Le morti improvvise in persone giovani e apparentemente sane non sono iniziate né sembrano essere aumentate dall’inizio della pandemia di Covid-19, né in seguito alla campagna vaccinale.
Considerando i decessi in generale, non per morte improvvisa, e indipendentemente dall’età, a distanza di tre anni dall’inizio della pandemia, nella maggior parte dei Paesi del mondo si registra ancora una mortalità in eccesso rispetto ai cinque anni precedenti. In Europa, tra il primo gennaio 2020 e la fine di dicembre 2022, sono morte 1.730.000 di persone in più rispetto alla media di tre anni nel periodo 2016-2019, e anche adesso che di Covid-19 non si parla di più, l’eccesso di mortalità rispetto all’epoca pre-pandemica persiste [1,2]. In altre parole, continuano a morire più persone di prima: in parte non bisogna dimenticare che Covid-19 è ancora presente, e reclama ancora ogni settimana decine di vittime, per quanto in genere in età più avanzata; in parte è aumentato il numero delle persone con malattie identificate in fase più avanzata per i ritardi nelle diagnosi accumulati negli scorsi anni; d’altra parte è inevitabile che abbiano conseguenze sulla qualità delle cure il sovraccarico e le difficoltà logistiche e di personale in cui si trovano molti sistemi sanitari, tra cui il nostro; infine, non si può escludere che una piccola quota non sia dovuta alle condizioni patologiche a cui Covid-19 predispone.
Se però si scorporano i dati per le diverse fasce di età non si registra un significativo aumento di mortalità tra i giovani, se non tra il 2021 e il 2020 [3]. Ma è un aumento apparente. Nel primo anno della pandemia di Covid-19, infatti, proprio a causa delle restrizioni pandemiche, è crollato il numero di giovani deceduti per incidenti, soprattutto quelli stradali che rappresentano la prima causa di morte sotto i 30 anni. Con le riaperture e il ritorno alle abitudini di prima, anche questo bilancio ha ricominciato a risalire. Quando negli ultimi anni si registra un aumento di mortalità nei più giovani, questo vale anche per i più anziani [4]. Non disponiamo ancora dei dati ISTAT che analizzano le cause di morte per poter affermare o negare che dopo il 2020 siano aumentate le morti improvvise nei giovani, ma non ci sono nemmeno attualmente ragioni per poterlo affermare.
Dottore, oggi ci sono più morti improvvise tra i giovani rispetto a tre anni fa, prima della pandemia da Covid-19?
Nel 2011, secondo la Società Italiana di Cardiologia, ogni anno in Italia andava incontro a una morte improvvisa senza causa apparente circa un migliaio di persone sotto i 35 anni di età [5]. Due o tre al giorno. Nel 2017, l’allora ministro della salute Renato Balduzzi parlava più genericamente di 5.000 decessi improvvisi tra i giovani e di 50.000 in totale in Italia [6].
Nella maggior parte dei casi, la causa di questi tragici eventi nelle ragazze e nei ragazzi è una grave alterazione del ritmo cardiaco, dovuta a malformazioni, malattie di cuore non riconosciute o altre cause ignote. Più raramente il decesso è causato dalla rottura di un aneurisma cerebrale congenito.
Sulla scia di questi dati il ministro impose quindi per decreto a tutte le società sportive, professionistiche e dilettantistiche l’obbligo di avere a disposizione un defibrillatore e di formare personale in grado di intervenire prontamente, in caso di arresto cardiaco, in attesa dei soccorsi. La legge 116 del 2021 estende ulteriormente la distribuzione di questi strumenti e mette in atto diverse iniziative che favoriscano una reazione pronta ed efficace in caso di emergenza [7].
Il problema esisteva quindi da prima della pandemia di Covid-19 ed era già oggetto dell’attenzione della medicina e delle istituzioni.
Perché se ne parla tanto?
Ciascuna di queste morti suscita ovviamente enorme sgomento, tanto più quando riguarda persone famose, come è accaduto quando un atleta in ottima forma come il difensore della Fiorentina Davide Astori è morto nel sonno a causa di una cardiopatia mai diagnosticata prima. Perciò tutte queste tragedie trovano sempre molto spazio sui media, almeno a livello locale, anche quando interessano persone comuni. In tal modo la conoscenza del fenomeno e la partecipazione alla sofferenza di chi ha perso un figlio o una persona cara si allarga a un pubblico più ampio rispetto alla platea di familiari, amici e conoscenti. La risonanza mediatica aumenta la percezione del rischio e spinge a cercare una spiegazione, o un colpevole, su cui riversare rabbia e dolore.
La pandemia ha aggiunto elementi che indirizzano verso nuovi bersagli: per esempio chi ha più paura della malattia penserà che questi decessi inattesi potrebbero dipendere da sequele dell’infezione; a chi nutriva ostilità o sospetto per il vaccino, invece, il pensiero andrà subito all’iniezione.
Dottore, possono essere solo coincidenze?
D’altra parte in un periodo in cui quasi tutta la popolazione è stata contagiata, magari anche più di una volta, e ha ricevuto due, tre o quattro dosi di vaccino, statisticamente è logico aspettarsi che alcuni decessi avvengano dopo qualche giorno o qualche settimana dalla malattia o dalla vaccinazione.
La coincidenza temporale però trae spesso in inganno. Il rapporto di causa ed effetto tra due eventi è difficile da stabilire e non basta osservare che uno ha preceduto l’altro per considerarlo responsabile di quel che è avvenuto dopo. Se la morte improvvisa di un ragazzo avviene la settimana successiva alla vaccinazione contro Covid-19 o all’infezione con il virus SARS-CoV-2 è inevitabile, e anche giusto, chiedersi se può esserci un legame tra i due fatti. Per capirlo, però, occorre alzare gli occhi sui dati che ci permettano di trarre conclusioni più solide di quelle derivanti da un episodio o due.
Covid-19 o le vaccinazioni possono aumentare il rischio di morti improvvise tra i giovani?
Ormai è stato dimostrato che, anche quando si manifesta solo con una leggera forma influenzale, Covid-19 aumenta il rischio di altre condizioni patologiche, dal diabete alle malattie di cuore e dei vasi [8]. Per quanto riguarda i disturbi cardiaci in particolare, un gruppo di ricercatori statunitensi ha individuato su un database oltre 150.000 pazienti con Covid-19 e li ha messi a confronto con un gruppo di 5 milioni di persone che non si erano mai infettate, e altri 5 milioni i cui dati risalivano agli anni precedenti la pandemia: dopo 30 giorni dal contagio, anche tra i più giovani e tra coloro che avevano avuto forme lievi di Covid-19, si registrava un aumento del rischio di ischemia cerebrale e ictus, trombosi ed embolie, aritmie, angina, infarto e altre malattie del cuore, tra cui scompenso, miocarditi e pericarditi [9]. Anche in Europa altri lavori sono giunti alle stesse conclusioni fornendo una possibile spiegazione a un presunto aumento di decessi giovanili per cause cardiovascolari, che tuttavia, a oggi, non è stato dimostrato [10].
Molto meno spesso che in seguito a Covid-19, anche le vaccinazioni con prodotti a mRNA si associano a un leggero incremento del rischio di miocardite e pericarditi, soprattutto nei giovani maschi. Come sono stati segnalati questi e altri rarissimi effetti indesiderati dei vaccini, sicuramente non sarebbe sfuggito un aumento anche minimo di mortalità dopo la vaccinazione, mentre l’analisi di questi casi mostra che nella maggior parte sono molto lievi e guariscono rapidamente, spesso senza bisogno di un ricovero ospedaliero [11].