19 Luglio 2019 di Ulrike Schmidleithner

Una riflessione sulle vaccinazioni e sulla loro efficacia

Chi ha scelto come scopo della vita di persuadere le persone che le vaccinazioni siano la madre di tutti i mali, si concentra in linea di massima su due temi:

  • esagerare i rischi reali delle vaccinazioni
  • far credere che i vaccini non siano efficaci

Oltre a tali “argomenti” questi personaggi cercano anche di minimizzare i rischi delle malattie prevenibili con le vaccinazioni e non si vergognano nemmeno di dire che queste malattie facciano bene alla salute o che siano importanti e irrinunciabili tappe nella vita di ogni bambino.

A volte, quando leggo le valanghe di pseudo-argomenti, alcuni dei quali sono così contorti che si è tentati di ammirarne la creatività, non posso fare a meno di pensare alla parola “idiosincrasia” (in questo contesto inteso come incompatibilità, avversione, ripugnanza).

È molto interessante osservare con quale determinazione venga negato ogni possibile vantaggio delle vaccinazioni e anzi si attribuiscano a esse quasi tutti i mali del mondo, dalla criminalità fino all’unghia incarnita. Trovo azzeccata la seguente spiegazione da parte del filosofo Simone Casavecchia su tuttolibri.it: “L’idiosincrasia, comunque essa sia intesa, è una condizione interna all’individuo, una peculiarità che nasce e finisce al suo interno e che dipende soprattutto dal carattere proprio piuttosto che da quello altrui. Per questo un’idiosincrasia può, almeno in alcuni casi, essere modulata e mitigata, attraverso la conoscenza, il dialogo e il confronto” [1].

Non sorprende quindi che l’eradicazione del vaiolo – una terrificante malattia virale, responsabile della morte di molte milioni di persone nel corso dei secoli – grazie alla vaccinazione, sia una grossa spina nel fianco (in tedesco una spina nell’occhio: “Ein Dorn im Auge”) degli antivaccinisti. È inaccettabile che il loro nemico numero uno possa averci liberato da uno dei più grandi flagelli dell’umanità!

Per questo motivo tirano fuori “prove” su “prove” dell’inefficacia del primo vaccino, creato grazie all’intuizione di un medico. Arrivano addirittura a spiegare, naturalmente con carte truccate, che più si vaccinava più aumentavano i casi di vaiolo. In realtà, negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso l’OMS incrementò gli sforzi per eradicare il vaiolo, anche grazie a vaste campagne concentrate nelle zone povere del mondo, dove il vaiolo era ancora presente, cercando attivamente i casi di malattia: si sono così scoperti tantissimi casi di contagio che altrimenti non sarebbero mai venuti alla luce. Quindi non è aumentato il numero dei casi reali, ma il numero di quelli scoperti. In passato solo una piccola percentuale dei casi di contagio veniva segnalata: ad esempio nel 1967 sono stati segnalati ufficialmente in tutto il mondo 131.697 casi di vaiolo, ma secondo le stime i casi reali erano più di 10 milioni [2]! Se durante le ricerche attive fossero stati scoperti e segnalati questi 10 milioni di casi, i cinici (come li chiama l’OMS quando parla di questa faccenda) avrebbero gridato ai quattro venti che i vaccini causano la malattia da cui dovrebbero proteggere. Per esempio nel libro di un famoso critico delle vaccinazioni si può leggere: “In India l’aumento dei casi ha fatto sempre seguito ai programmi di vaccinazioni di massa (…)”.

Un’altra delle loro strategie nel tentativo di provare che i vaccini siano inutili è strappare dal contesto generale i pochi casi di fallimento vaccinale. Nessuno ha mai negato che i vaccini non proteggano il 100% dei vaccinati o che possano perdere parzialmente l’efficacia dopo un certo numero di anni. Le strategie vaccinali tengono in conto anche queste caratteristiche ed è uno dei motivi per cui si spinge per raggiungere e mantenere il più alto numero di vaccinati possibili. In questo modo è protetta indirettamente anche la piccola percentuale che rimane suscettibile tra i vaccinati e naturalmente anche chi per l’età o perché soffre di una patologia non può essere vaccinato.

Per tornare al vaiolo, penso che molti dei lettori abbiano visto qualche volta i grafici usati dagli antivaccinisti in cui cercano disperatamente di dimostrare che il vaccino contro il vaiolo non può essere responsabile della sparizione di questa malattia dal mondo. Quei grafici sono da prendere con le pinze perché sono estrapolati dal contesto e non provano affatto che il vaccino anti-vaioloso è stato inefficace.

La seguente tabella proviene da un libro tedesco del 1896, terza edizione, dal titolo “Blattern und Schutzpockenimpfung – Denkschrift zur Beurtheilung des Nutzens des Impfgesetzes vom 8 April 1874 und zu Wuerdigung der dagegen gerichteten Angriffe” [3].

Vaccini vaiolo Austria Prussia diciannovesimo secolo
Penso che sia molto evidente quanto abbia contribuito il vaccino a liberarci dal terribile vaiolo. Il confronto tra due Paesi molto simili nello stesso periodo di tempo, uno con altissima copertura vaccinale (grazie all’obbligo vaccinale) e un altro con bassa copertura vaccinale (senza obbligo) dovrebbe spazzare via ogni dubbio sull’efficacia del vaccino.

Bibliografia

  1. Idiosincrasia: che significa e quando si dice?”, Simona Casavecchia, 23 ottobre 2017
  2. World Health. “Smallpox is dead!“, Rivista ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Maggio 1980
  3. “Blattern und Schutzpockenimpfung – Denkschrift zur Beurtheilung des Nutzens des Impfgesetzes vom 8 April 1874 und zu Wuerdigung der dagegen gerichteten  Angriffe” Ufficio Sanitario Imperiale, 1896, Berlin, Verlag von Julius Springer

Autore Ulrike Schmidleithner

Una mamma che segue dall’inizio del 2002 con grande passione la questione vaccini. In tutti questi anni ha approfondito ogni aspetto di questo tema. Conosce praticamente tutti gli argomenti usati dalle persone contrarie alle vaccinazioni. Ha controllato accuratamente ciascuno di questi assunti e ha scritto moltissimi articoli sul suo blog Vaccinar...SI’! e sulla pagina Facebook omonima, per spiegare in modo pacato e comprensibile anche a chi non ha studiato medicina come stanno realmente le cose secondo il parere della comunità scientifica. Ha sempre fatto controllare i suoi articoli da uno o più esperti per assicurare la correttezza scientifica, che è indispensabile per un tema così importante. Sul nostro sito cura “La rubrica della mamma” in cui si rivolge ai genitori stando al loro fianco.
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