risultati, presentati nel corso dell’ultimo congresso dell’European Society of Cardiology e pubblicati su Lancet, non hanno mostrato differenze, in termini di prevenzione degli eventi cardiovascolari, tra l’assunzione al mattino o alla sera.

Perché si discute sul momento migliore per assumere i farmaci per la pressione?

La scelta del momento migliore per assumere i farmaci per l’ipertensione potrebbe sembrare una questione marginale ma è in realtà una questione molto importante. Come detto in precedenza, infatti, i valori medi di pressione arteriosa sono diversi tra il giorno e la notte e di conseguenza l’efficacia dei trattamenti utili a ridurli potrebbe essere diversa a seconda del momento in cui li si assume. Ma tale scelta potrebbe avere effetti anche in termini di sicurezza, ad esempio per quanto riguarda i possibili rischi associati a livelli di pressione arteriosa notturni troppo bassi [5,6], e di aderenza alla terapia (ovvero la tendenza a rispettare le indicazioni del medico). Infatti, se è vero che alcuni studi hanno dimostrato che i pazienti che prendono gli antipertensivi la sera tendono a farlo in modo meno regolare [7,8], è vero anche che in altri casi questa scelta potrebbe avere l’effetto opposto.

Cosa dicevano gli studi realizzati fino a oggi?

Proprio quest’anno l’International Society of Hypertension ha analizzato tutti gli studi che avevano messo a confronto l’assunzione al mattino e alla sera dei trattamenti antipertensivi [9], individuandone otto. Di questi, solo due erano studi randomizzati (quelli in grado di fornire i risultati più attendibili in un contesto di questo tipo, leggi la nostra scheda “Gli studi clinici sono tutti uguali?”per approfondire) e tutti avevano problemi metodologici.  Sebbene i due studi randomizzati – MAPEC e Hygia Chronotherapy [2,3] – avessero messo in evidenza un beneficio notevole associato all’assunzione serale, alcuni ricercatori avevano poi commentato i risultati sostenendo che i due studi erano di scarsa qualità e le conclusioni a cui arrivavano poco plausibili [9,10].

Cosa è emerso dallo studio TIME?

Per cercare di risolvere una volta per tutte questa controversia, un gruppo di ricercatori del Regno Unito ha deciso di realizzare un ampio studio – lo studio TIME [4] – con le migliori caratteristiche metodologiche disponibili per un confronto di questo tipo. Sono stati coinvolti 21.104 soggetti adulti in trattamento con almeno un farmaco antipertensivo. Di questi, metà è stata invitata ad assumere la terapia al mattino (tra le 6 e le 10) e l’altra metà alla sera (tra le 20 e mezzanotte).

I risultati non hanno messo in evidenza differenze tra i due gruppi in termini di rischio di eventi cardiovascolari e morte. Di conseguenza, scrivono gli autori dello studio, “le evidenze provenienti dal trial TIME suggeriscono che il momento dell’assunzione non dovrebbe essere una considerazione rilevante quando si consigliano i pazienti sulla gestione della propria pressione arteriosa. Al contrario, i medici dovrebbero focalizzarsi sulla scelta del farmaco più appropriato e del piano terapeutico migliore per favorire l’aderenza al trattamento”.

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Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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