22 Ottobre 2021 di Ulrike Schmidleithner

La nascita di una leggenda

Nell’articolo precedente ho parlato di un importante aspetto della comunicazione efficace e ho indicato un libro (“Tracking the ChupaCabra: The Vampire Beast in Fact, Fiction, and Folklore”, Sulle tracce del ChupaCabra: la bestia vampiro in realtà, finzione e folklore) di Benjamin Radford, che è un vero maestro in quest’arte. 

Mi allaccio alla frase di chiusura del suddetto articolo:

“Il secondo motivo per cui ho deciso di comprare questo libro è che è sempre interessante e istruttivo vedere come nascono le leggende urbane, quale tipo di terreno culturale le favorisce, come riescono a raggiungere la popolazione, e che cosa hanno in comune le persone che si lasciano convincere che siano la verità.”

L’autore del libro ci dimostra come si dovrebbe affrontare ed elaborare una questione che di solito viene trattata da una parte di persone in modo completamente acritico, e da un’altra parte in modo sprezzante. Hanno una cosa in comune: quella di essere prevenute e di giudicarsi a vicenda, purtroppo a volte anche molto pesantemente, fino ad aggressive campagne alimentate da odio e vendetta. In queste ultime settimane abbiamo visto, in casi estremi, a che cosa questo può portare.

L’approccio di cui ci dà un buon esempio il libro in questione è quello di spostarsi su un livello diverso, osservare la situazione da un’ottica più ampia, cercare di comprendere le persone coinvolte, evitare di comportarsi come se fossimo il loro giudice. Riconoscere che ciascuno è inserito in un contesto che contribuisce a plasmarci. 

In fondo una leggenda nasce per cercare di trovare la risposta a un mistero, non per cattiveria ma per ignoranza. Sta a chi conosce bene la materia fare luce e spiegare in un modo chiaro e comprensibile, con l’intento di raggiungere le persone e non di allontanarle.

Quando sentiamo che l’autore del libro, Benjamin Radford, ha seguito per anni le tracce del chupacabra, intervistando molte persone, indagando minuziosamente ogni singolo aspetto e facendo addirittura un’escursione nelle giungle della Riserva Biologica di Indio Maiz vicino al Rio San Juan, lungo il confine meridionale con il Costa Rica, potremmo pensare che sia tempo sprecato: ma lo è davvero?

Io credo invece che il  suo approccio sia da considerare un esempio da seguire, non solo per il rigore scientifico ma anche perché testimonia l’umiltà e l’integrità della persona, aspetti importanti per conquistare la fiducia di quelli a cui ci si rivolge. Ci sono fin troppe persone che, con un atteggiamento di superiorità, ridicolizzano chi vedono come ignoranti, e si divertono a metterlo alla gogna.

Radford studia a fondo che cosa possa essere il chupacabra, come è nato e come è riuscito a farsi strada. Approfondisce anche il modo, i tempi e la mappa della sua diffusione. Questa ricerca non significa che il chupacabra esista nella realtà, ma soltanto che l’autore non si limita a sentenziare “è una sciocchezza madornale”. Al contrario, il suo approfondimento parte da una posizione neutrale che non esclude a priori l’esistenza di un animale o di una creatura misteriosa. Cerca una spiegazione al perché tanti contadini accusino il chupacabra di uccidere i loro animali e succhiare il loro sangue.

Radford snocciola con grande cura ogni aspetto che accompagna questa leggenda moderna, nata nel momento in cui qualcuno, nel 1995, ha dato un nome a questo misterioso nemico dei contadini portoricani.

Cito dal libro: 

“Al culmine dell’isteria chupacabra la speculazione impazzava in tutto Porto Rico. Molte delle voci e delle storie sul chupacabra erano così sfrenate che quasi tutte le storie, non importa quanto stravaganti, infondate o chiaramente sbagliate, avrebbero guadagnato credito da qualche parte. Questo clima sociale di pochi fatti e titoli sensazionalistici dei tabloid si è unito a voci e pettegolezzi per creare un terreno fertile perfetto per una forma lieve di isteria di massa in cui eventi ordinari (come attacchi di cani su animali domestici o bestiame) sono stati interpretati in modi straordinari.”

Uno degli aspetti più importanti di tutta questa faccenda sono le tante testimonianze che affermano che gli animali uccisi erano completamente privi di sangue, evidentemente succhiato poiché non se ne trovava traccia nemmeno nelle vicinanze delle vittime, le quali presentavano solo due fori al collo, senza altre ferite. Questo è uno dei punti chiave, perciò Radford lo ha indagato in modo molto approfondito, parlando con esperti (per esempio con veterinari, patologi, esperti in scienze forensi). Il risultato è stato che in realtà non c’era nessuna prova che gli animali fossero privi di sangue. Si tratta semplicemente di un’osservazione superficiale da parte di persone senza alcuna competenza in materia, che ignorano completamente che cosa succede al sangue dopo la morte. Sono brave e oneste persone che in perfetta buona fede erano convinte che i loro animali trovati morti nel cortile non avessero più nemmeno una goccia di sangue nel corpo; ergo, dev’essere stato il famigerato chupacabra.

Una grande influenza nella diffusione geografica della credenza che una misteriosa creatura vampiresca, il chupacabra, sia responsabile della morte di molti animali domestici – e quindi del danno economico per i contadini – l’hanno avuta alcuni tabloid e trasmissioni televisive, e il passaparola. Questi tabloid erano più interessati ad aumentare le vendite che alla verità. È un fenomeno ben conosciuto, basti pensare a quello che è successo in Inghilterra quando Wakefield ha parlato a una conferenza stampa della sua “scoperta”, campata in aria, ma abbastanza sensazionalistica da qualificarsi per essere stampata e diffusa dai mass media.

Molto significativo è osservare che nel marzo 1996, subito dopo una puntata sul chupacabra del talk show di una TV in lingua spagnola trasmessa in diversi Paesi, il mostro assetato di sangue animale si è diffuso anche in Messico, America Latina e aree degli Stati Uniti in cui si parla lo spagnolo. La trasmissione ha stimolato un forte aumento delle segnalazioni in quelle zone. L’autore del libro si domanda scherzosamente se il chupacabra abbia visto il talk show e abbia deciso di allargare il proprio territorio di caccia. Le segnalazioni a loro volta aumentano la diffusione di articoli e trasmissioni da parte dei mass media e di conseguenza cresce il numero di persone che crede di aver avuto a che fare con un chupacabra. Al posto di questa parola si potrebbe benissimo mettere “danni da vaccino”: è lo stesso meccanismo.

Interessante è anche notare che per gli appassionati di UFO il chupacabra ha la caratteristica di avere origini extraterrestri, mentre per alcuni capi religiosi era una creatura del diavolo e/o un segno della vicina fine del mondo. I complottisti invece sospettano che sia il risultato di esperimenti genetici da parte di scienziati degli USA. Anche questo indica, insieme alle tante altre osservazioni che Radford riporta nel libro, che il chupacabra è più un interessante fenomeno che riguarda la fertile mente umana che una minaccia reale.

Un altro aspetto che vale la pena notare è il fatto che nessuno ha mai visto un sospetto chupacabra uccidere animali domestici e succhiare il loro sangue. Ci sono state varie testimonianze di persone che hanno visto e descritto una strana creatura che secondo loro era il chupacabra, e ci sono tantissimi contadini che hanno trovato morti i propri animali, ma nonostante questo anello mancante sono tutti pronti a collegare le due cose, probabilmente perché suona plausibile e perché tendiamo a cercare di trovare risposte, anche in mancanza di prove concrete. Il colmo è stata la segnalazione di un’aggressione da parte di un chupacabra che si basava soltanto sulla sparizione di un agnello. È bastata la totale mancanza di prove tangibili per accusare il “mostro”. L’agnello poteva essersi perso o qualcuno poteva averlo  rubato, ma il solo fatto di aver letto o sentito della misteriosa creatura era sufficiente per preferire questa spiegazione. Anche questo ricorda molto le accuse che i vaccini siano responsabili di una lunga serie di patologie. Si collegano semplicemente due eventi e si costruisce, senza la minima prova, un rapporto causa-effetto.

Occasionalmente sono stati trovati cadaveri di presunti chupacabra. Vista la loro stranezza – erano praticamente privi di peli – chi li ha trovati ha tratto la conclusione, ovviamente senza la minima prova, che doveva trattarsi del responsabile dell’uccisione del bestiame. Nei casi in cui si è fatto fare un test di DNA si è scoperto che si trattava di un cane o di un coyote, affetti da una gravissima forma di scabbia.

Radford approfondisce moltissimi altri aspetti dell’interessante storia di un animale mitologico moderno, e lo fa in modo impeccabile, con rispetto verso le persone coinvolte, ma comunque severo. Con rigore scientifico analizza ogni dettaglio pezzo dopo pezzo, spiega tutto minuziosamente – con l’aiuto di esperti delle varie discipline – e guida il lettore lungo un sentiero che insegna come usare il pensiero analitico e la logica.

Davvero un buon esempio per chi sceglie di parlare di scienza e di dedicarsi alla divulgazione, soprattutto oggi.

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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