Dopo il vaccino contro Covid-19 non posso prendere il sole?

7 Luglio 2021 di Roberta Villa

La notizia è rimbalzata di testata in testata gettando nello sconforto gli italiani che già pregustavano l’arrivo dell’estate e la prospettiva di stare finalmente il più possibile all’aria aperta: “Per chi è guarito da Covid-19 o è stato vaccinato è bene aspettare alcune settimane prima di esporsi al sole” affermavano molti titoli [1]. In alternativa, si aggiungeva, occorre usare una crema protettiva e assumere integratori.

Comprensibile l’impatto che una notizia di questo genere può avere su chi conta di vaccinarsi prima di partire per le vacanze, o sta cercando il modo di ottenere la seconda dose in una località di villeggiatura. Se già troppi, per altre ragioni, stanno purtroppo rimandando l’appuntamento con il centro vaccinale, il medico o il farmacista, questa raccomandazione rischia di tradursi in un ulteriore disincentivo a proteggersi al più presto da SARS-CoV-2.

Dottore, cosa dicevano i giornali?

In realtà il parere degli esperti si riferisce ai pazienti che hanno sviluppato manifestazioni dermatologiche della malattia (dall’orticaria ai geloni a varie forme di esantema) oppure hanno avuto una reazione cutanea importante alla vaccinazione (per esempio l’arrossamento e il rigonfiamento del braccio, che avviene in alcuni casi soprattutto con i vaccini a RNA messaggero). Il loro consiglio, del tutto ragionevole, è di evitare di esporre all’azione irritante del sole una pelle già infiammata. Anche chi sviluppa un po’ di febbre dopo il vaccino è bene che resti a casa e non si esponga al sole finché non sarà passata.

Chi invece, durante la malattia o dopo la vaccinazione non ha avuto manifestazioni cutanee non ha nessuna ragione particolare per non esporsi al sole, purché lo faccia, come sempre, in maniera appropriata: per evitarne i danni, dovrà adottare le cautele raccomandate a chiunque, ma senza alcuna attenzione specifica. Ma quali sono queste cautele? Evitare il sole nelle ore più calde, applicare uno strato spesso di protezione solare 15 minuti prima di uscire anche in giornate nuvolose, utilizzare un numero di fattore di protezione solare (SPF) che sia almeno 15 (per saperne di più leggi la nostra scheda “Abbronzarsi fa sempre bene?”).

L’uso di integratori per bocca, invece, ai fini della protezione dai raggi ultravioletti non ha finora dimostrato efficacia né è raccomandato dalle principali società scientifiche internazionali, perché gli eventuali effetti forniti da prodotti come la felce Polypodium leucotomos sono bassissimi, equivalenti a una crema con fattore di protezione 3 [2,3,4].

Prendere il sole potrebbe rendere il vaccino meno efficace?

Al di là di Covid-19, ci sono medici che sconsigliano di esporsi al sole dopo qualunque vaccinazione. In questo caso il timore non è quello di reazioni locali né perché ciò possa comportare rischi diretti, ma è che si possa in tal modo ridurre l’efficacia del vaccino. Da decenni infatti è stata avanzata l’ipotesi che l’irraggiamento solare possa in qualche modo influire in maniera negativa sulla risposta immunitaria che si vuole evocare, sebbene le prove restino deboli, con molti dati contraddittori che richiedono ulteriori chiarimenti [5,6,7].

Il sospetto era nato dai risultati di alcuni studi, secondo cui la vaccinazione eseguita durante la stagione invernale o a maggiori latitudini sembrava dare reazioni più vivaci che durante l’estate o nelle popolazioni maggiormente esposte. Ulteriori indagini hanno tuttavia lasciato ampio margine di dubbio al riguardo [8].

La spiegazione del fenomeno risiederebbe nella capacità dei raggi ultravioletti di intervenire modulando l’azione del sistema immunitario. La parola chiave, tuttavia, è proprio “modulare”: a dosi moderate, infatti, per lo più attraverso la produzione di vitamina D, il sole può migliorare le difese dell’organismo, mentre, quando l’esposizione è eccessiva, può al contrario indebolirle [9,10]. È quel che accade, per esempio, con gli herpes virus che restano latenti nell’organismo: troppo sole può far allentare la sorveglianza immunologica sull’herpes simplex di tipo 1, provocando la tipica e fastidiosa “febbre” sulle labbra; lo stesso può accadere con l’herpes zoster che resta dopo una varicella e può tornare a farsi sentire con il doloroso “fuoco di sant’Antonio” [11].

Dottore, può dirmi qualcosa in più sull’interazione del sole con i vaccini?

Dopo aver fatto il vaccino posso prendere il sole?Sulla base di queste osservazioni è stata indagata una possibile correlazione tra l’esposizione al sole e la somministrazione di diversi vaccini. Già all’inizio degli anni Cinquanta, in India, non era però stata osservata nessuna differenza tra i bambini che subito dopo la vaccinazione contro la tubercolosi esponevano il sito di iniezione al sole, e gli altri per cui si riteneva di non dover raccomandare particolari protezioni [12].

Altri studi condotti in occasione di campagne di vaccinazione contro il morbillo in Sudafrica o su volontari sottoposti a vaccinazione contro l’epatite B in Olanda non hanno mostrato differenze significative tra chi si espone al sole e chi no prima o dopo la vaccinazione [13,14]. Lo studio olandese ha notato alcune alterazioni nella risposta aspecifica immediata da parte di alcune categorie di globuli bianchi dopo irradiazione con raggi ultravioletti di tipo B, ma senza che la risposta cellulare o anticorpale generale ne risentisse.

Per quanto riguarda i vaccini contro Covid-19, poi, non è segnalata nessuna raccomandazione al riguardo, né dagli studi eseguiti per l’autorizzazione, né nella sorveglianza post marketing che ormai riguarda più di due miliardi di persone.

Card: Dopo aver fatto il vaccino posso prendere il sole?
Scheda corretta e aggiornata rispetto alla versione originale alle ore 16.09 del 07/07/2021

Autore Roberta Villa

Giornalista pubblicista laureata in medicina, Roberta Villa ha collaborato per più di vent’anni con le pagine di Salute del Corriere della Sera e con molte altre testate cartacee e online, italiane e internazionali. Negli ultimi anni ha approfondito il tema delle vaccinazioni, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della comunicazione, anche in risposta a bufale e fake news. Sul tema della comunicazione della scienza è attualmente impegnata nel progetto europeo QUEST come research fellow dell’Università di Ca’Foscari a Venezia. Insieme ad Antonino Michienzi è autrice dell’e-book “Acqua sporca” (2014), un’inchiesta sul caso Stamina disponibile gratuitamente online. Ha scritto “Vaccini. Il diritto di non avere paura” (2017), distribuito in una prima edizione con il Corriere della Sera e in una seconda (2019) per il Pensiero scientifico editore. È molto attiva sui social network (Youtube, Instagram, Facebook) su cui sta sperimentando un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione.
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