La proteina spike prodotta dai vaccini può danneggiare i vasi sanguigni?

14 Luglio 2021 di Roberta Villa

La proteina spike prodotta dai vaccini può danneggiare i vasi sanguigni?Fin dalla prima ondata della pandemia, nella primavera del 2020, si è capito che Covid-19 poteva essere molto più di un’infezione delle vie respiratorie. Col passare dei mesi è diventato chiaro che, nei casi più gravi, il coinvolgimento di molti organi e tessuti diversi non deriva da un attacco diretto del virus, ma dal danno che questo provoca ai piccoli vasi sanguigni che li nutrono [1,2]. Su come ciò avvenga, però, ci sono ancora molti studi in corso [3].

Uno dei più recenti ha messo in luce il ruolo della proteina spike in questo fenomeno. SARS-CoV-2 è stato spesso rappresentato come un riccio ricoperto di aculei, le proteine spike, appunto, che si legano alle cellule attraverso un recettore presente sulla membrana di queste ultime, chiamato ACE2 [4]. Il lavoro pubblicato su Circulation Research mostra che il danno alle superfici interne dei vasi sanguigni, dette endoteli, può essere provocato da questa proteina da sola, anche senza il materiale genetico necessario per infettare le cellule. Ma sottolinea anche che, perché questo fenomeno avvenga, è indispensabile l’interazione tra la proteina spike e il suo recettore ACE2. Non è insomma un danno meccanico, come si potrebbe superficialmente pensare guardando le immagini in cui il virus scorre nel sangue con tutte le sue punte esposte. Non sono dei graffi sulla parete a indurre la formazione di coaguli che finiscono con l’ostacolare il flusso del sangue, ma un meccanismo più complesso.

Dottore, cosa succede con i vaccini?

Questo studio, mal interpretato da qualcuno, ha fatto pensare che attraverso lo stesso processo anche i vaccini potessero provocare danni ai tessuti. I vaccini finora autorizzati in Europa, infatti, fanno produrre all’organismo proprio questa proteina spike, perché il sistema immunitario impari a riconoscerla e sviluppare una risposta che protegga da future infezioni.

Se però i vaccini spingono le cellule a produrre la proteina spike, ed è questa la componente del virus che provoca i danni più gravi, questi prodotti non saranno pericolosi? Facendo produrre la proteina spike con le istruzioni portate da un vaccino a mRNA o a vettore adenovirale, non rischiamo di innescare le stesse reazioni? A queste domande sembra proprio che si possa rispondere con un rassicurante “no”, per una lunga serie di ragioni ben spiegate dal chimico farmaceutico Derek Lowe nel suo blog ospitato sulle pagine di Science Translational Medicine [5].

Dottore, può spiegarmi come mai la proteina spike prodotta dai vaccini è diversa da quella prodotta dal virus?

La proteina spike prodotta dai vaccini può danneggiare i vasi sanguigni?Prima di tutto, è importante capire la differenza tra l’infezione naturale e la vaccinazione. Nel primo caso, il virus entra nell’organismo tramite le vie aeree e infetta le cellule che le rivestono: si moltiplica al loro interno fino a romperle per andare a infettare altre cellule e via via raggiunge in enormi quantità il circolo sanguigno e si distribuisce potenzialmente in tutto il corpo [6]. Si calcola che al momento del picco dell’infezione nell’organismo si trovino da 1 a 100 miliardi di particelle virali [7], ciascuna delle quali porta sulla sua superficie parecchie copie di spike, pronte a colpire i rivestimenti dei vasi sanguigni, come descritto nel lavoro prima citato.

I vaccini, invece, sono somministrati nel muscolo deltoide proprio perché questa posizione permette di evitare facilmente arterie e vene. La maggior parte del prodotto fluirà attraverso le vie linfatiche fino ai linfonodi, dove cellule specializzate presenteranno la spike codificata dai vaccini adenovirali o a mRNA alle cellule deputate a innescare la risposta immunitaria; una certa quota invece entrerà nelle cellule muscolari, che a loro volta produrranno la proteina come da istruzioni contenute nel vaccino e la esporranno ancorata nella loro membrana. Non la liberano in circolo, se non accidentalmente, in minima parte.

Quindi una parte della proteina spike, anche minima, effettivamente entra in circolo?

In realtà, recentemente, usando un metodo molto sensibile, alcuni ricercatori sono riusciti per la prima volta a identificare la proteina spike e la sua componente S1 nel sangue di 13 soggetti che avevano ricevuto la prima dose del prodotto di Moderna. Dopo 14 giorni, quando la risposta immunitaria è stata evocata, anche queste tracce sono sparite, così come non compaiono più dopo la seconda dose [8]. Anche questa è una grossa differenza con l’infezione naturale, in cui spesso è più difficile per le difese dell’organismo eliminare rapidamente l’enorme quantità di particelle virali in circolo. Lowe dedica parte di un ulteriore post a spiegare perché anche questo nuovo studio non deve destare preoccupazione [9].

Gli studi per l’autorizzazione del vaccino di Pfizer da parte di EMA mostrano che il 99% del vaccino resta nel sito di iniezione [10]. “È possibile naturalmente che in piccola quantità riesca a entrare nel circolo sanguigno, ma qualsiasi cellula riceva le istruzioni di produrre la spike, la esporrà sempre sulla sua superficie, non la riverserà nel sangue” spiega Lowe. Tutto quel che arriva al fegato, poi, viene degradato e distrutto. Anche le spike che si concentrano sulle cellule del sito di iniezione svaniscono, per lo più in 72 ore, con eventuali pochi residui a 5 giorni, mentre sappiamo che il virus, con il suo carico di spike molto maggiore, resta in media nell’organismo una settimana, ma in alcuni casi può persistere per mesi.

Ci sono altri elementi da tenere in considerazione?

Ad esempio dobbiamo ricordare che, con l’unica eccezione di quello di AstraZeneca, le istruzioni contenute negli altri vaccini attualmente autorizzati codificano per una proteina spike in una conformazione diversa da quella che si può legare al recettore, per cui la probabilità che possa interagire, creando problemi, cala ulteriormente [11].

Infine, mentre la risposta naturale all’infezione prevede la produzione di moltissimi anticorpi, alcuni dei quali possono avere affinità con componenti dell’organismo, provocando le reazioni autoimmuni che potrebbero essere alla base delle forme croniche di Covid-19 (la cosiddetta “long covid”), gli anticorpi prodotti in seguito alla vaccinazione sono diretti in maniera specifica contro spike e sono quindi una gamma molto più ristretta, che ha meno probabilità di sbagliare bersaglio e colpire l’organismo [12]. Insomma, anche tenendo conto il ruolo della proteina spike nell’infezione, vaccinarsi resta la scelta più sicura.

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Autore Roberta Villa

Giornalista pubblicista laureata in medicina, Roberta Villa ha collaborato per più di vent’anni con le pagine di Salute del Corriere della Sera e con molte altre testate cartacee e online, italiane e internazionali. Negli ultimi anni ha approfondito il tema delle vaccinazioni, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della comunicazione, anche in risposta a bufale e fake news. Sul tema della comunicazione della scienza è attualmente impegnata nel progetto europeo QUEST come research fellow dell’Università di Ca’Foscari a Venezia. Insieme ad Antonino Michienzi è autrice dell’e-book “Acqua sporca” (2014), un’inchiesta sul caso Stamina disponibile gratuitamente online. Ha scritto “Vaccini. Il diritto di non avere paura” (2017), distribuito in una prima edizione con il Corriere della Sera e in una seconda (2019) per il Pensiero scientifico editore. È molto attiva sui social network (Youtube, Instagram, Facebook) su cui sta sperimentando un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione.
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