L’aloe vera cura il cancro?

9 Febbraio 2018 di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Che cos’è l’aloe vera?

L’aloe è una pianta grassa – più correttamente dovremmo dire una succulenta, perché capace di immagazzinare grandi quantità di acqua – della famiglia delle aloeaceae. Forse la classificazione può dire poco, ma se cercassimo “aloe” su Google scopriremmo che si tratta in realtà di una pianta molto familiare.

Quali potrebbero essere le proprietà terapeutiche dell’aloe vera?

Preparati a base di aloe vera sono usati soprattutto per il trattamento di problemi della pelle: detergenti, idratanti, saponi. Una revisione sistematica – vale a dire una sintesi rigorosa di tutti gli studi pubblicati, giudicati di sufficiente affidabilità – compiuta nel 2007 non aveva confermato con certezza l’efficacia dell’aloe vera nel trattamento delle ustioni, anche se avanzava la possibilità che i principi attivi contenuti nella pianta potessero avere qualche efficacia nei casi meno gravi (Maentaisong et al 2007).

L’aloe vera è stata sperimentata anche nel trattamento delle flebiti ma, pure in questo caso, una revisione sistematica pubblicata sulla Cochrane Library dimostra l’assenza di evidenze di efficacia (Zeng e Liu, 2011).

Numerosi siti in rete propongono l’aloe vera come trattamento per la stipsi o stitichezza. Anche in questo caso, non si dispone di evidenze che siano derivate da studi metodologicamente rigorosi. È possibile che alcune prove aneddotiche di miglioramento del transito intestinale siano dovute al semplice maggiore introito di acqua, poiché il gel estratto dalla pianta va diluito in una bevanda.

Bisognerebbe sempre ricordare che dietro alla pubblicazione di informazioni sui benefici di estratti di piante, prodotti di erboristeria, supplementi o integratori alimentari c’è un’attività di marketing che nulla ha a che invidiare alle pubbliche relazioni delle grandi aziende farmaceutiche ed elettromedicali. Anche se i messaggi possono sembrare meno dichiaratamente pubblicitari, l’obiettivo è sempre – o quasi – quello di promuovere la vendita di prodotti.

Perché si è arrivati a usare l’aloe vera in oncologia?

È possibile che le evidenze – per lo più aneddotiche e quindi raramente o affatto confermate da studi sistematici – sui benefici dermatologici dell’aloe vera abbiano suggerito il suo uso per il trattamento dei disturbi della pelle conseguenti alla radioterapia oncologica. Una revisione sistematica pubblicata sulla rivista Clinical Oncology non ha confermato che esistano evidenze di efficacia del trattamento con aloe vera dei danni da radioterapia (Richardson et al 2005). Queste conclusioni sono state sufficientemente confermate anche sulla rivista ufficiale della dermatologia italiana (Feily e Namazi, 2009).

Uno studio su un campione ridotto di pazienti, sofferenti di diverse patologie oncologiche e in un range di età molto ampio ha dato invece indicazioni promettenti, soprattutto per una possibile efficacia di aloe vera nel ridurre i danni da alte dosi di radioterapia in corso di trattamento prolungato (Haddad, 2013).

Se l’aloe vera non è efficace per ridurre gli effetti collaterali delle terapie oncologiche, è possibile che estratti della pianta siano utili nella cura di alcuni tumori?

Purtroppo non esistono prove che ciò sia vero. A questo proposito, può essere consigliabile leggere la scheda dedicata all’aloe vera dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC, 2014). Le conclusioni del lavoro di revisione condotto da AIRC sono nette: “A oggi non esiste alcuna dimostrazione scientifica chiara dell’efficacia di questa pianta come terapia anticancro. Pensare di sospendere le terapie prescritte dall’oncologo o di assumere contemporaneamente derivati dell’aloe può essere una decisione molto pericolosa per la salute” (AIRC, 2014).

Autore Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)

Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
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