L’acqua in bottiglia è migliore dell’acqua del rubinetto?

20 Marzo 2018 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Cosa beviamo in casa e cosa facciamo bere ai nostri figli? La scelta tra acqua del rubinetto e acqua in bottiglia è una questione non banale: a cosa è dovuto il grande consumo di acqua in bottiglia? Perché gli italiani sono i leader in Europa relativamente a questo tipo di consumo?

L’Italia è al primo posto nel Continente per consumo di acqua in bottiglia con circa 194 litri l’anno pro capite (ciascun abitante degli Emirati Arabi ne consuma 260 litri ogni anno): qualcosa come 12 miliardi di bottiglie svuotate ogni dodici mesi [1].

Ho letto che l’acqua minerale in bottiglia dà grandi benefici a chi la beve. Cosa ne pensa, dottore?

acqua in bottiglia e acqua in rubinettoI benefici pubblicizzati sono poco significativi, soprattutto se li andiamo a confrontare con l’impatto ambientale che deriva dallo sfruttamento delle risorse idriche, dall’imbottigliamento, dal trasporto, dalla distribuzione e dallo smaltimento dei rifiuti [2]. “Fanno riflettere quei TIR carichi di bottiglie che scorrazzano in su e in giù per le autostrade del nostro Paese: l’impatto ambientale del trasporto su gomma è notevole (circa l’80% delle acque minerali viene trasportato con i TIR, che mediamente immettono nell’ambiente 1300 kg di anidride carbonica ogni 1.000 km percorsi) [1].

Il materiale plastico di cui si compone una bottiglia di acqua minerale è il polietilenetereftalato (PET); per produrne un chilo (da cui hanno origine 25 bottiglie da 1,5 litri) sono necessari 17,5 litri di acqua e 2 chili di petrolio. [1] Il PET è un materiale molto persistente nell’ambiente (circa mille anni) ma è riciclabile al 100% [1].

Andiamo poi a leggere cosa dice il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) [2]. Primo, “non è vero che per ‘mantenere la linea’ o per ‘curare la cellulite’ bisogna bere acque oligominerali. Secondo, “non è vero che il calcio presente nell’acqua non sia assorbito, anzi il meccanismo è simile a quello per il calcio nel latte.” Terzo: “non è vero che il calcio dell’acqua favorisca la formazione di calcoli renali. Anche le persone predisposte a questo problema devono bere abbondantemente.”

Ma almeno a un bambino non è meglio far bere acqua minerale?

La risposta giunge anche in questo caso dalle linee-guida del CREA: “Non è vero che i bambini devono bere acqua oligominerale. È meglio alternare acque oligominerali con altre ricche di sali, perché una diuresi eccessiva può ridurre la quantità di sali utili all’organismo in crescita.” [2] Anzi, per i bambini oltre l’anno di vita l’acqua “del rubinetto” che è talvolta ricca di calcio può dare un supporto utile alla mineralizzazione ossea [3].

Sarà, ma a me viene comunque il sospetto che l’acqua del rubinetto – come dire? – non sia pulita…

Se i dati dell’analisi dell’acquedotto ne confermano le buone caratteristiche fisico-chimiche e la potabilità, non provoca alcun problema. Dovrebbe essere preferita, con la sola accortezza di farla scorrere qualche secondo prima di bere se le tubature sono un po’ datate [1]. I processi di potabilizzazione dell’acqua sono collaudati e assolutamente sicuri. Anche se le acque “del sindaco” sono molto diverse l’una dall’altra, le differenze sono soprattutto di tipo organolettico, con realtà più fortunate delle altre (anche se, tutto sommato, dipende dai gusti). “Le normative prevedono che l’acqua da bere sia potabile e sicura dal punto di vista sanitario, mentre non sono previste indicazioni specifiche per le qualità organolettiche, che devono essere accettabili per i consumatori e senza variazioni anomale” [1].

Al ristorante mi è stata proposta una caraffa d’acqua purificata: in questi casi, che mi consiglia di fare?

Cosa succede se bevo l'acqua del rubinetto - L’acqua in bottiglia è migliore dell’acqua del rubinetto?È sempre più frequente che in trattoria ci venga offerta una “soluzione” del genere e la domanda è giustificata. È chiaro che il ristoratore ha una propria convenienza: non deve riempirsi il magazzino di bottiglie, non ha il problema della resa dei vuoti e – dato che sull’acqua il margine di utile può essere modesto – può preferire che il cliente spenda un po’ di più sul cibo ordinato. Ma di che acqua si tratta? “È l’acqua dell’acquedotto opportunamente trattata con dispositivi muniti di una parte filtrante e di un frigogasatore” [1]. Ovviamente la manutenzione degli impianti è essenziale e deve essere svolta secondo un calendario di interventi inserito nel Manuale Hazard Analysis Control Critical Point (HACCP).

Ma se volessi proprio l’acqua del rubinetto, al ristorante potrei averla?

“L’acqua del rubinetto è potabile e nessuno ne proibisce il consumo diretto, il consumatore deve sapere che è un suo diritto chiederla perché nessuna legge lo vieta” [1].

Dottore, sono noioso e faccio troppe domande?

Assolutamente no. Proprio la consapevolezza di questi problemi aiuta a compiere scelte più equilibrate. Come confermano alcuni studi, le conoscenze sulla “filiera” dell’acqua si accompagnano a consumi più attenti e a minore spreco [5].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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