Le etichette degli alimenti possono essere molto utili?

19 Marzo 2021 di Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Spesso scritte in formato molto piccolo, ricche di numeri, sigle e annotazioni, talvolta nascoste da un adesivo o difficili da trovare, le etichette degli alimenti restano il principale alleato di chi va a fare la spesa. L’offerta commerciale nel campo dell’alimentazione non è mai stata così ampia come oggi e valutare i dati riportati sulle confezioni può essere utile, in molti casi, a orientare nella scelta di quale prodotto acquistare. Vediamo come interpretare le informazioni che accompagnano un alimento per prendere decisioni più consapevoli.

Quali informazioni troviamo sulle etichette degli alimenti?

Per legge le etichette degli alimenti e delle bevande devono riportare denominazione e durabilità del prodotto, elenco degli ingredienti, condizioni di conservazione e utilizzo, Paese di origine e luogo di provenienza [1]. È inoltre obbligatorio indicare le informazioni relative al contenuto nutrizionale, specificando il valore energetico riferito a 100 g o 100 ml di prodotto e le quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale eventualmente presenti.

A queste informazioni si possono affiancare degli slogan, i cosiddetti claim nutrizionali e sulla salute (“a basso contenuto calorico”, “senza zuccheri”, “contiene acidi grassi omega-3”, “fonte di fibre”, “fonte di vitamine” ecc.), cioè promesse che il prodotto fa al consumatore attribuendo a un alimento specifiche proprietà nutrizionali e benefiche sulla base delle calorie e delle sostanze nutritive che contiene.

È sufficiente leggere queste indicazioni per sapere cosa comprare?

I claim nutrizionali sulle etichette degli alimenti possono essere utilizzati sia dal produttore come strumento per valorizzare i propri prodotti, sia dal consumatore come indicazione per fare scelte più consapevoli e in linea con le proprie necessità. Ma bisogna stare attenti a non farsi influenzare troppo.

Anche se esiste una rigida regolamentazione di queste diciture – il Regolamento (CE) 1924/2006 stabilisce chiaramente quali sono le affermazioni autorizzate e obbliga le aziende che vogliono adottare claim nuovi a richiedere prima l’autorizzazione – è importante leggere con accortezza anche le informazioni relative al contenuto nutrizionale, di solito riportate in una tabella a fianco o sul retro della confezione.

Slogan e scritte che valorizzano le caratteristiche positive di un alimento possono richiamare la nostra attenzione esclusivamente sulle sue qualità, senza spingerci a valutare l’alimento nel suo insieme. Diversi studi hanno dimostrato infatti che, quando leggiamo “light”, “zero calorie” e affermazioni simili sulle etichette degli alimenti, tendiamo a percepire il prodotto più salutare di quanto sia in realtà, siamo più favorevoli ad acquistarlo e, una volta a casa, è più facile che ne mangiamo di più [2,3,4].

Dottore, può fare qualche esempio?

La dicitura “senza glutine” è un’indicazione di vitale importanza per chi soffre di celiachia, ma se viene utilizzata anche su alimenti che naturalmente non contengono glutine, come ad esempio formaggi o tè freddi, rischia di convincere alcuni consumatori che alimenti simili lo contengano e rinforza l’aspettativa che quel particolare prodotto sia più sano.

È bene abituarsi anche a confrontare le etichette degli alimenti, sia di prodotti simili (per esempio uno yogurt magro alla frutta e uno yogurt intero bianco) sia dello stesso prodotto di marche diverse: in questo modo possiamo capire meglio se un prezzo più alto è dovuto al “marchio” oppure a una migliore qualità [5].

Dopo aver letto un claim è utile anche fare un raffronto con la lista degli ingredienti. Per esempio, se leggiamo la scritta “light”, andiamo a verificare effettivamente quanti zuccheri, quanti (e quali) grassi contiene quel prodotto o quali altre sostanze sono state aggiunte per compensare la perdita di questi nutrienti [5,6]. Di fronte allo slogan “senza zuccheri”, verifichiamo invece che non siano presenti sciroppo di fruttosio o amido di mais, zuccheri a tutti gli effetti [5].

Come si legge la lista degli ingredienti sulle etichette degli alimenti?

Come ricorda anche il decalogo pubblicato sul sito del Ministero della Salute, quando si legge la lista degli ingredienti è importante fare attenzione all’ordine nel quale sono elencati: tranne gli ingredienti presenti in quantità inferiori al 2% del peso totale, tutti gli altri non sono indicati a caso ma in ordine decrescente: il primo è più abbondante del secondo, il secondo è più abbondante del terzo, e così via [7].

Questa informazione può tornare utile sia per valutare la qualità di un prodotto – una tavoletta di cioccolato dove lo zucchero compare prima del cacao non sarà un prodotto di alta qualità – sia per confrontare un prodotto con un altro e scegliere quello che contiene gli ingredienti più pregiati in quantità maggiori [5].

Leggere la lista degli ingredienti sull’etichetta, inoltre, è fondamentale se il prodotto che stiamo per acquistare è destinato a chi soffre di allergie o intolleranze alimentari. In questo caso bisogna sempre controllare la presenza di eventuali allergeni, cercando quei termini che, per legge, devono essere stampati in un carattere chiaramente distinto (per dimensione, stile o colore di sfondo) da quello degli altri ingredienti elencati [7].

A quali altri elementi bisogna prestare attenzione sulle etichette degli alimenti?

Attenzione anche a non farsi ingannare dalle immagini. L’immagine riportata sulla confezione dovrebbe avere l’unico scopo di illustrare l’aspetto dell’alimento, ma spesso le foto e i disegni presenti sull’etichetta vengono abbelliti per richiamare la nostra attenzione, fino a convincerci che stiamo acquistando un prodotto genuino, salutare e capace di regalarci emozioni uniche [5,7].

Altre indicazioni su cui sarebbe utile soffermarsi sono il peso netto o sgocciolato e la data di scadenza. La confezione è la prima cosa che ci colpisce quando vediamo un prodotto e spesso ha dimensioni più grandi del necessario: così il consumatore è convinto di pagare il prodotto a un prezzo conveniente, mentre in realtà ne sta acquistando una quantità minore [5].

Per quanto riguarda la data di scadenza, non andrebbe confusa con la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro…”: in questo caso il prodotto può essere consumato anche oltre la data riportata, con alcune modifiche nel sapore e nell’odore ma senza che questo comporti un rischio per la salute [7].

Autore Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Sara Mohammad ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Si occupa principalmente di ricerca, neuroscienze e salute mentale. Scrive su MIND, LeScienze, Rivista Micron, Il Tascabile, e collabora con Mondadori Education e Il Pensiero Scientifico Editore. Oltre a lavorare nell'ambito della comunicazione scientifica, insegna scienze alle scuole superiori.
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