Il detto suona strano: a prima vista la primavera non dovrebbe invitare al sonno, poiché è al contrario un momento di esplosione dell’energia della natura, che germoglia dal terreno e tra le pietre, vince il letargo invernale, riempie perfino le città di verde e di colore.
Perché mai gli esseri umani dovrebbero andare controcorrente rispetto alla rinnovata attività di piante e animali? Eppure per qualcuno è proprio così, come dice il proverbio. Sono molte le persone che all’inizio della primavera si sentono più stanche o giù di morale, tanto che nel mondo anglosassone si parla di “spring lethargia”, letargia primaverile.
Il fenomeno si potrebbe spiegare in vari modi: per la maggior parte degli adulti – quelli che non possono permettersi un break invernale – le rigeneranti vacanze estive dell’anno precedente sono ormai lontane, la fatica e i problemi della quotidianità si sono accumulati per molti mesi e ci si sente come se le batterie cominciassero a scaricarsi; per gli studenti si avvicina la fine dell’anno scolastico, con l’intensificarsi di verifiche e interrogazioni, l’ansia dei recuperi o quella per gli esami; a qualcuno, infine, proprio l’invadente rifiorire della natura che parla di rinascita e comunica energia provoca una reazione paradossa che spinge a dissociarsi da tanta vitalità.
Ma i ricercatori sono andati oltre, cercando di capire se c’è una base scientifica a questo sopore, e da cosa dipende.
Dottore, abbiamo un orologio biologico?
Ormai è noto da molto tempo che nel nostro organismo esiste una sorta di orologio biologico che permette di adattare le diverse attività fisiologiche all’alternanza di sonno e veglia e alla presenza o assenza della luce. A regolare il ritmo circadiano delle cellule in quasi tutti i tessuti sono specifiche proteine che si accumulano di notte e calano di giorno. Esiste però anche un “orologio” superiore posto nel cervello, all’interno dell’ipotalamo, detto “nucleo soprachiasmatico”, costituito da circa 20.000 neuroni che ricevono direttamente segnali visivi dagli occhi [1]. In questo modo la luce o il buio indirizzano il tipo di stimoli che questo centro invia al resto del cervello, perché a sua volta induca allerta o sonnolenza, principalmente attraverso stimoli di tipo ormonale: la melatonina, per esempio, è prodotta quando cala la luce per indurci a dormire; viceversa, la luce favorisce la produzione di serotonina (un ormone che influisce sul tono dell’umore) e sul cortisolo. Questo ormone è chiamato anche “ormone dello stress” perché i suoi livelli si alzano in situazioni di particolare necessità, ma una concentrazione base nel sangue, che oscilla nel corso della giornata e della notte, è indispensabile per regolare l’attività di tutto l’organismo.
L’importanza della luce e del buio nel nostro livello di allerta suggerisce il collegamento con la primavera, periodo in cui le giornate si allungano rapidamente e l’esposizione alla luce aumenta. Ciò si associa in genere a una maggiore vitalità, ma per qualcuno il cambiamento può essere troppo brusco, soprattutto in seguito all’introduzione dell’ora solare. Una ricerca condotta su circa 200 persone abitanti in diverse parti degli Stati Uniti ha dimostrato che in primavera ci si sveglia in media nettamente prima e si dorme meno che nelle altre stagioni [2]. Questo potrebbe poi incidere sulla stanchezza che si avverte nel corso della giornata.
Quindi c’entra l’ora legale?
Secondo una recente indagine dell’American Academy of Sleep Medicine (AASM), un campione rappresentativo di più della metà degli statunitensi riferisce di sentirsi più stanco dopo lo spostamento delle lancette che a primavera introduce l’ora legale [3]. La stanchezza si tradurrebbe in un aumento del rischio di incidenti stradali, soprattutto al mattino, e di altri problemi di salute in concomitanza con il cambio dell’ora [4]. Introdotta inizialmente nel 1916 per ragioni legate alla guerra, venne poi riconfermata negli anni Sessanta al fine di risparmiare energia. La misura è tuttavia contestata proprio per il malessere che il cambio creerebbe due volte l’anno a molti cittadini, per cui in Europa si sta discutendo se abolire il rito dello spostamento delle lancette e mantenere tutto l’anno l’orario invernale o estivo [5].
Dottore, c’entrano anche le allergie?
Un’altra possibile causa di sonnolenza, stanchezza, malessere che si fa in questi mesi particolarmente comune è l’allergia respiratoria ai pollini che cominciano a riempire l’aria. Chi ne soffre dorme male di notte per la tosse o per la rinite che occlude il naso, e quindi durante il giorno può accusare la scarsa qualità del sonno notturno [6]. In altri casi, possono essere gli antistaminici presi per combattere i sintomi che lasciano uno strascico di sonnolenza durante il giorno [7].
Ho sentito dire che in primavera ci manca la vitamina D, è vero?
Teoricamente, dopo i lunghi mesi invernali, trascorsi per lo più al chiuso, non si può escludere che i livelli nel sangue di vitamina D, accumulata dall’organismo grazie all’esposizione solare nel corso dell’estate, comincino a scendere, contribuendo al senso di stanchezza tipico di questa stagione. Come ha però recentemente precisato anche l’Agenzia Italiana del Farmaco, restringendo la rimborsabilità dell’integratore, i casi di vera carenza alle nostre latitudini sono eccezionali, e riguardano per lo più persone con aumentato fabbisogno (per esempio le donne in gravidanza) o con malattie che riducono l’assorbimento o il metabolismo della sostanza [8]. Per soddisfare le necessità di un individuo sano, invece, basta una passeggiata quotidiana all’aria aperta e un’alimentazione sufficientemente varia.
In ogni caso, per contrastarla, non servono a nulla le cure ricostituenti che venivano prescritte un tempo in questa stagione, né l’uso di integratori di qualunque tipo, se non per l’effetto placebo che può indurre il fatto di prendersi cura di sé.
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