Tavole imbandite di dolci e pietanze grasse, brindisi per lo scambio di auguri, ricerca affannosa dei regali, orari irregolari, viaggi: i periodi festivi possono mettere a dura prova il cuore. Conoscere i rischi causati dai troppi alcolici, così come da menu straordinari, e dalla pausa dall’attività fisica non deve impedire di godersi i momenti conviviali di festa, ma deve ricordarci di farlo con moderazione. Per evitare, per esempio, la “sindrome del cuore in vacanza”, che può colpire anche chi non è cardiopatico.
Dottore, esiste davvero la “sindrome del cuore in vacanza”?
È una definizione che si utilizza a partire dagli anni Settanta, e che indica un insieme di sintomi che si verificano in pazienti sani, senza patologie cardiovascolari, in concomitanza con i periodi festivi o nel fine settimana. In particolare, con questo termine si classificano i pazienti che subiscono aritmie cardiache in seguito ad abbuffate di cibo o alcol.
Indubbiamente il Natale è una festività che porta a trasgredire e a sospendere le diete così come a fare qualche brindisi di troppo. Inoltre lo stress, i ritmi diversi dalla routine, andare a letto tardi o viaggiare non aiutano. Anche per chi non soffre di patologie cardiache, quindi, le probabilità di sperimentare un battito accelerato o un picco di pressione alta aumentano. Ciò non comporta sempre un problema cronico, ma occorre stare attenti ai segnali e conoscere i rischi a cui si potrebbe andare incontro [1].
Quali sono i sintomi?
La “sindrome del cuore in vacanza” può manifestarsi su più fronti. A livello del cuore, è possibile avvertire palpitazioni più intense o accelerate e, in certi casi, anche dolore o pressione al petto. Può capitare di sentirsi eccessivamente stanchi o storditi, fino a provare vertigini o svenimento. Sia a riposo o in attività, infine, potrebbero essere difficoltoso respirare regolarmente.
Sebbene la sindrome possa colpire chiunque, esistono alcune categorie decisamente più a rischio: ipertesi, fumatori, sedentari, diabetici, persone in sovrappeso o con livelli alti di colesterolo nel sangue. I sintomi citati, e le palpitazioni alterate in particolare, possono essere episodiche oppure persistenti; diventano particolarmente gravi se il soggetto è un consumatore abituale di alcol [1].
Ci sono occasioni simili alle feste altrettanto rischiose?
Sì, negli ultimi anni sono stati eseguiti diversi studi che hanno preso in considerazione eventi particolari che portano a lasciarsi andare verso comportamenti dannosi per il cuore. Per esempio, durante i Mondiali di calcio. Una revisione nel 2022 ha collegato un aumento del rischio vascolare nelle persone che tifano con passione per una squadra. In particolare, in occasione dei Mondiali, il rischio aumenta sia durante la partita sia immediatamente dopo [2].
I ricercatori che hanno analizzato questo fenomeno sono diversi. I tifosi della squadra polacca Jagiellonia di Bialystok sono stati seguiti per 451 partite. Il giorno successivo a una sconfitta in casa, l’ospedale locale ha registrato un aumento del 27% dei ricoveri nell’unità coronarica. Molti di questi pazienti, quasi solo uomini, presentavano già fattori di rischio importanti: su tutti il fatto che erano infatti forti bevitori [3].
Dottore, come si può essere certi che sia l’alcol la causa?
Diversi studi negli ultimi quarant’anni hanno riportato casi di disturbi a carico del cuore in soggetti portati a esagerare a tavola, con alcolici in particolare. Un recente studio prospettico ha utilizzato tecnologie innovative per confermarlo. A cento pazienti sono stati applicati dispositivi indossabili per eseguire un elettrocardiogramma (ECG) continuo e un sensore alla caviglia.
L’analisi è durata quattro settimane, durante le quali i partecipanti avevano il compito di attivare, con un pulsante, la registrazione del tracciato ECG. Cinquantasei fra questi (con un’età media di 64 anni, per la maggioranza maschi) hanno avuto almeno un episodio di fibrillazione atriale collegabile all’elevato consumo di alcolici, nell’arco di circa dodici ore. Per i ricercatori è stata così confermata l’evidenza di alterazioni del battito cardiaco causate da un comportamento evitabile [4].
L’abitudine all’eccesso durante le festività è evidente in molti contesti. Negli Stati Uniti, per esempio, si sa che circa un quarto delle vendite di liquori e distillati avviene proprio nel periodo che va dal Giorno del Ringraziamento, a fine novembre, a Capodanno [5]. Questo problema, denominato binge drinking (del quale abbiamo accennato nelle schede “A causa di Covid-19 il consumo di alcolici è aumentato?” e “Fare esercizio fisico distoglie i giovani dal bere alcol?”), è diffuso anche in Italia, dove – secondo gli ultimi dati, relativi al 2020 – il 14,2% degli uomini e il 6,4% delle donne di età superiore a 11 anni hanno dichiarato di aver abitualmente ecceduto con l’alcol. [6]
Quali conseguenze può avere la “sindrome del cuore in vacanza”?
In assenza di malattie cardiache, la sindrome si risolve spontaneamente e solo in pochi casi può ripresentarsi entro un anno. Qualche giorno di riposo, una dieta sana e l’astensione dalle bevande alcoliche sono necessari. È raccomandata una visita presso il proprio medico di medicina generale per valutare a quali esami sottoporsi [5].
È sempre meglio, però, provare a prevenirla, mangiando anche durante le feste con moderazione, limitando i dolci e le pietanze troppo grasse e ricche di sale, e gli alcolici. E non impigrirsi: una camminata veloce è più che mai benefica per la salute nel periodo festivo [1].
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