La necessaria premessa è che chiunque è libero di bere grappa se vuole ma, nonostante i vademecum che i media rilanciano senza alcuna osservazione critica, non esiste una “stagione migliore” per consumare alcolici che, se si tiene alla propria salute, andrebbero semplicemente evitati.
In un comunicato stampa ripreso da molti media, quotidiani e settimanali, si sostiene che la grappa – alcolico tradizionalmente associato alle fredde serate invernali – si possa bere anche nel periodo caldo, magari prevedendone l’uso in cocktail da consumare prima o dopo cena.
La grappa, e più in generale l’alcol, “riscalda”?
La vasodilatazione cutanea indotta dall’alcol produce solo una momentanea sensazione di maggior calore ma provoca una sua maggiore dispersione nell’ambiente esterno, quindi un più rapido raffreddamento del corpo. Se ci si trova esposti a basse temperature ambientali – e d’estate può capitare, dal momento che non è infrequente che una vacanza si trascorra in montagna – il risultato potrebbe essere quello di andare rapidamente incontro a un assideramento che potrebbe trasformarsi in una grave ipotermia, come spiega in dettaglio il nutrizionista Marcello Ticca in un bel libro pubblicato di recente [1].
Cosa dice il vademecum diffuso sui media?
Si raccomanda, poi, di non consumarla con il ghiaccio “perché un’aggiunta di componente acquosa rovinerebbe l’intensità, i profumi e il gusto del distillato”. L’istituto che ha diffuso queste “raccomandazioni” aggiunge che almeno il 30% degli italiani consumerebbe grappa in maniera regolare, che la tradizionale grappa bianca morbida è quella che piace, ma che la tendenza degli ultimi anni ha fatto sì che anche le grappe invecchiate siano apprezzate da un numero sempre maggiore di consumatori. Il distillato non è più gradito solo da uomini, ma anche da donne e giovani.
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Un bicchierino potrebbe darci la spinta per una bella serata con gli amici?
Di fatto, l’alcol è un sedativo e, per questa sua caratteristica, non può di sicuro essere considerato un elemento in grado di mantenerci più svegli e allegri in una serata estiva. “Tutto quello che può fare è provocare una diminuzione del senso di affaticamento o di dolore, ma non certamente conferire più energia ai muscoli. Fra l’altro va anche sottolineato che se è vero che l’alcol apporta molte calorie – ben 7 calorie ogni grammo – è anche vero che solo una parte di queste calorie sono utilizzabili per il lavoro muscolare vero e proprio” [1].
Dal momento che i superalcolici come la grappa sono assunti solitamente fuori dai pasti, possono provocare conseguenze anche per la rapidità dell’assorbimento [2]. “Non bisogna farsi adescare dai presunti pregi digestivi, più psicologici che reali, di certi superalcolici”, raccomanda Eugenio Del Toma, noto nutrizionista e presidente emerito della Associazione italiana di dietoterapia. “Il solo elemento a difesa dei superalcolici può essere quello della modesta quantità totale di alcol, sempre che ci si limiti ai classici 30-40 grammi serviti come standard da qualsiasi bar”: se le quantità fossero sempre e soltanto queste, non si supererebbero i 10 grammi di alcol etilico, qualcosa in meno di quanto “normalmente” assumiamo consumando vino o birra.
Il consumo di alcol è un fattore causale in oltre 200 condizioni di malattia e tipi di traumi, ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Bere alcolici è associato al rischio di sviluppare problemi di salute tra cui disturbi mentali e comportamentali, malattie non trasmissibili come la cirrosi epatica, alcuni tumori e malattie cardiovascolari, nonché lesioni derivanti da violenza e incidenti stradali [3].
Una parte significativa dell’onere della malattia attribuibile al consumo di alcol deriva da lesioni involontarie e intenzionali, comprese quelle dovute a incidenti stradali; violenza, suicidi e lesioni mortali legate all’alcol tendono a verificarsi in fasce di età relativamente più giovani.
A proposito di serate con gli amici, l’alcol migliora la funzione sessuale?
“No”, risponde Gianni Testino, presidente della Società Italiana di Alcologia, “non è un afrodisiaco e l’iniziale riduzione dell’inibizione rende la persona più euforica e più convinta di una migliore prestazione sessuale. In realtà, sempre per l’effetto depressivo sul sistema nervoso centrale, avviene un calo dell’ormone luteinizzante che comporta una riduzione degli ormoni sia maschili sia femminili. Già dopo una singola dose di bevanda alcolica abbiamo una riduzione del testosterone e una minore erezione del pene” [4]. L’assunzione di alcolici può anche indurre una maggiore disinvoltura nei comportamenti sessuali, al punto che è stato associato a un rischio più elevato di malattie sessualmente trasmesse [5].
La presenza di bevande alcoliche sta diventando sempre più pervasiva… perché?
La penetrazione dei social media nella popolazione sta sicuramente supportando la promozione degli alcolici. Per essere visibili nei feed di notizie del loro mercato di riferimento, i marchi pagano per promuovere i loro contenuti o generano coinvolgimento con i consumatori. Più un marchio di grappa, di birra o di vino genera consensi e partecipazione da parte degli utenti, maggiori saranno le probabilità che quella grappa, quel boccale di birra o quell’etichetta di vino finiranno nelle foto degli utenti di Facebook o di Instagram [5]. Alla fine, i marchi inducono i consumatori a diventare autori e disseminatori di messaggi pubblicitari. Creano contenuti che rispecchiano molto fedelmente la personalità, le abitudini, i linguaggi e gli interessi dei consumatori, finendo allo stesso tempo anche con l’aggirare i divieti o le piccole o grandi restrizioni che le autorità impongono ai produttori di alcolici in tema di pubblicità.
Dati presentati dall’OMS pochi anni fa indicavano una confortante, lieve diminuzione del consumo di alcolici tra i giovani. Ma non in tutte le regioni europee e non in maniera omogenea all’interno delle singole nazioni. “Il drammatico cambiamento nella prevalenza del bere regolare, e rischioso perché eccessivo, nei Paesi del Nord Europa dimostra che sforzi concertati a livello nazionale e regionale possono avere un grande impatto sul comportamento del bere. L’OMS ha identificato una serie di politiche facili, realizzabili ed economiche che possono ridurre il consumo dannoso di alcol. Tra queste l’aumento dei prezzi degli alcolici, la limitazione della disponibilità di alcolici e il divieto di pubblicità, promozione e sponsorizzazione.”
In conclusione?
Di fronte alla pressione industriale, onnipresente ancorché legittima, servirebbe un po’ di… spirito critico.
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