Iniziamo col dire che la tosse “serve”. In altre parole, la tosse non è inutile. D’accordo, dà fastidio al bambino e può far passare notti insonni ai suoi genitori: ma è utile per liberare le vie aeree dal materiale presente. Per esempio la tosse aiuta a rimuovere l’eccesso di muco. Beninteso, la tosse è anche un mezzo attraverso cui si trasmettono malattie infettive. Quindi, non dimentichiamo mai che qualsiasi cosa ci inventiamo per alterare la funzione protettiva della tosse – quella, per così dire “liberante” – può avere qualche controindicazione.
Perché viene la tosse?
Le cause della tosse sono diverse e possono variare anche a seconda dell’età del bambino. L’età in cui la tosse è più frequente è quella tra i 18 mesi e i sei anni. In questo periodo è dovuta soprattutto alle infezioni virali ricorrenti: “I bambini possono avere fino a otto episodi di tosse all’anno e ciascuno dura in genere da una a due settimane”, spiega Maurizio Bonati, capo del Dipartimento di salute pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano. “I genitori spesso sono preoccupati che il loro bambino possa avere qualcosa di anormale e talvolta ritengono che questi episodi di tosse possano essere prevenuti con la terapia antibiotica: in questi casi il medico dovrebbe prendersi il tempo di un colloquio approfondito sulla natura di questi sintomi che, quasi sempre, passano da soli.” Insomma, la migliore cura è il colloquio tra il medico e le mamme e i papà.
D’accordo: ma si può fare qualcosa per far star meglio il bambino?
In primo luogo bisogna essere certi che il bambino non abbia inalato un corpo estraneo, cosa che avviene più spesso nei maschietti e durante il gioco. Quindi, in presenza di un bimbo che tossisce con insistenza di notte nel proprio letto, possiamo stare tranquilli, almeno da quel punto di vista. Poi – anche se sembra una raccomandazione superflua – dobbiamo evitare assolutamente di esporre il bambino al fumo. In generale, i genitori dovrebbero dare ogni possibile informazione al medico perché lui possa essere nella migliore condizione per poter fare una diagnosi: quando il bambino ha iniziato a tossire? Ha febbre? Ha dolore al petto? Ha vomitato? Che aspetto hanno le secrezioni? È una tosse notturna? Il bimbo tossisce di più dopo mangiato? La tosse è collegata alle stagioni?
Come si diceva all’inizio, gran parte delle volte l’organismo si protegge tossendo: i medici definiscono la tosse “produttiva” anche per questa ragione, perché svolge l’importante funzione di espellere del muco o altre sostanze (polvere, pollini ecc.) dai bronchi o dalla trachea. In generale, le cose da fare sono dare da bere al bambino mantenendolo il più possibile idratato, non tenere la casa troppo riscaldata e rendere più umido l’ambiente nel quale lui vive (mantenendo il tasso di umidità intorno al 50%). I lavaggi nasali e l’aerosol con soluzione fisiologica sono tutti mezzi per “sciogliere” il muco e attenuare l’irritazione. Una cosa importante: una terapia farmacologica che sopprima la tosse è quasi sempre controindicata perché può contribuire a ritardare la diagnosi. Inoltre, pur essendoci in commercio molti farmaci cosiddetti anti-tosse, per nessuno di essi l’efficacia nel ridurre questo sintomo è documentata da studi clinici di qualità e numerosità di partecipanti adeguata.
Il miele può servire a qualcosa?
Tra i liquidi da far bere spesso il bambino sono comprese anche le tisane e il latte e miele. Diciamo subito che l’uso di sostanze ad azione emolliente può indirettamente simulare l’effetto dei farmaci soppressori della tosse. Si ipotizza che queste sostanze formino un rivestimento protettivo sopra i recettori della tosse localizzati a livello della faringe. Dei ricercatori esperti in malattie dell’apparato respiratorio sono andati a vedere quali risultati hanno dato gli studi che hanno valutato l’efficacia del miele nel ridurre la tosse, a confronto con dei medicinali o con una sostanza inerte, il placebo. Tra tutte le ricerche condotte fino a oggi, sono stati giudicati “utili” ai fini di questa valutazione sei studi che, in realtà, non hanno coinvolto molti bambini (solo 899, complessivamente), ma che sono sufficienti per farsi un’idea sulla possibile efficacia della somministrazione di miele al bambino con la tosse. È importante sapere, inoltre, che i “bambini “coinvolti in queste ricerche erano di età abbastanza diversa: dai 12 mesi ai… 18 anni, e che due studi erano stati finanziati da industrie farmaceutiche e due da organismi interessati al commercio del miele (uno israeliano e uno statunitense).
Cos’hanno trovato questi studi?
È probabile che il miele riduca la tosse più di quanto facciano il placebo e il salbutamolo (un medicinale che favorisce la dilatazione dell’albero bronchiale: un broncodilatatore) quando venga dato al bambino per una durata inferiore ai tre giorni. Dall’analisi degli studi effettuata sotto la supervisione dei ricercatori del Cochrane Acute Respiratory Infections Group sembra anche che il miele sia più efficace nel dare sollievo al bambino e nel ridurre l’impatto negativo della tosse sul sonno notturno, rispetto al non somministrare alcunché (Oduwole, 2018). L’efficacia del miele è simile a quella del destrometorfano, un medicinale antitosse che peraltro, in uno studio pubblicato nel 2004 su un’importante rivista internazionale di pediatria, non si era dimostrato più efficace del placebo (vale a dire di una sostanza inerte) (Paul, 2004).
In definitiva, cosa si può fare per il bambino che tossisce?
Come dicevamo, la cosa più importante è mantenere umido l’ambiente dove vive e riposa. Farlo bere molto e fare i lavaggi nasali con soluzione fisiologica. Bisognerebbe fare attenzione ed evitare di seguire i consigli che si trovano su internet, perché sopravvalutano quasi sempre l’efficacia dei farmaci senza mettere in guardia dai possibili effetti indesiderati (Pandolfini, 2000). Anche per questo, spiega Maurizio Bonati, “il nostro gruppo del Mario Negri sta lavorando da anni al progetto Lo sai mamma? che vuole proprio aiutare i genitori costruendo insieme delle risposte sensate ai bisogni di salute del bambino”. Sarebbe meglio essere prudenti anche nel richiedere al medico di prescrivere comunque “qualcosa”, perché non è infrequente che le indicazioni del medico curante – forse per “accontentare” una mamma impaziente – non siano basate su evidenze scientifiche solide (Cazzato, 2001). Volendo possiamo dare del miele al bambino, ma solo dopo che abbia compiuto un anno, consigliano i ricercatori della Cochrane. Sapendo che l’efficacia del miele è modesta e transitoria. Non inferiore a quella dei medicinali in commercio, però.
Scheda realizzata in collaborazione con Maurizio Bonati e Antonio Clavenna, del Dipartimento di salute pubblica dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri.
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