Stiamo soffrendo di stress post-pandemico?

12 Gennaio 2022 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Stiamo soffrendo di stress post-pandemico?Da quasi due anni ormai viviamo nel segno dell’incertezza. Quando finirà la pandemia? Quando potremo tornare alla normalità? Come comportarsi nel frattempo? Ce la faremo a tener duro fino a quel momento? L’emergenza Covid-19 ci ha fatto sprofondare in un mare di dubbi legati alla nostra salute ma anche alla nostra vita sociale, relazionale, economica e via dicendo. Ventidue mesi caratterizzati da un continuo susseguirsi di alti e bassi, di paure e speranze. Prima la crisi sanitaria, le vittime, la sensazione di essere costantemente a rischio, il lockdown. Poi l’illusione dell’estate seguita dalla minaccia della seconda ondata, della terza e della quarta. Infine, la fiducia data dalla campagna vaccinale, i dubbi, il coprifuoco, le terapie promettenti e quelle inutili, l’arrivo di nuove varianti. In una parola: stress.

Con il prolungarsi della crisi sanitaria aumentano le preoccupazioni degli esperti circa i possibili effetti che questo enorme carico di incertezza potrebbe avere sulla nostra salute mentale. Sono sempre di più, infatti, le evidenze che mostrano una maggiore diffusione di problemi di natura psichiatrica, dall’ansia alla depressione fino al disturbo da stress post-traumatico.

Dottore, che cos’è lo stress post-pandemico?

Il concetto di stress post-pandemico deriva da quello di stress post-traumatico: una condizione mentale che può manifestarsi in persone che hanno vissuto un’esperienza traumatica come una guerra, un’aggressione, uno tsunami o un terremoto. Si caratterizza per la presenza di pensieri e flashback che fanno rivivere il trauma, per la tendenza a evitare argomenti e situazioni collegate, per la difficoltà a dormire, l’irritabilità, l’ansia e l’umore depresso [1].

Secondo alcuni ricercatori anche la pandemia da Covid-19 potrebbe costituire, per alcune persone, un’esperienza traumatica tale da favorire lo sviluppo di sintomi di questo tipo [2]. È noto ad esempio che periodi di isolamento come quelli vissuti durante le fasi di lockdown possono causare problematiche psicologiche a lungo termine [3], così come l’obbligo di restare chiusi in casa può causare l’emergere di sintomi da stress come conseguenza di relazioni negative, abusi e violenze [4]. Per non parlare, come già accennato, della continua incertezza e paura nei confronti del futuro.

Cosa sappiamo del rapporto tra crisi sanitarie e stress post-traumatico, in base alle precedenti epidemie e pandemie?

Stiamo soffrendo di stress post-pandemico?Diversi studi hanno preso in esame la relazione tra epidemie e disturbo da stress post-traumatico, con risultati talvolta contraddittori. I dati relativi alla percentuale di persone che sviluppa questa condizione in seguito a una crisi sanitaria di questo tipo variano molto a seconda del tipo di malattia, della popolazione e del metodo utilizzato per ricavarli [5,6].

Un’analisi del 2006 che aveva indagato la presenza di questo disturbo in un campione di sopravvissuti alla SARS, ad esempio, aveva individuato una percentuale del 46,2% e del 38,8% di persone con sintomi da stress post-traumatico, rispettivamente a tre mesi e a dodici mesi dalla guarigione [6]. Uno studio relativo agli effetti dell’epidemia di Ebola del 2014-2016 nella popolazione generale in Sierra Leone, invece, aveva messo in evidenza una percentuale del 76,4% di persone che riportavano almeno un sintomo da stress, del 27% di persone con sospetto disturbo da stress post-traumatico e del 16% di persone in cui una diagnosi di questo tipo era da considerarsi probabile [7].

Di recente è stata realizzata una revisione relativa a 88 studi condotti sulla relazione tra le maggiori epidemie verificatesi dal 2000 in poi (Covid-19 compresa) e il rischio di sviluppare un disturbo da stress post-traumatico. I risultati hanno mostrato che questa condizione si manifesta in media nel 22,6% delle persone che hanno vissuto un’epidemia, con le percentuali più elevate registrate negli operatori sanitari (26,9%) e nei soggetti che avevano contratto la malattia (23,8%) [8].

Cosa dicono i primi dati a proposto degli effetti della pandemia di Covid-19 sul livello di stress e sulla salute mentale?

Stiamo soffrendo di stress post-pandemico?È ancora presto per poter effettuare una stima del numero di persone che potrebbero sviluppare un disturbo di tipo psichiatrico per effetto dello stress che stiamo vivendo in questi mesi. I primi dati non sono però incoraggianti. Un sondaggio condotto nel nostro Paese su più di 20.000 partecipanti, ad esempio, ha messo in evidenza come le particolari situazioni vissute nel corso del primo lockdown abbiano messo a dura prova la salute mentale degli italiani, con il 12,4% che riportava sintomi depressivi, il 17,4% che riportava sintomi ansiosi e il 41,6% che dichiarava di sentirsi stressato [9]. Un altro sondaggio condotto nello stesso periodo, a cui hanno partecipato più di 18.000 cittadini italiani, ha ottenuto risultati simili, con il 17,3% dei partecipanti che dichiarava depressione, il 20,8% ansia e il 37,7% sintomi da stress post-traumatico [10]. Risultati simili sono stati ottenuti anche in altre aree del mondo, come gli Stati Uniti e la Cina, dove diversi studi e sondaggi hanno messo in evidenza percentuali elevate di persone con sintomi depressivi, ansiosi e da stress associabili alla pandemia da Covid-19 e alle limitazioni associate [11,12,13,14].

Alla luce di queste evidenze l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito una serie di indicazioni utili a fronteggiare lo stress nel corso dell’emergenza sanitaria [15]. Queste consigliano ad esempio di mantenere uno stile di vita sano con una dieta salutare e un discreto livello di attività fisica, di evitare l’uso di alcol e altre sostanze stupefacenti per affrontare le proprie emozioni e di limitare il tempo dedicato all’ascolto di notizie in grado di generare preoccupazioni. In generale, poi, è molto importante non sottovalutare sintomi potenzialmente legati allo stress e, in caso di bisogno, rivolgersi al più presto ai professionisti e servizi dedicati.

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Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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