Il veleno blu dello scorpione cubano cura i tumori?

12 Giugno 2018 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

L’estratto del veleno blu dello scorpione Rophalurus junceus de L’Avana è il principio attivo dell’omeopatico Vidatox, brevettato e commercializzato come antitumorale dall’azienda statale cubana Labiofam [1] su autorizzazione dei Ministeri della salute, della scienza, tecnologia e ambiente e dell’agenzia regolatoria dei medicinali e dei dispositivi medici di Cuba. Delle proprietà farmacologiche terapeutiche di questo veleno si parla dal 1985, quando il biologo Misael Bordier osservò le proprietà antidolorifiche e antinfiammatorie dell’Escozul, un preparato della medicina tradizionale cubana a base dell’escorpion azul usato da diverse generazioni nel paese caraibico. A partire da queste osservazioni lo sperimentò anche come antitumorale. Questi prodotti a base di veleno blu dello scorpione hanno avuto risalto mediatico nel nostro paese dopo un servizio televisivo della trasmissione “Le Iene”.

L’azione del Vidatox è stata scientificamente dimostrata?

Nel rapporto preparato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) su richiesta del Ministero della salute [2] si legge che “sono stati intrapresi solo studi dalla ditta Labiofam per l’attività antiproliferativa del veleno e delle sue frazioni in vitro”. La Labiofam riporta inoltre che sono in corso studi in vivo sul topo e sull’uomo, i cui risultati sono apparsi solo sulla rivista di Labiofam e non su riviste scientifiche i cui contenuti siano riveduti da esperti competenti che ne garantiscano la qualità (come si dice nell’ambiente scientifico, riviste “peer-reviewed”, cioè “rivedute da persone di pari grado”). Gli studi in vitro – vale a dire non condotti sull’uomo o su animali – hanno confermato una tossicità specifica del veleno dello scorpione cubano su cellule tumorali [3]. Tuttavia questa sperimentazione non è sufficiente per dimostrare l’efficacia e la sicurezza del Vidatox nell’uomo. Per arrivare a una simile conclusione servono studi clinici di grande portata, condotti con rigore e sottoposti a revisione scientifica.

Questi studi clinici sono stati condotti, vero dottore?

La ditta Labiofam afferma di aver provato il prodotto omeopatico su migliaia di pazienti, per la gran parte cubani, e di aver ottenuto dei risultati positivi di miglioramento della qualità della vita e di arresto della crescita tumorale [4]. Secondo l’azienda cubana la sperimentazione clinica sarebbe già arrivata in fase tre, vale a dire su diverse centinaia di pazienti.

Eppure, le uniche pubblicazioni sull’efficacia del Vidatox si trovano nella rivista della Labiofam [3]. Una di queste riguarda uno studio condotto su 174 pazienti oncologici con tumore del polmone, della prostata, della mammella e della pelle. Dal rapporto fornito dal sistema informativo nazionale è emerso che l’uso di questo rimedio omeopatico porta a un miglioramento della qualità della vita nei pazienti e a un aumento della loro sopravvivenza. A oggi nessuno degli studi clinici condotti da Labiofam è stato pubblicato su riviste scientifiche peer-reviewed. Le uniche informazioni sull’efficacia di Escozul e di Vidatox provengono da interviste rilasciate dai pazienti o sono pubblicate su siti sulle terapie alternative. Di fatto mancano prove scientifiche sull’attività del veleno blu sulle cellule tumorali. Sempre citando il rapporto dell’Iss, “la prudenza per il presunto farmaco cubano antitumorale Escozul e per il Vidatox brevettato dall’azienda Labiofam è d’obbligo affinché non si creino false speranze in chi lotta contro una malattia così seria”. Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bologna e dell’ospedale S. Orsola-Malpighi ha testato in vitro e in vivo gli effetti del Vidatox 30 CH sull’epatocarcinoma [5], arrivando alla conclusione che alla concentrazione usata nella loro indagine questo prodotto non ha un effetto antineoplastico (vale a dire capace di contrastare i tumori) e serve fare attenzione nel trattare i pazienti con epatocarcinoma con il Vidatox .

Questo farmaco è sicuro da prendere?

Innanzitutto, come ha sottolineato Silvio Garattini – direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano [6] – “è assolutamente sbagliato definirlo un farmaco. Purtroppo, viene utilizzato e sponsorizzato come se lo fosse”. Il Vidatox non è classificabile come farmaco né negli Usa né in Europa, inclusa l’Italia, proprio perché non è stato sottoposto alle procedure ufficiali previste per l’approvazione e la commercializzazione di un prodotto come farmaco dalle rispettive agenzie di competenza, cioè Food and drug administration, European Medicine Agency e Agenzia Italiana del Farmaco. Sul sito di Labiofam si legge che “sebbene il principio attivo del Vidatox sia una tossina e dunque un prodotto farmaceutico, gli studi di tossicologia disponibili non hanno dimostrato alcuna reazione avversa nei pazienti che usano il veleno, a qualsiasi livello di prescrizione di diluizione”. Ma questa affermazione non è una verità certa perché, ripetiamo, mancano studi clinici controllati su riviste accreditate. Per esempio, sembra che l’Escozul possa interferire con i processi coagulativi del sangue.

Questo farmaco viene venduto in Italia?

Nel 2011 Labiofam ha registrato presso l’agenzia regolatoria di Cuba il presunto antitumorale come farmaco con il nome di Vidatox C-30 (una soluzione alcolica al 33% elaborata a partire dal veleno dello scorpione cubano). Ottenuta la designazione di farmaco, Labiofam ha stretto un accordo con un’azienda albanese per far entrare in Europa il Vidatox C-30 prodotto in Cina e India, la cui composizione e qualità sono dubbie. In Italia il Vidatox C-30 non è commerciabile ma può arrivare per vie illegali, oppure si può trovare a San Marino secondo gli accordi presi con Labiofam.

Nel 2011, a seguito del sequestro di 192 flaconcini di Vidatox provenienti dall’Albania e diretti a San Marino, la Commissione Igiene e Sanità ha voluto condurre una “indagine conoscitiva sulle problematiche del prodotto Vidatox-C30 o Vidatox CH-30, noto anche come Escozul” che ha richiesto tre anni di lavoro e si è conclusa nel 2013 [7]. Dalle audizioni sono emerse diverse considerazioni, che mettono in evidenza i forti dubbi riguardo agli effetti terapeutici del farmaco. Nel documento conclusivo si legge che “trattandosi di prodotti non autorizzati il cui utilizzo avviene attraverso canali illegali ‘paralleli’ a quelli ufficiali, il loro uso sfugge alle consuete attività di farmacovigilanza finalizzate a valutare in maniera continuativa tutte le informazioni relative alla sicurezza dei farmaci e ad assicurare, per tutti i medicinali in commercio, un rapporto beneficio/rischio favorevole per i pazienti. Non si conoscono gli eventi avversi che questi prodotti potrebbero causare. (…) Accanto alla scarsa informazione sulle reazioni avverse e sulle caratteristiche farmacocinetiche del Vidatox e dell’Escozul, un ulteriore rischio è rappresentato dalla possibilità che i pazienti abbandonino le cure tradizionali”.

E ancora: “Considerato che lo stato di fragilità psicologica spinge i pazienti neoplastici a inseguire qualsiasi speranza di guarigione, si ritiene che debba essere scongiurato il rischio della diffusione di pratiche speculative attuate attraverso la promozione di prodotti di cui viene vantata una efficacia terapeutica non dimostrata”.

Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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