Per prima cosa, cosa sono gli psicofarmaci?
Con questo termine intendiamo un gruppo eterogeneo di medicinali, in grado di curare o di alleviare disturbi psichici di diversa natura attraverso una complessa azione su specifiche sostanze chimiche presenti nel nostro cervello. Il meccanismo d’azione attraverso il quale gli psicofarmaci producono i loro effetti terapeutici è diverso secondo la classe e il tipo di psicofarmaco considerato (Bellantuono, 1999).
Gli psicofarmaci possono essere prescritti solo dal medico. Sia di medicina generale, sia specialista.
Quali sono gli psicofarmaci più prescritti?
Nelle cosiddette cure primarie, gli ansiolitici e gli ipnotici (i medicinali indicati per favorire il sonno) sono gli psicofarmaci più prescritti. In generale, i dati nazionali riferiti al 2017 sui consumi di farmaci ci dicono che i farmaci inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRIs) continuano a rappresentare la categoria a maggior consumo (circa 28 dosi giornaliere consumate per ogni 1000 abitanti), anche se con una lieve riduzione rispetto all’anno precedente. Questo dato conferma l’evidenza di un preoccupante trend di aumento della spesa pro capite (+9,6%) e dei consumi (+7,5%) dei farmaci antidepressivi nella popolazione italiana (AIFA, Rapporto Osmed 2017).
Chi assume psicofarmaci deve seguire una dieta particolare?
In linea generale, non esistono particolari precauzioni dietetiche da seguire durante una terapia con psicofarmaci, se non quella di evitare l’assunzione di alcolici: è assolutamente controindicato accompagnare l’assunzione di psicofarmaci col vino o con superalcolici. “Nonostante la medicina di oggi sia concorde nel sostenere un’assistenza personalizzata, così che anche la prescrizione di uno psicofarmaco debba essere ritagliata sulla persona” spiega Alberto Siracusano, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Tor Vergata, “eventuali richieste del paziente non vanno assecondate e l’associazione di alcol con psicofarmaci deve essere sempre e comunque vivamente sconsigliata.”
“L’assunzione di alcolici con le benzodiazepine [farmaci indicati per il trattamento dei disturbi d’ansia, NdR] può determinare infatti profonda sedazione e fenomeni ipotensivi anche gravi. La gravità clinica di tali manifestazioni è correlata alla dose di benzodiazepine assunta e alla quantità di alcol ingerita” (Bellantuono, 1999).
Alcuni farmaci antidepressivi, inoltre, richiedono ulteriori cautele dietetiche, poiché vanno evitati tutti i cibi e le bevande che contengono quantità rilevanti di una sostanza chiamata tiramina: ma riguardo a questo aspetto sarà il vostro medico di riferimento a darvi ogni indicazione necessaria.
Dottore, può dirmi qualche parola in più riguardo all’assunzione contemporanea di alcolici e psicofarmaci?
Certamente, perché è un problema importante, in quanto ansia e depressione sono condizioni che predispongono al consumo di alcol, dal momento che l’etanolo può essere utilizzato come “soluzione” per sedare la sofferenza (Testino, 2013). Problema molto sentito soprattutto dai medici che seguono persone anziane, una “popolazione ad alto rischio” di sviluppare complicazioni dovute all’interazione tra farmaci e alcol (Holton 2017).
Gli effetti di questa interazione possono manifestarsi anche se l’alcol è assunto a distanza di alcune ore dalla somministrazione di benzodiazepine. Mai associare, soprattutto, l’assunzione di questi farmaci e alcolici qualora si debbano azionare macchinari pericolosi o si intenda guidare l’automobile o un motorino (Ogden 2004) poiché possono determinare una riduzione dei riflessi.
L’assunzione contemporanea di alcol e psicofarmaci è un problema frequente?
Per certi aspetti, sì. “La malattia psichiatrica può indurre al consumo di alcol – spiega Gianni Testino, coordinatore del Centro alcologico della Regione Liguria – ma è anche vero che il consumo di alcol può far apparire erroneamente ‘malato di mente’ il paziente.” I disturbi psichici che si verificano in persone dedite all’alcol rappresentano una sfida diagnostica di non facile soluzione. “La diagnosi psichiatrica in soggetti che consumano alcol è sempre complessa e necessita di una osservazione temporale ampia e non puntiforme. È necessario quindi un periodo di astensione da alcol sufficientemente prolungato. È evidente che se la problematica psichiatrica è alcol-indotta l’unica terapia sarà l’astensione e non gli psicofarmaci” (Testino, 2013).
Assumere contemporaneamente alcol e psicofarmaci talvolta può dare la sensazione di “stare meglio”, ma è un’illusione. Il medico deve fare molta attenzione a questo rischio e dovrebbe dedicare del tempo a raccomandare prudenza ai propri assistiti, dal momento che per il paziente è spesso difficile resistere alla tentazione (Cheng 2018).
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