La febbre fa crescere in altezza?

25 Novembre 2022 di Roberta Villa

La disinformazione non viaggia solo sui social media e la prova è che ci sono false credenze senza fondamento trasmesse di generazione in generazione, le cui radici affondano in un lontano passato, ben prima che la rete entrasse a far parte della nostra quotidianità. Tra queste antiche “fake news” c’è l’idea che i bambini crescano di più quando hanno la febbre. Non esiste nessuna prova scientifica che confermi questo dato.

Anzi, a dire il vero, non abbiamo trovato neppure uno studio che abbia cercato le prove di questa affermazione, nemmeno per smentirla. Per questo, in via del tutto straordinaria, non troverete in questa scheda la solita ricca bibliografia con cui sempre diamo conto delle nostre affermazioni. In questo caso non ci resta che affidarci al parere di un pediatra stimato e di grande esperienza come Sergio Conti Nibali, già direttore della rivista Uppa. Con lui proveremo a capire come può essersi diffusa questa idea e se può avere un fondo di verità.

Come si giustifica l’idea che la febbre faccia crescere i bambini in altezza?

“La febbre non fa crescere di statura i bambini” ci conferma il pediatra, “né sappiamo come si sia consolidata questa idea. La statura di un piccolo aumenta per effetto di una complessa stimolazione ormonale a partire dalle cosiddette cartilagini di accrescimento. Questi dischi cartilaginei all’estremità delle ossa lunghe degli arti via via crescono e si ossificano, in un processo lento e graduale che certamente può avere accelerazioni improvvise, ma non riguarda i bambini che si ammalano più di quelli sani. Anzi, maggiore è il benessere, maggiore in genere è la crescita del piccolo”.

La febbre fa crescere i bambini in altezza?Perché una credenza abbia successo occorre che sia corredata di una spiegazione in qualche modo plausibile, spesso apparentemente rivestita di contenuti scientifici. E ciò si verifica anche in questo caso.

Qualcuno per esempio chiama in causa il metabolismo accelerato associato alla febbre. Per ogni grado di rialzo della temperatura corporea infatti il dispendio calorico dell’organismo aumenta di circa il 10% rispetto al livello basale. “Ma questo non influisce in nessun modo sulle cartilagini di accrescimento” puntualizza Conti Nibali.

È vero poi che dormire a sufficienza è importante per la crescita, ma la eventuale maggiore sonnolenza legata al malessere non può favorire una maggiore produzione di ormone della crescita tale da accelerare la traiettoria normale di sviluppo di un bambino.

La febbre fa crescere i bambini in altezza?Una spiegazione più verosimile richiama un fenomeno che si può osservare anche negli individui sani in cui la misurazione della statura la mattina può rilevare qualche millimetro in più che la sera, a causa della distensione di muscoli e articolazioni, soprattutto della colonna vertebrale. In tal caso non si tratta di una vera e propria crescita, tanto che il fenomeno regredisce non appena il peso torna a caricare sul corpo, ma non è impossibile che si possa accentuare durante un lungo riposo a letto.

AI tempi in cui si è consolidata questa credenza, prima dell’introduzione di antibiotici e vaccini, capitava spesso che le malattie infettive si prolungassero più di oggi, e che anche dopo la guarigione i medici prescrivessero lunghi periodi di convalescenza. “In questo caso, però, al di là dell’allungamento dovuto alla distensione della schiena, a spiegare il fenomeno è soprattutto il passaggio del tempo, che in certe fasce di età può essere fisiologicamente accompagnato da un aumento di altezza rilevante” conclude il pediatra.

Perché questa credenza si è mantenuta nel tempo?

La febbre fa crescere i bambini in altezza?Oltre ad avere una possibile spiegazione pseudoscientifica, perché una falsa credenza si consolidi aiuta anche che sia in linea con le paure o le aspettative delle persone. Quando le malattie infettive decimavano l’infanzia, la comparsa della febbre poteva essere presagio di una malattia anche letale come la poliomielite, la scarlattina, il vaiolo o la polmonite letale davanti a cui famiglie e medici non avevano farmaci utili ed erano di fatto impotenti.

Passata la paura, sapere che la malattia poteva aver apportato benefici alla piccola o al piccolo doveva essere di consolazione, e l’aumento di crescita immaginato al momento della guarigione doveva in qualche modo incarnare un altro ostacolo superato sul percorso per sopravvivere fino all’età adulta, il passo in più fatto per diventare grandi. “Non contare i tuoi figli prima che abbiano avuto il morbillo” recita un detto africano. Non dimentichiamo che prima dei vaccini lo stesso valeva anche da noi, e non solo per il morbillo.

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Autore Roberta Villa

Giornalista pubblicista laureata in medicina, Roberta Villa ha collaborato per più di vent’anni con le pagine di Salute del Corriere della Sera e con molte altre testate cartacee e online, italiane e internazionali. Negli ultimi anni ha approfondito il tema delle vaccinazioni, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della comunicazione, anche in risposta a bufale e fake news. Sul tema della comunicazione della scienza è attualmente impegnata nel progetto europeo QUEST come research fellow dell’Università di Ca’Foscari a Venezia. Insieme ad Antonino Michienzi è autrice dell’e-book “Acqua sporca” (2014), un’inchiesta sul caso Stamina disponibile gratuitamente online. Ha scritto “Vaccini. Il diritto di non avere paura” (2017), distribuito in una prima edizione con il Corriere della Sera e in una seconda (2019) per il Pensiero scientifico editore. È molto attiva sui social network (Youtube, Instagram, Facebook) su cui sta sperimentando un approccio semplice e confidenziale alla divulgazione.
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