2 Ottobre 2020 di Ulrike Schmidleithner

Covid-19, una nave in tempesta

Spiegare la pandemia di Covid-19, le sue implicazioni e il nostro comportamento è un compito davvero difficile. Utilizzare un’analogia può forse rendere più comprensibile la situazione in cui ci troviamo: immaginiamo una nave, ad esempio.

Le imbarcazioni della navigazione civile hanno uno scopo in comune: traghettare persone (o merci) da un luogo all’altro, in sicurezza e più o meno comodamente. Tutti quelli che sono a bordo vogliono arrivare a destinazione sani e salvi. È un ambiente particolare perché le persone sono confinate in un mondo galleggiante dove per qualche tempo condividono uno spazio ristretto. Questa peculiarità è di particolare interesse per il mio articolo.

Su una nave, quando incombe una grave tempesta, tutti condividono non solo lo stesso spazio ma anche le stesse preoccupazioni. In quel momento chi è a bordo diventa più consapevole di far parte di un insieme di persone, che è ancora più importante del solito seguire scrupolosamente gli ordini del capitano e, se necessario, lavorare gomito a gomito e aiutarsi a vicenda. In questa situazione non viene visto di buon occhio chi nega l’esistenza del pericolo imminente, chi afferma che quello che sta arrivando è solo un venticello innocuo, oppure chi sostiene di riuscire a fermare la tempesta con un amuleto anti-tempesta.

Durante una grave tempesta è indispensabile che il capitano, l’equipaggio e gli ospiti conoscano le leggi della fisica e le sfruttino per uscirne indenni. Se un ospite rimasto seduto sotto un grosso lampadario che minaccia di cadere accusasse chi cerca di convincerlo a spostarsi di voler fare del terrorismo, e contasse sull’evidenza che il lampadario è attaccato lassù, rischierebbe di ricevere un’ultima lezione di fisica di cui purtroppo non potrebbe fare tesoro. Questo è il destino di chi guarda solo lo stato attuale delle cose (in questo caso il lampadario ancora appeso) senza notare eventuali segnali di pericolo imminente.

Ecco, l’emergenza Covid-19 somiglia in un certo senso a un’imbarcazione in mezzo a una grave tempesta con a bordo un capitano (interpretato dalle istituzioni di tutti i Paesi), l’equipaggio (il personale sanitario, gli insegnanti, gli imprenditori inclusi i gestori di ristoranti, bar, cinema, campeggi, hotel ecc.) e gli ospiti (i cittadini). Il viaggio rappresenta la vita, e la nave il nostro pianeta.

L’arrivo della tempesta di nome Covid-19 ha avuto l’effetto di una sveglia, e inizialmente sembrava aver stimolato un grande senso di unione e solidarietà. Pareva che il Coronavirus fosse riuscito a farci dimenticare, almeno temporaneamente, i contrasti e le rivalità. Si lavorava gomito a gomito (naturalmente a distanza di sicurezza…) contro una minaccia che ci riguardava tutti. Ma poi sempre più persone hanno cominciato a lanciare accuse e offese, ad alimentare un clima di sospetto e sfiducia verso le istituzioni e a sminuire la minaccia.

Durante una pandemia la divisione in fazioni è davvero l’ultima cosa di cui si sente il bisogno. Non c’è alcuna utilità nell’offendere una presunta “controparte”, che in realtà nemmeno esiste, dato che tutti abbiamo gli stessi identici obiettivi: evitare un secondo lockdown nazionale, tenere basso e ridurre ulteriormente il numero di infezioni da Sars-Cov-2 e proteggere i più vulnerabili.

È importante che tutte le persone siano consapevoli di non essere indifese di fronte a Covid-19, ma di avere un ruolo preciso. Su questo ci si dovrebbe concentrare, non sulla colpevolizzazione (“È colpa dei giovani e la movida”) o sul suo contrario, la de-responsabilizzazione (“È colpa dello Stato”). È indispensabile coinvolgere la popolazione, far comprendere a tutti – dagli anziani ai giovanissimi – che la crescita o la diminuzione dei casi dipendono da noi: non sono come il meteo, che dobbiamo subire senza avere il potere di cambiarlo. Quando ci fanno vedere i grafici con i numeri dei casi, dei ricoveri e dei decessi, infatti, ci sentiamo un po’ come quando guardiamo le previsioni del tempo: come se potessimo solo accettare quello che verrà e sperare che per qualche misterioso motivo i casi rimangano bassi o diminuiscano. In realtà possiamo fare molto per controllare la situazione e abbiamo una responsabilità verso noi stessi e gli altri. Non siamo alla mercè degli eventi, ma li possiamo e dobbiamo influenzare positivamente. Tutti conosciamo le regole di comportamento che rendono la vita difficile al virus, riducendo drasticamente le sue occasioni di trasmettersi da una persona a un’altra.

Chi vive la situazione in preda all’ansia e si sente impotente nei confronti di questa pandemia finisce per cercare notizie rassicuranti, ma in questo modo rischia di affidarsi semplicemente alla buona sorte, ignorando che il nostro comportamento ha un enorme peso sull’andamento dell’emergenza Covid-19. Pensare che la pandemia si superi semplicemente perché il virus diventa miracolosamente più “buono” fa dimenticare l’importanza di seguire le regole salvavita.

Anche un bambino piccolo può arrivare a capire di essere un importante pezzo del puzzle, e gli si può – e deve – insegnare che cosa può fare per proteggere se stesso e gli altri. In una conferenza stampa del 18 settembre, Michael Piazolo, il ministro dell’istruzione e della cultura della Bavaria, ha detto che anche i bambini gestiscono bene la mascherina e comprendono la necessità di  portarla; è addirittura capitato che fossero proprio i più piccoli a chiedere al ministro come mai loro la usano così bene mentre alcuni adulti nel tempo libero no. Questi bambini hanno evidentemente capito il proprio ruolo e che cosa vuol dire stare insieme agli altri su una nave in tempesta, ed è un peccato che ci siano degli adulti che danno un cattivo esempio.

Il primo passo è quindi ricordarsi che dipende dal nostro comportamento se il virus perde via via sempre più terreno, oppure se fa ulteriori danni alla salute e al benessere delle persone e all’economia: è tutto nelle nostre mani, anche la possibilità di uscirne più forti!

Alla prossima occasione vedremo insieme che cos’altro ci può insegnare questa nave in tempesta.

Bibliografia

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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