15 Gennaio 2021 di Ulrike Schmidleithner

La verità può far male ma le bugie possono uccidere

Siamo ancora sulla nave di cui ho parlato nell’articolo “Covid-19, una nave in tempesta”, stremati dalla battaglia contro le forze della natura – e purtroppo la lista delle vittime continua ad allungarsi. Sogniamo di uscirne e di raggiungere finalmente la terraferma, dove potremo riprendere la vita a cui siamo abituati.

Forse ci fa un po’ paura che, anche dopo aver riacquistato quella che consideriamo la nostra normalità, saremo comunque segnati dalla situazione particolare che stiamo vivendo al momento. Per un bel po’ di tempo si accenderà un campanello d’allarme quando vedremo assembramenti o persone che si parlano a distanza ravvicinata, senza mascherina. A me succede, quando vedo in un film questo tipo di scene, ma dopo un attimo mi rendo conto: “Ah! Era prima di Covid!”.

La nave ci offre anche altri paralleli con l’emergenza sanitaria che occupa quasi costantemente i nostri pensieri e che si è intromessa con prepotenza nella nostra quotidianità. La verità può far male ma le bugie possono uccidere

Mettiamoci per esempio nei panni del capitano di una nave container. Lui ha una grande responsabilità: sia la sicurezza dell’equipaggio che quella della merce sono nelle sue mani. Perciò deve essere estremamente abile nel prevenire eventuali incontri ravvicinati con cicloni tropicali. Al contrario della terraferma, una nave può evitare gli uragani il cui tragitto è prevedibile in modo abbastanza affidabile. È compito del capitano monitorare accuratamente le previsioni del tempo, calcolare il percorso di un ciclone e decidere le manovre per starne a distanza di sicurezza, cioè almeno 250 miglia nautiche. Se possibile, le onde non dovrebbero superare i sei metri di altezza, altrimenti la merce nei container potrebbe essere danneggiata.

A volte il capitano è costretto a prendere decisioni costose, per esempio se, per mettere la nave al sicuro, deve compiere una lunga deviazione che richiede molto più carburante di quanto previsto. Ma la sicurezza dell’equipaggio e delle merci ha la precedenza. Sarebbe ingiusto e assurdo se, dopo aver raggiunto sani e salvi il porto di destinazione, il capitano venisse rimproverato per la perdita di soldi spesi in carburante extra, senza prendere in considerazione che se merci e equipaggio sono arrivati illesi è proprio grazie all’atto di responsabilità del capitano, che ha evitato un probabile disastro dal costo decisamente maggiore. Avrebbe forse dovuto mettere in grave pericolo la nave per non superare la quantità di carburante preventivato per quel viaggio?

Eppure questo tipo di critiche è una costante di tutti questi mesi di emergenza sanitaria. Invece nelle valutazioni deve essere sempre tenuta in considerazione la situazione in cui ci troveremmo se non si fossero prese le misure di sicurezza. Il costo per la società sarebbe stato sicuramente molto maggiore. Purtroppo ci sono circostanze, come appunto una grave pandemia, in cui non è possibile scegliere una soluzione senza danni, ma si può soltanto optare per l’alternativa che porta a una perdita minore, ben consapevoli che le critiche saranno inevitabili, qualunque cosa si faccia.

Anche quando si riesce a stare alla larga da un ciclone, le onde sono comunque considerevolmente alte ed è importante, per ridurre la forza degli elementi, posizionare la nave al vento e alle onde in modo che sia esposta il meno possibile. Usando questa manovra come paragone con la pandemia, equivale a tenere il numero degli infettati il più basso possibile, grazie alle misure che riducono il rischio di contagio e alla ricerca e gestione dei contatti, spingendo l’indice di contagiosità decisamente sotto lo zero – il che significa che il virus trova sempre meno occasioni di propagarsi in modo incontrollato. Se, al contrario, si optasse per la libera circolazione del virus, come alcuni hanno proposto, sarebbe come se una nave affrontasse onde altissime posizionandosi di fianco. In questo modo l’urto sarebbe alla massima forza possibile, con il rischio di danni alle persone e alle merci a bordo.

Anche nella sala equipaggio si devono prendere alcune precauzioni per evitare danni agli oggetti o alle persone. Anche nelle migliori circostanze, stando a distanza di sicurezza da un uragano, la vita a bordo è tutt’altro che comoda. È estenuante per la mente e il corpo, anche perché il tutto può durare più di una settimana, in cui diventa un’impresa anche tenersi fermi nella cuccetta nel tentativo di riuscire a dormire.

Quando si ha a che fare con le forze della natura possiamo solo usare l’intelletto e l’esperienza, per evitare il confronto dove questo è possibile o adattarci al meglio per uscirne possibilmente illesi, anche se esausti. La scelta decisamente meno consigliabile è ignorare il succedersi degli eventi naturali e tranquillizzarsi con una narrativa che soddisfa i nostri desideri, ma che non ha niente a che fare con la realtà. La conseguenza può essere un brusco risveglio che ci costringe comunque ad affrontare il mondo reale e senza lasciarci abbastanza tempo per metterci in salvo.

La verità può far male ma le bugie possono uccidere.

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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