Un arresto cardiaco può colpire anche un atleta sano?

16 Giugno 2021 di Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Sabato sera Christian Eriksen, ventinovenne calciatore danese, è stato vittima di un arresto cardiaco durante la partita dei campionati europei di calcio tra le squadre di Danimarca e Finlandia. Fortunatamente, soprattutto grazie al tempestivo intervento dello staff medico della sua nazionale, il giocatore è stato rianimato e trasportato in ospedale, ed è ora in condizioni stabili. Come mai anche un giovane atleta può essere colpito da un arresto cardiaco?

Dottore, cos’è un arresto cardiaco?

Un arresto cardiaco è la cessazione dell’attività elettrica cardiaca: il cuore si ferma e, di conseguenza, la mancata attività meccanica del cuore interrompe l’afflusso di sangue agli organi vitali, che vengono progressivamente – ma rapidamente – privati di ossigeno. La persona perde coscienza e cessano le altre funzioni vitali, inclusa la respirazione.

Spesso vengono associati, ma infarto e arresto cardiaco sono eventi cardiovascolari diversi.

Un infarto si verifica quando la formazione di un coagulo (chiamato anche trombo) provoca l’ostruzione parziale o totale dell’arteria che apporta sangue al cuore (arteria coronaria) causando la morte delle cellule cardiache. In alcune circostanze un infarto può determinare un arresto cardiaco.

Dottore, quali sono le possibili cause dell’arresto cardiaco?

Le condizioni che possono determinare un arresto cardiaco anche nei giovani atleti sono molteplici. Nella maggior parte dei casi, il motivo scatenante è una malattia preesistente del muscolo cardiaco (cardiopatia) che compromette la funzionalità del cuore. Questa malattia può essere nota – e in questi casi è del tutto probabile che l’atleta sia costantemente monitorato dai medici che lo hanno in cura – o ignota. In persone di giovane età, la causa spesso riconducibile ad un’anomalia cardiovascolare ereditaria [1].

Prevenzione e controlli non sono sufficienti?

L’Italia è particolarmente all’avanguardia nell’attuazione di politiche sanitarie di prevenzione dell’attacco cardiaco improvviso negli atleti e la maggior parte delle persone che soffrono di una cardiopatia viene intercettata con le visite mediche di controllo. Nel nostro Paese, infatti, vige uno dei sistemi di screening più accurati del mondo, che non si limita agli atleti professionisti ma coinvolge anche chi svolge attività sportiva a livello dilettantistico.

Non sempre, però, queste attività di monitoraggio garantiscono una assoluta sicurezza. Ad esempio, una persona che non mostra alterazioni particolari al momento dello screening potrebbe contrarre successivamente un’infiammazione del tessuto muscolare del cuore (miocardite) che tende a colpire più spesso i giovani e che può provocare un successivo arresto cardiaco.

In altri casi, invece, la patologia semplicemente può non essere identificata attraverso gli esami previsti dalla visita medica sportiva, come l’elettrocardiogramma da sforzo, ma necessiterebbe di esami più complessi, come la risonanza magnetica cardiaca, che non sono previsti nel corso di una visita medico-sportiva.

Bisogna ricordare, infine, che alcuni episodi di arresto cardiaco si verificano in persone in ottima salute cardiovascolare, a conferma del fatto che ci sono aspetti del fenomeno non ancora del tutto chiari [2].

Cosa è importante fare in caso di arresto cardiaco?

Senza dubbio la tempestività costituisce un elemento fondamentale. Per questo motivo le linee guida per la gestione di questi eventi sono diventate progressivamente più essenziali, con l’obiettivo di ridurre quanto più possibile il tempo che intercorre tra l’arresto cardiaco e il momento in cui vengono avviate le manovre rianimatorie.

In seguito all’episodio che ha coinvolto Christian Eriksen, la Società europea di cardiologia ha fornito delle semplici istruzioni utili a reagire in modo corretto in caso di arresto cardiaco, anche quando il primo soccorso è effettuato da personale non qualificato. Nello specifico, vengono indicate tre situazioni in cui bisogna sospettare un caso di arresto cardiaco:

  1. quando la persona non respira o annaspa;
  2. quando non riesce a muoversi o a sbattere le palpebre;
  3. quando non risponde alle stimolazioni.

In questi casi è necessario [3]:

  1. premere con forza al centro del petto ad un ritmo di 100-120 spinte al minuto [4], facendo in modo che il petto ritorni alla posizione iniziale dopo ogni spinta;
  2. chiedere con forza a qualcuno di chiamare urgentemente un’ambulanza;
  3. chiedere ai passanti di cercare il più vicino defibrillatore automatico e di utilizzarlo seguendo le istruzioni.

Autore Rebecca De Fiore (Pensiero Scientifico Editore)

Rebecca De Fiore ha conseguito un master in Giornalismo presso la Scuola Holden di Torino. Dal 2017 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per riviste online e cartacee di informazione scientifica. Fa parte della redazione del progetto Forward sull’innovazione in sanità e collabora ad alcuni dei progetti istituzionali con il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio.
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