A oggi non esistono prove del fatto che gli animali domestici possano trasmettere all’essere umano il virus SARS-CoV-2 e svolgere un ruolo attivo nella diffusione di Covid-19 [1], che – lo ricordiamo – si diffonde principalmente attraverso le goccioline prodotte quando una persona infetta tossisce, starnutisce o parla [2]. Tuttavia, poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che gli animali domestici possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette, analogamente a quanto si verifica per le persone conviventi, è importante proteggere gli animali di pazienti affetti da Covid-19, limitando la loro esposizione.
Ci sono animali domestici più a rischio di altri?
Da studi effettuati in laboratorio su alcune specie domestiche – in aggiunta ai casi di infezione avvenuta naturalmente, per contatto – risulterebbe confermata la suscettibilità del gatto, del furetto e, in misura minore, del cane. Per gli altri animali da compagnia, invece, non sono ancora disponibili evidenze [3]. Dalle segnalazioni pervenute ai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi – l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America – oltre a un piccolo numero di cani e gatti domestici, sono risultati positivi diversi leoni e tigri in uno zoo di New York, poiché esposti a un dipendente infettato dal SARS-CoV-2 [4]. Stessa fonte di infezione per alcuni visoni (strettamente imparentati con i furetti) in diversi allevamenti nei Paesi Bassi, in Danimarca, in Spagna e negli Stati Uniti [4].
Se possono contrarlo, perché gli animali domestici non possono trasmettere Covid-19?
Gli animali domestici – in particolare cani e gatti – che vivono con persone affette da Covid-19 sviluppano rapidamente anticorpi capaci di neutralizzare il virus. I cani appaiono poco suscettibili al SARS-CoV-2 e si registrano infezioni asintomatiche, mentre i gatti possono sviluppare patologie respiratorie, comunque in forma lieve.
A confermarlo è stato un recente studio in pre-pubblicazione, ovvero in attesa che venga completata la procedura di verifica (peer-review) necessaria per ottenere il via libera da parte della comunità scientifica [5]. Tra gli autori dello studio anche Nicola Decaro, professore ordinario presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari, che già a metà marzo aveva diffuso sul canale YouTube della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani un video per tranquillizzare le persone sulla possibile trasmissione da cani e gatti. I ricercatori coinvolti nello studio hanno raccolto e analizzato i dati di 817 animali domestici sottoposti a tampone nel corso di visite di routine, soprattutto in Lombardia (ma anche in altre Regioni del Nord Italia, particolarmente colpite dal virus nei mesi da marzo a maggio). In questa vasta indagine epidemiologica è stato scoperto che “gli animali da compagnia che vivono in aree ad alta infezione umana possono essere infettati”. Tuttavia, “sulla base delle attuali conoscenze” affermano i ricercatori “è improbabile che gli animali domestici infetti svolgano un ruolo attivo nella trasmissione del SARS-CoV-2 all’uomo. Tuttavia, la trasmissione da animale a uomo può essere più probabile in determinate condizioni ambientali, come l’elevata densità di popolazione animale riscontrata negli allevamenti di visoni infetti” [5].
La ricerca mette in luce che gli animali d’affezione riescono a produrre una sufficiente risposta immunitaria al SARS-CoV-2, dal quale guariscono rapidamente. Questo significa anche che cani e gatti non costituiscono una fonte di pericolo per gli esseri umani. I ricercatori concludono che, nonostante “i bassi rischi di trasmissione agli esseri umani, la sorveglianza sierologica degli animali da compagnia potrebbe essere utile per eliminare ogni potenziale pericolo” [5].
Dottore, come posso proteggere il mio animale domestico?
Innanzitutto, non è giustificato per nessun motivo adottare misure che possano compromettere in qualche modo il benessere del proprio animale.
Sebbene attualmente non vi siano evidenze scientifiche del fatto che cani, gatti o altre specie di animali domestici concorrano alla diffusione del virus SARS-CoV-2, viene raccomandato, dal Ministero della Salute, un atteggiamento precauzionale [2]. Per garantire il benessere e la salute degli animali nei nuclei con persone con sospetta o confermata positività alla malattia, occorre adottare una serie di misure igieniche di base, come indicato sempre dal Ministero della Salute [6]:
1. Lavarsi le mani prima e dopo essere stato fuori casa o aver accarezzato gli animali.
2. Lavarsi le mani dopo aver maneggiato il loro cibo o le loro provviste.
3. Evitare di baciare, di essere leccato dagli animali o di condividere il cibo.
4. Al ritorno dalla passeggiata, pulire sempre le zampe degli animali domestici evitando prodotti aggressivi e a base alcolica poiché possono provocare prurito, preferendo invece prodotti senza aggiunta di profumo (es. acqua e sapone neutro).
Le persone infette da SARS-CoV-2 dovrebbero preferibilmente evitare il contatto ravvicinato con i loro animali domestici, in primo luogo indossando una mascherina e, quando possibile, delegandone la cura ad altri [7]. In caso si sospetti o si abbia conferma di essere stati contagiati, se nel nucleo abitativo sono presenti animali domestici è necessario segnalarlo ai servizi veterinari della ASL. In questo modo, al momento del primo tampone effettuato sul paziente, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento degli animali da compagnia e da remoto sarà monitorato anche il loro stato di salute [8].
Non dimentichiamo che adulti e bambini possono beneficiare della presenza in casa di un animale domestico, soprattutto in questo momento particolarmente difficile. Come abbiamo già detto nella scheda “Stare con un animale, per una persona anziana, può essere una cura?” si sta diffondendo molto anche la pet therapy, soprattutto nelle residenze per anziani. Il contatto con un animale, infatti, accresce la disponibilità relazionale e comunicativa, contribuendo, attraverso la cura e le attenzioni verso l’animale, a sviluppare un impatto positivo sull’umore, riducendo la solitudine, gli stati d’ansia e la depressione [6].
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