Da dove nasce questa convinzione?
Alla fine degli anni Novanta le cronache riportavano il caso di un medico modenese, Luigi Di Bella, che sosteneva di aver ideato un “metodo” per curare tutti i tumori e anche molte altre malattie. La cura consisteva in un insieme di farmaci: somatostatina, vitamine, melatonina, chemioterapici. Di Bella non effettuò mai sperimentazioni né pubblicò dati riguardanti la presunta efficacia del suo metodo, ma la notizia ebbe grande diffusione perché i media parlavano di malati guariti ed effetti verificati.
In realtà, in seguito al caos iniziale dovuto alla pressione mediatica e alla conseguente spinta popolare, furono effettuate alcune sperimentazioni: una nazionale affidata a vari ospedali italiani e una regionale in Lombardia. Inoltre furono analizzate tutte le cartelle e i documenti in possesso del prof. Luigi Di Bella.
La sperimentazione nazionale fu un fallimento in quanto dei 1.155 pazienti nessuno ebbe un risultato clinicamente rilevante; e un risultato paragonabile si ebbe nella sperimentazione regionale lombarda, nessuna guarigione né miglioramento significativo.
L’analisi dell’archivio personale di Di Bella, che dichiarava più di 20.000 casi trattati, mostrò che in realtà quelli catalogati erano 3.076 e di questi solo 248 erano leggibili o con elementi sufficienti per giudicare gli effetti del “metodo”. I pazienti, a due anni dalla diagnosi, erano tutti deceduti tranne uno. I risultati clinici di chi si era sottoposto alla presunta cura erano nulli, paragonabili alla sopravvivenza dei pazienti in assenza di cure. Dal punto di vista scientifico, quindi, il fatto di non avere elementi che facciano sospettare un effetto anticancro di questo “metodo” è stato confermato sia statisticamente che sperimentalmente dai test.
Esistono studi che confermano la validità del “metodo Di Bella”?
Gli studi effettuati in passato smentiscono assolutamente la validità di questa presunta cura; esistono studi che sembrerebbero mostrare effetti ma si tratta di dati scadenti e pubblicati tutti dallo staff di Di Bella o da collaboratori. Nessuno studio indipendente, compresi quelli della sperimentazione, mostra un effetto curativo di questo “metodo”.
Esistono testimonianze che confermerebbero la validità del “metodo”?
Come in tutte le cure alternative per il cancro si crea, nei confronti di chi le pubblicizza, una sorta di “culto della personalità”. È successo anche nel caso di Di Bella, per il quale sono nati gruppi di sostegno, pagine internet e appassionati che ne diffondono le teorie. Una caratteristica di questi gruppi è quella di diffondere testimonianze personali nel tentativo di coinvolgere maggiormente chi cerca informazioni.
Nella ricerca scientifica, però, le testimonianze hanno un valore relativo, soprattutto quando provengono da fonti non controllate o non controllabili. Nel caso del “metodo Di Bella”, come negli altri casi di presunte cure per il cancro, le testimonianze appaiono proprio su internet, sui social network o in altri ambiti senza valore scientifico. In molti di questi casi, inoltre, i pazienti hanno effettuato varie cure alternative a quelle standard, spesso in contemporanea. Per questo motivo non c’è nessun interesse clinico nel considerare attendibili questi casi.
Alla luce delle sperimentazioni scientifiche, delle conoscenze mediche e di quanto sappiamo, non vi è alcun elemento che mostri efficacia antitumorale del cosiddetto “metodo Di Bella”.
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