Secondo i dati dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), l’agenzia europea per il controllo e la prevenzione delle malattie, è “boom di infezioni” di morbillo e pertosse [1]. Non c’è attualmente un concreto rischio di epidemia, ma questo aumento di casi non è da sottovalutare.
Stanno, infatti, calando i tassi di vaccinazione che, da decenni, forniscono l’unica e più efficace soluzione per evitare gravi complicanze ed epidemie per entrambe le malattie. Nonostante i vaccini siano obbligatori, esistono ampie fasce di popolazione non immunizzate. Basti pensare che negli ultimi tre anni in Europa oltre 1,8 milioni di bambini non hanno ricevuto il vaccino per il morbillo che resta, nel mondo e soprattutto nei Paesi a basso reddito, una delle principali cause di morte nell’infanzia [2]. In Italia, tra il primo gennaio e il 31 marzo 2024 sono stati segnalati oltre 200 casi di morbillo: l’88% dei soggetti contagiati non era vaccinato [3].
Dottore, quali sono le categorie più a rischio di contagio?
Tutti coloro che non sono vaccinati. Sebbene siano note come malattie infantili, il morbillo e la pertosse possono colpire a ogni età. Entrambe le infezioni sono altamente contagiose e l’unico mezzo per non ammalarsi è immunizzarsi con il vaccino.
Per quanto riguarda il morbillo anche aver avuto la malattia rende immuni per tutta la vita: impossibile, cioè, essere contagiati una seconda volta. La pertosse, invece, si può ripresentare perché gli anticorpi che si sviluppano dopo l’infezione o dopo la vaccinazione non durano nel tempo.
Dunque, fra le categorie più a rischio ci sono i bambini più piccoli che non hanno ancora ricevuto il vaccino. A loro si aggiunge una importante quota di adulti con oltre 40 anni di età; fra questi sono compresi soprattutto coloro che non sono stati vaccinati – all’epoca in cui questo dispositivo non era ancora obbligatorio – e, in misura minore, coloro che non sono mai stati contagiati da bambini. Il morbillo è pericoloso anche per le donne durante la gravidanza: può causare parti prematuri e basso peso per il nascituro.
Finché la maggior parte della popolazione ha seguito le raccomandazioni o gli obblighi sulle vaccinazioni, anche i non vaccinati sono stati protetti dal contagio, grazie all’immunità di comunità (nota anche come immunità di gregge o di gruppo). Adesso, come abbiamo visto, questa protezione sta diminuendo [1,2].
Dottore, che cos’è l’immunità di gregge?
Quando la percentuale di persone vaccinate per una specifica malattia è sufficientemente alta, i virus o i batteri si diffondono con più difficoltà. Risultano così meno esposte, indirettamente, anche le persone prive di vaccino. In pratica anche chi non può vaccinarsi per motivi di salute o chi si rifiuta di farlo ha meno probabilità di entrare in contatto con l’agente infettivo.
Nel caso del morbillo, l’immunità di gregge che si raggiunge con il 95% di copertura vaccinale in una popolazione può interrompere i contagi [4]. Immunità di gregge che non si era raggiunta durante la pandemia di coronavirus, ma di questo abbiamo parlato nella scheda “Per Covid-19 l’immunità di gregge è vicina?”.
Ma l’immunità, sia personale sia gregge, non si raggiunge anche ammalandosi?
Come abbiamo visto, è vero che, dopo il contagio, si è immuni dal morbillo per il resto della vita, ma non è così per la pertosse. In ogni caso, il modo più sicuro e sano per “guadagnare” l’immunità resta il vaccino [4,5].
Dottore, perché il morbillo è pericoloso?
Intanto ricordiamo che si tratta di una malattia infettiva; è, infatti, provocata da un virus estremamente contagioso che si diffonde con secrezioni da naso e bocca. Si sa che il 90% delle persone esposte all’infezione contrae la malattia. L’incubazione è abbastanza lunga, può arrivare a 18 giorni, nel frattempo il rischio di contagio è molto, molto alto.
I sintomi sono quelli di un forte raffreddore, con febbre alta, nei primi giorni; in seguito compare la caratteristica eruzione cutanea su tutto il corpo. I tempi di guarigione sono compresi fra le due e le tre settimane. Non avendo a disposizione un farmaco specifico, si fa ricorso ad antivirali e antinfiammatori e, se necessario, antibiotici. Insomma, è una malattia impegnativa, soprattutto per gli adulti, e occorre curarsi con attenzione per evitare complicanze che, in rari casi, possono portare alla morte [6].
Prima dell’introduzione del vaccino nel 1963 si verificavano epidemie di morbillo ogni due, tre anni, causando oltre due milioni e mezzo di morti ogni anno [2].
Anche la pertosse è così contagiosa?
Sì, è altrettanto contagiosa. A differenza del morbillo, è causata da un batterio. Si manifesta in una modalità diversa, con attacchi di tosse violenti, simili a convulsioni, difficili da sedare, e che possono durare fino a sei settimane, con picchi anche di dieci settimane. Come abbiamo premesso, l’immunizzazione dalla pertosse non è definitiva. Per questo, occorrono più dosi di vaccino (i richiami). Ammalarsi da grandi non presenta rischi gravi; quando sono i più piccoli a essere contagiati non si deve trascurare il rischio di sovrainfezioni, come polmoniti o bronchiti e, raramente, encefaliti [1].
Attualmente la popolazione italiana ha in parte perso l’immunizzazione perché, all’epoca dell’introduzione del vaccino, circa trenta anni fa, non erano previste le dosi successive [7].
Dottore, chi non avuto morbillo e pertosse da piccolo dovrebbe vaccinarsi adesso?
Come abbiamo visto, il vaccino è l’unico mezzo per prevenire entrambe le infezioni e per mantenere la preziosa immunità di gruppo. Ed è raccomandato a quanti non hanno contratto le malattie da piccoli o non sono stati vaccinati, in particolare alle donne che intendono iniziare una gravidanza e ai soggetti fragili. Il vaccino contro il morbillo non può essere effettuato durante la gravidanza, e deve quindi essere fatto quando si decide di programmarla. Quello contro la pertosse, invece, è raccomandato durante il terzo trimestre della gravidanza. Per approfondire, leggete la nostra scheda “È importante anche il periodo prima della gravidanza?”.
La sicurezza di entrambi i vaccini è elevata, quindi niente paura: le reazioni avverse sono rarissime e con effetti trascurabili. Ricordiamo infine che il Piano nazionale prevenzione vaccinale, in Italia, prevede dosi periodiche obbligatorie (e gratuite) per entrambe le infezioni secondo un preciso calendario.
Ai bambini va somministrato il vaccino esavalente, che protegge anche dalla pertosse; sono previste tre dosi entro il primo anno di vita, alle quali si aggiungono i richiami a 5-6 anni di età, a 12 anni di età e successivamente ogni dieci anni. Per immunizzarsi dal morbillo, il vaccino prevede due dosi: entro il secondo anno di vita e a 5-6 anni di età. Il vaccino contro il morbillo è efficace anche nella profilassi post-esposizione, cioè nel momento in cui si teme di essere venuti in contatto con il virus. Occorre però agire entro 72 ore dall’esposizione [6,8].
Argomenti correlati:
MedicinaMorbilloPrevenzione