L’argento ha proprietà terapeutiche?

15 Marzo 2018 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Quando si parla di argento in ambito medico si fa riferimento soprattutto a quello colloidale: particelle di argento a carica ionica positiva sospese in un liquido puro. Proprio per la presenza di queste particelle, dotate di proprietà antibiotiche e antivirali, l’argento colloidale è considerato da molti un rimedio efficace nel trattamento di diverse patologie. Fino agli anni Quaranta, ad esempio, era utilizzato per combattere batteri, virus, funghi, parassiti e ogni genere di microrganismo. Anche se il suo impiego è stato quasi del tutto abbandonato in seguito all’introduzione degli antibiotici, a partire dagli anni Novanta questo composto ha avuto un discreto successo – in termini di diffusione – come medicina alternativa. È attualmente in vendita in forma di garze imbevute e creme per l’uso esterno o in forma di gocce, spray e iniezioni per l’uso interno.

Per cosa viene utilizzato?

A causa delle sue proprietà antibiotiche, antivirali e antifungine l’argento colloidale è stato impiegato nel trattamento di patologie associate alla presenza di microrganismi infettivi, come la candida e la cistite [1]. Inoltre, esso viene ancora utilizzato per diverse problematiche della pelle come scottature, ferite, abrasioni, eritemi, dermatiti, psoriasi, verruche e micosi delle unghie. In questi casi viene solitamente consigliato ai pazienti di applicare qualche goccia di argento colloidale sulla zona compromessa o di fare degli impacchi di garze imbevute. Tuttavia a questo composto si riconoscono anche proprietà anti-infiammatorie, motivo per cui è spesso impiegato nel trattamento di condizioni dolorose come l’artrite e l’artrosi. Viene poi utilizzato come rivitalizzante e disintossicante, oltre che per rafforzare il sistema immunitario: ad esempio, diversi supplementi alimentari a base di argento colloidale attualmente in commercio promettono di proteggere da otiti, raffreddori, bronchiti, tonsilliti e infiammazioni della gola.

Dottore, ma funziona davvero?

Nel 1996 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti, ha avviato una consultazione finalizzata a valutare l’efficacia e la sicurezza dell’argento colloidale in ambito medico. Tale decisione era scaturita dal diffondersi, proprio in quegli anni, di svariati prodotti e integratori contenenti questo composto, spesso venduti come trattamenti riconosciuti per malattie e condizioni anche gravi. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati nel 1999: nel comunicato ufficiale dell’agenzia regolatoria statunitense si legge che “tutti i medicinali da banco contenenti argento colloidale o sali d’argento non sono né efficaci né sicuri” [2].

Si corrono dei rischi a curarsi con l’argento colloidale?

Un’idea molto diffusa sull’argento colloidale è che questo sia innocuo, almeno per quanto riguarda l’utilizzo esterno; in merito a ingestione, inalazione e iniezione, invece, si crede che la situazione non sia ancora ben definita. Tuttavia secondo l’FDA non ci sono dubbi: “I dati relativi ad assorbimento, metabolismo, distribuzione e farmacodinamica dell’argento colloidale non soddisfano i criteri di sicurezza sia per l’utilizzo interno che per quello esterno”. Sempre più studi scientifici, inoltre, mostrano che questo composto è tossico per i mammiferi così come lo è per i batteri [3,4]: ad esempio, è stato dimostrato che l’assunzione di argento colloidale può provocare danni alle cellule staminali [5] ed epatiche [6]. Infine, sono possibili interazioni con altre tipologie di farmaci.

Ho letto che un’assunzione prolungata può far colorare la pelle di blu. È una leggenda?

Purtroppo no. Tra gli effetti collaterali più comuni associati all’esposizione prolungata all’argento ci sono l’argiria e l’argirosi, due condizioni che si caratterizzano per una pigmentazione blu/grigiastra della pelle e degli occhi [7,8]. L’argiria può presentarsi in forma localizzata, in seguito al contatto con materiali rivestiti di argento o all’applicazione di unguenti a base di argento colloidale, o generalizzata, principalmente in seguito all’ingestione di medicinali contenenti questo composto. In entrambi i casi si creano dei depositi di argento a livello della cute che, reagendo alla luce solare, provocano questa inconfondibile pigmentazione blu/grigiastra. Oltre al danno estetico, nella maggior parte dei pazienti il problema non determina conseguenze particolarmente gravi per la salute. Tuttavia, sono noti casi in cui i soggetti affetti da argiria sono andati incontro a gravi complicazioni e morte [9].

Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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Bibliografia