Tra tante notizie contraddittorie che hanno travolto il pubblico in questa pandemia ci sono quelle relative al rischio di Covid-19 per chi soffre di asma. Gli asmatici, infatti, sono inseriti negli elenchi delle categorie a rischio, per cui la vaccinazione risulta prioritaria. Eppure, secondo alcuni studi, le loro probabilità di infettarsi sembrano inferiori a quelle dei soggetti non asmatici. Perché allora una raccomandazione addirittura più forte che nella popolazione generale? Perché quando il coronavirus raggiunge i polmoni di adulti e bambini che soffrono di asma, la malattia può evolversi in maniera più grave. Il ridotto rischio di contagiarsi, in bambini e adulti asmatici, potrebbe dipendere semplicemente da un comportamento più prudente. Forse, conoscendo la brutta sensazione di sperimentare una fame d’aria, questi individui mettono in atto più precauzioni della popolazione generale per evitare di infettarsi [1].
Dottore, come mi comporto se soffro di allergie?
Un altro aspetto che può trattenere gli asmatici dalla vaccinazione è il timore di reazioni allergiche, dal momento che alcune forme della malattia sono riconducibili a fenomeni di questo tipo, per esempio quando l’attacco asmatico si verifica per l’esposizione a pollini, polvere o peli e forfora di animali domestici.
Ebbene, nei vaccini non c’è nessuno di questi fattori, né sostanze che possano reagire in modo crociato con questi. Anche per gli asmatici su base allergica, quindi, la vaccinazione non presenta nessun rischio in più rispetto alla popolazione generale, mentre in questi pazienti, come si è detto, i vantaggi nell’evitare la malattia nelle sue forme più gravi sono sicuramente più rilevanti.
D’altra parte nessuna delle forme allergiche più comuni rappresenta una controindicazione alla vaccinazione. Perfino chi ha avuto reazioni allergiche gravi ad alimenti, ad animali domestici, al veleno di insetti, all’ambiente o al lattice può essere tranquillamente vaccinato, così come coloro che hanno avuto casi di allergie in famiglia. Basta che lo segnalino e, se ritenuto necessario, saranno trattenuti più a lungo in osservazione dopo l’inoculazione. Nei casi più a rischio, per esempio quando l’individuo ha avuto in passato una reazione grave a un altro vaccino o a un farmaco iniettabile, il medico potrà valutare l’opzione di procedere in una struttura protetta, come un ospedale, dove nella remota eventualità di uno shock anafilattico sarebbe facile intervenire.
Una recente metanalisi ha considerato nel loro insieme i dati raccolti nel corso di 26 studi internazionali che coinvolgevano in tutto oltre 26 milioni di persone a cui era stato somministrato il vaccino di Pfizer o di Moderna. In totale, è stato stimato che reazioni allergiche meno gravi, senza anafilassi, si verificano in meno di 9 casi ogni 100.000 vaccinazioni, mentre si sono registrati meno di 6 shock anafilattici ogni milione di vaccinazioni [2]. In Italia, al momento dell’ultimo Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19 di AIFA, non era segnalato nessun caso di shock anafilattico fatale dall’inizio della campagna vaccinale [3].
Secondo il vademecum operativo della Società Italiana di Medicina Generale [4], quindi, le condizioni che fanno pendere a sfavore della vaccinazione la bilancia dei rischi e benefici si contano sulle dita di una mano, come abbiamo visto recentemente nella scheda “Molte persone non possono vaccinarsi contro Covid-19?”. Pochissime, di conseguenza, sono le persone che non possono essere vaccinate. Nei rari casi in cui questo accade, poi, le controindicazioni sono rivolte verso uno specifico prodotto, per cui resta in genere la possibilità di ricorrere a un vaccino di un altro tipo.
L’unica vera e assoluta controindicazione al vaccino è infatti rappresentata dalla presenza di ipersensibilità nota al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti.
Dottore, è possibile sapere a quale principio attivo una persona potrebbe essere allergica?
Le sostanze che potrebbero provocare reazioni sono i polietilene-glicole (PEG) contenuti in diversa forma chimica in entrambi i vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna), e la trometamina, presente solo in quello di Moderna. I PEG si trovano comunemente in farmaci, prodotti per la casa e cosmetici, per cui devono verificare se possono essere a rischio di reazioni allergiche gravi a questi vaccini le persone che hanno avuto reazioni importanti con l’uso di qualcuno di questi prodotti, mentre la trometamina, oltre che in alcuni farmaci, si trova nei mezzi di contrasto usati per radiografie o TC. Anche in questo caso, se qualcuno ha avuto problemi dopo un esame di questo tipo, è bene che lo dica al medico per verificare se si tratta proprio di questo tipo di allergia.
Anche nei vaccini a vettore virale come AstraZeneca e Johnson & Johnson è contenuta una sostanza che può provocare gravi reazioni allergiche: è il polisorbato 80, contenuto, oltre che in alcuni alimenti, in molti farmaci, inclusi vaccini e preparazioni di anticorpi monoclonali. Sebbene sia possibile che chi ha avuto in passato reazioni a PEG o polisorbato sia ipersensibile anche all’altra sostanza, sarà il medico, dopo un consulto allergologico, a decidere se è possibile usare l’uno o l’altro vaccino, eventualmente in una situazione protetta.
Lo stesso andrà fatto in caso di reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino contro Covid-19, con un’attenta valutazione del rapporto tra rischio e beneficio a livello individuale.
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