Gli ambienti chiusi proteggono i bambini dall’inquinamento?

27 Febbraio 2018 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Per rispondere a questa domanda chiediamo il parere a Laura Todesco, Laura Reali e Giacomo Toffol, Pediatri per un Mondo Possibile dell’Associazione Culturale Pediatri che hanno dedicato un intero capitolo del libro “Inquinamento e salute dei bambini” [1] al tema all’inquinamento dell’aria negli ambienti di vita, per inquadrare e dare delle indicazioni per prevenirlo o ridurre il rischio ad esso connesso.

Numerosi studi hanno dimostrato come la concentrazione di quasi tutti gli inquinanti atmosferici risulti maggiore all’interno rispetto all’esterno delle abitazioni, per l’effetto “intrappolamento dell’aria esterna” associato alla produzione di inquinanti propri dell’ambiente interno [2-5]. È dunque opportuno prendere consapevolezza di questo problema tenuto conto che i bambini trascorrono molte ore della giornata in ambienti chiusi.

Da una ricerca sulle abitudini dei bambini italiani tra i 6 e i 17 anni realizzata nel 2016 per Save the Children, risulta che il 63% degli intervistati passa il tempo libero prevalentemente a casa propria o di amici, il 18% di essi non gioca mai o quasi mai fuori con gli amici, e un altro 18% lo fa solo qualche volta al mese [6]. “È quindi fondamentale conoscere i rischi legati all’inquinamento negli ambienti chiusi, in modo da garantire la maggior salubrità possibile degli ambienti in cui i ragazzi trascorrono la maggior parte delle loro giornate”, suggeriscono i pediatri.

Quali sono le principali fonti di inquinanti in casa?

Le principali fonti di inquinanti propri dell’abitazione sono: la polvere domestica, le muffe, i materiali da costruzione, gli arredi, i diversi rivestimenti dalle pitture murali alle vernici e pavimentazioni. A questi si aggiungono composti con un potenziale effetto nocivo sulla nostra salute che vengono rilasciati dalle attività umane, come per esempio il fumo di sigarette, i processi di combustione, i prodotti per la pulizia della casa (dai detersivi agli insetticidi), l’uso di impianti di condizionamento e di stampanti. Tra le sostanze potenzialmente nocive per la salute del bambino ci sono composti organici volatili, benzene, biossido di azoto, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (soprattutto benzo[a]pirene), monossido di carbonio, naftalene, radon, tricloroetilene e tetracloroetilene.

Anche le scuole sono fonte di inquinamento?

Lo studio SEARCH (School Environment and Respiratory Health of Children) ha analizzato la concentrazione di PM10, formaldeide, benzene, toluene, etilbenzene, xilene, e NO2 all’interno e all’esterno delle scuole di sei Paesi europei, tra cui l’Italia. La conclusione è stata che le concentrazioni di questi inquinanti sono generalmente più alte nell’aria indoor e che gli effetti sulla salute dei bambini associati alla situazione sono l’aumento di malattie allergiche e asma [7].

I fattori principali che contribuiscono a rendere le scuole un ambiente non salubre sono l’affollamento delle aule, la permanenza prolungata al loro interno, il ricambio dell’aria insufficiente, l’accumulo di sostanze di provenienza diversa che come nelle abitazioni sono sorgenti di composti inquinanti (materiale di arredo, materiali della pulizia, strumenti didattici, ecc.).

Come è possibile non rendere abitazioni e scuole degli ambienti inquinati?

I Pediatri per un Mondo Possibile riconoscono che “presa consapevolezza delle fonti inquinanti e degli inquinanti stessi è facile trarre un senso di impotenza nei confronti dei rischi per la salute connessi all’inquinamento indoor, tanto grande e varia è la quantità degli elementi in causa. Nondimeno crediamo sia da porre in rilievo un aspetto del problema che dovrebbe consentirci una dose di ottimismo: una buona parte dell’inquinamento indoor è conseguenza delle nostre scelte personali e dei nostri stili di vita e come tale soggetta al nostro controllo. Mentre l’inquinamento esterno, l’inquinamento del cibo e dell’acqua sono causati da fattori che sfuggono al nostro controllo, l’inquinamento degli ambienti chiusi e molto più soggetto alle nostre scelte. Basti pensare al fumo di tabacco, che è uno dei più pericolosi inquinanti degli ambienti chiusi, la cui tossicità è supportata dalla più ampia rassegna di evidenze scientifiche e la cui presenza o assenza dipende solo dalla nostra volontà”.

Come prevenire l’inquinamento indoor?

Dobbiamo arieggiare gli ambienti. Poi, per la pulizia domestica dovremmo usare rimedi naturali come sapone di Marsiglia, aceto, bicarbonato e soda. Ridurre il più possibile tipologia e quantità di prodotti e se possibile conservarli all’esterno dell’abitazione e fuori dalla portata dei bambini. Scegliere pitture e vernici senza formaldeide e a basso contenuto di composti organici volatili e di altre sostanze tossiche, previlegiando prodotti con il marchio di qualità dell’Unione Europea (Ecolabel) che ne certifica il ridotto impatto ambientale.

In caso di ambienti umidi è opportuno garantire un’adeguata ventilazione, eliminare tappeti e moquette che trattengono l’umidità ed eventualmente usare un deumidificatore. Non da ultimo non fumare in casa anche quando i bambini sono assenti: il fumo di tabacco ha una particolare persistenza nell’ambiente. È stato dimostrato che residui di nicotina restano sulle superfici degli arredi, sui vestiti, nella polvere e con il tempo vengono rilasciati nell’ambiente dove, interagendo con altre sostanze, si trasformano in nitrosamine cancerogene che possono essere ingerite, inalate o assorbite attraverso la cute [8]. Nel fumo di tabacco sono stati individuati più di 200 composti elementari, molti dei quali irritanti, tossici, cancerogeni o mutageni. Tra gli effetti sulla salute del fumo passivo: danni prenatali con riduzione dell’accrescimento ponderale, SIDS, patologie respiratorie, atopia e asma, patologie cardiocircolatorie [9]. Negli ultimi anni alcuni studi hanno inoltre evidenziato un’associazione tra esposizione a fumo passivo e ADHD, DSA e disturbi del comportamento, anche se non si può parlare per il momento di un vero nesso causale [10].

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Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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