Il vaccino contro il morbillo è ancora efficace?
A volte mi è capitato di sentire che, a causa delle strategie vaccinali contro il morbillo, si siano sviluppati “ceppi mutati” dai quali il vaccino non è in grado di proteggerci. Si tratta di una delle tante dicerie che rischiano di far prendere una decisione pericolosamente sbagliata, cioè di non far vaccinare i figli perché non ci si fida dell’efficacia del vaccino. Anche se di solito il rifiuto vaccinale è dovuto in prima linea alla paura ingiustificata di gravi reazioni o addirittura di danni da vaccino.
In realtà gli antigeni del virus del morbillo sono straordinariamente stabili. La parola antigene è composta dall’abbreviazione delle parole “anti(corpo)” e “gen(erator)” cioè una molecola che genera anticorpi nel momento in cui viene a contatto con il sistema immunitario. Del virus del morbillo esiste un solo sierotipo (cioè portatore delle caratteristiche antigeniche) e questo spiega perché da tempi immemori si osserva che generalmente chi ha avuto il morbillo non lo contrae una seconda volta. Infatti, il morbillo dà immunità a vita.
È vero che del virus del morbillo si conoscono attualmente 24 differenti genotipi [1] [2] ma per nostra fortuna queste differenze non riguardano la risposta immunitaria. Altrimenti non sarebbe possibile rimanere immuni per il resto della vita, dopo aver contratto il morbillo: ci si ammalerebbe varie volte, ogni volta che si viene infettati da un genotipo diverso.
Se facciamo un paragone con un paese e i suoi abitanti è come se il sierotipo rappresentasse la nazionalità e il genotipo il nome proprio degli abitanti. Il determinante che il virus del morbillo deve manifestare per essere riconosciuto dal sistema immunitario corrisponde alla nazionalità (il sierotipo) a prescindere dal nome proprio (il genotipo).
La varietà dei genotipi permette agli esperti della salute pubblica di monitorare la catena di trasmissione del virus e aiuta nelle indagini per scoprire da quale Paese il virus è stato importato. Inoltre si può confermare o escludere che si è di fronte a una reazione vaccinale (in una piccola percentuale dei vaccinati si possono manifestare febbre e rash). Importante è sottolineare che il virus vaccinale non è trasmissibile, quindi se un vaccinato ha questo tipo di reazione non rappresenta una fonte di contagio. Infatti, fino a oggi tutti i focolai ed epidemie sono stati causati dai genotipi dei virus selvaggi (classificati da B – per esempio B2, B3 -, C, D, E, F…). Il virus vaccinale appartiene al gruppo A, al quale non appartiene nessun virus selvaggio.
Per ricapitolare: due (sempre due!) dosi di vaccino antimorbillo (che è contenuto nel cosiddetto MPR, il quale protegge contemporaneamente anche da parotite e rosolia) sono molto efficaci, e chi ha a cuore la salute dei figli preferisce senza dubbio la protezione messa a disposizione grazie all’ingegno dell’uomo e che si sostituisce elegantemente all’immunità “naturale” che invece richiede uno scotto molto alto: vite umane! A rischio sono soprattutto i bambini nei primi cinque anni di vita e pazienti immunodepressi o con altre gravi patologie. La vaccinazione è un ottimo scudo contro queste disgrazie ed è quindi decisamente la scelta più saggia.
Bibliografia
(1) World Health Organization, Geneve
Weekly epidemiological Record , N°. 30, 24 July 2015
“Genetic diversity of wildtype measles viruses and the global measles nucleotide surveillance database (MeaNS)”
(2) Centers of Disease Control and Prevention, Atlanta (CDC)
“Genetic Analysis of Measles Viruses”
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