Quando si parla di argento in ambito medico si fa riferimento soprattutto a quello colloidale: particelle di argento a carica ionica positiva sospese in un liquido puro. Proprio per la presenza di queste particelle, dotate di proprietà antibiotiche e antivirali, l’argento colloidale è considerato da molti un rimedio efficace nel trattamento di diverse patologie. Fino agli anni Quaranta, ad esempio, era utilizzato per combattere batteri, virus, funghi, parassiti e ogni genere di microrganismo. Anche se il suo impiego è stato quasi del tutto abbandonato in seguito all’introduzione degli antibiotici, a partire dagli anni Novanta questo composto ha avuto un discreto successo – in termini di diffusione – come medicina alternativa. È attualmente in vendita in forma di garze imbevute e creme per l’uso esterno o in forma di gocce, spray e iniezioni per l’uso interno.
Per cosa viene utilizzato?
A causa delle sue proprietà antibiotiche, antivirali e antifungine l’argento colloidale è stato impiegato nel trattamento di patologie associate alla presenza di microrganismi infettivi, come la candida e la cistite [1]. Inoltre, esso viene ancora utilizzato per diverse problematiche della pelle come scottature, ferite, abrasioni, eritemi, dermatiti, psoriasi, verruche e micosi delle unghie. In questi casi viene solitamente consigliato ai pazienti di applicare qualche goccia di argento colloidale sulla zona compromessa o di fare degli impacchi di garze imbevute. Tuttavia a questo composto si riconoscono anche proprietà anti-infiammatorie, motivo per cui è spesso impiegato nel trattamento di condizioni dolorose come l’artrite e l’artrosi. Viene poi utilizzato come rivitalizzante e disintossicante, oltre che per rafforzare il sistema immunitario: ad esempio, diversi supplementi alimentari a base di argento colloidale attualmente in commercio promettono di proteggere da otiti, raffreddori, bronchiti, tonsilliti e infiammazioni della gola.
Dottore, ma funziona davvero?
Nel 1996 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici negli Stati Uniti, ha avviato una consultazione finalizzata a valutare l’efficacia e la sicurezza dell’argento colloidale in ambito medico. Tale decisione era scaturita dal diffondersi, proprio in quegli anni, di svariati prodotti e integratori contenenti questo composto, spesso venduti come trattamenti riconosciuti per malattie e condizioni anche gravi. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati nel 1999: nel comunicato ufficiale dell’agenzia regolatoria statunitense si legge che “tutti i medicinali da banco contenenti argento colloidale o sali d’argento non sono né efficaci né sicuri” [2].
Si corrono dei rischi a curarsi con l’argento colloidale?
Un’idea molto diffusa sull’argento colloidale è che questo sia innocuo, almeno per quanto riguarda l’utilizzo esterno; in merito a ingestione, inalazione e iniezione, invece, si crede che la situazione non sia ancora ben definita. Tuttavia secondo l’FDA non ci sono dubbi: “I dati relativi ad assorbimento, metabolismo, distribuzione e farmacodinamica dell’argento colloidale non soddisfano i criteri di sicurezza sia per l’utilizzo interno che per quello esterno”. Sempre più studi scientifici, inoltre, mostrano che questo composto è tossico per i mammiferi così come lo è per i batteri [3,4]: ad esempio, è stato dimostrato che l’assunzione di argento colloidale può provocare danni alle cellule staminali [5] ed epatiche [6]. Infine, sono possibili interazioni con altre tipologie di farmaci.
Ho letto che un’assunzione prolungata può far colorare la pelle di blu. È una leggenda?
Purtroppo no. Tra gli effetti collaterali più comuni associati all’esposizione prolungata all’argento ci sono l’argiria e l’argirosi, due condizioni che si caratterizzano per una pigmentazione blu/grigiastra della pelle e degli occhi [7,8]. L’argiria può presentarsi in forma localizzata, in seguito al contatto con materiali rivestiti di argento o all’applicazione di unguenti a base di argento colloidale, o generalizzata, principalmente in seguito all’ingestione di medicinali contenenti questo composto. In entrambi i casi si creano dei depositi di argento a livello della cute che, reagendo alla luce solare, provocano questa inconfondibile pigmentazione blu/grigiastra. Oltre al danno estetico, nella maggior parte dei pazienti il problema non determina conseguenze particolarmente gravi per la salute. Tuttavia, sono noti casi in cui i soggetti affetti da argiria sono andati incontro a gravi complicazioni e morte [9].
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