La sindrome della persona rigida si cura con la medicina ayurvedica?

12 Dicembre 2022 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

La risposta a questa domanda è purtroppo negativa. Molto sinteticamente, secondo l’Ayurveda, ciò che esiste è il prodotto dell’equilibrio di cinque elementi presenti in percentuali variabili in natura e in ciascun individuo: etere, aria, acqua, fuoco e terra.

Nella sindrome della persona rigida questo equilibrio mancherebbe, anche per una predominanza nei muscoli di uno dei tre fattori morfologici e fisiologici che alcuni autori riconducono ai sistemi nervoso, endocrino e immunitario. Questo provocherebbe rigidità e spasmi muscolari, nonché sarebbe causa della postura alterata, che si riscontrano nelle persone affette dalla sindrome.

La cura, secondo la medicina – o la filosofia – ayurvedica, sarebbe nel ripristino dell’equilibrio perduto, soprattutto attraverso l’adozione di un diverso stile di vita. Ma questo impianto teorico non è provato da evidenze.

In cosa consiste la sindrome della persona rigida?

La sindrome della persona rigida è una malattia del sistema nervoso centrale. Provoca rigidità muscolare progressiva e spasmi dolorosi che possono essere innescati da un insieme molto vario di fattori, tra cui movimenti improvvisi, basse temperature o forti rumori [1].

Come si tratta la sindrome della persona rigida?

la sindrome della persona rigida si cura con la medicina ayurvedica?Il centro specializzato della Johns Hopkins University, negli Stati Uniti, è l’ospedale che segue il maggior numero di pazienti del mondo affetti da questa sindrome. Il protocollo di cura – ovviamente personalizzato in base alle caratteristiche dei singoli malati – prevede terapie immunomodulanti come la plasmaferesi e la somministrazione di immunoglobulina endovenosa, terapie immunosoppressive (infatti si ipotizza che la sindrome sia una malattia autoimmune), terapie sintomatiche che agiscono contro il disturbo d’ansia provocato dalla malattia e una terapia comportamentale e fisica volta a ridurre l’impatto della sintomatologia sulla qualità di vita delle persone colpite.

Non conoscevo questa malattia prima di oggi e confesso di essere preoccupata…

la sindrome della persona rigida si cura con la medicina ayurvedica?In realtà la sindrome della persona rigida è una malattia molto rara (uno o due casi per milione di persone) ed è stata portata all’attenzione dell’opinione pubblica dalle dichiarazioni della cantante Céline Dion che ha comunicato di soffrirne, a inizio del dicembre 2022 [2]. “Si tratta di un disturbo neurologico che può colpire chiunque a qualsiasi età” spiega Andrew McKeon, neurologo della Mayo Clinic ed esperto di malattie neurologiche autoimmuni e disturbi del movimento.

Più di frequente colpisce le donne, di solito a partire dai 40 o 50 anni. Più della metà dei pazienti con sindrome della persona rigida ha una malattia autoimmune non neurologica coesistente, come il diabete di tipo 1 o una malattia autoimmune della tiroide” [2]. La ricerca si sta concentrando in questi anni proprio sul ruolo e sulla funzione di autoanticorpi responsabili della distruzione di cellule del pancreas [4], che sono presenti anche nella maggior parte dei pazienti con sindrome della persona rigida [5]. La presenza di questi anticorpi è dunque un marcatore sensibile e specifico sia per la valutazione del rischio di diabete di tipo 1, sia di sindrome della persona rigida.

Le conseguenze sono tali da costringere un’artista a interrompere un tour?

la sindrome della persona rigida si cura con la medicina ayurvedica?Dipende dalla gravità dei sintomi. Con il tempo, le persone che soffrono di sindrome della persona rigida possono sviluppare posture anomale, incurvate. Alcune persone possono avere difficoltà a camminare o anche a muoversi. È anche maggiore il rischio di cadute, perché i riflessi diventano meno pronti.

Le persone con sindrome della persona rigida possono iniziare ad avere paura di uscire di casa perché i rumori improvvisi e particolarmente forti (per esempio il suono del clacson in strada) possono indurre spasmi improvvisi e provocare cadute [4].

La presenza di dolore cronico può anche portare alcuni pazienti a sviluppare ansia, depressione e fobie, per esempio di uscire di casa o di avviare nuove attività [6].

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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