Non esistono evidenze del fatto che si possa curare un’infezione da Papillomavirus o accelerare la guarigione spontanea con l’impiego di un integratore alimentare. Al momento non sono disponibili farmaci in grado di eliminare il virus dall’organismo e men che meno integratori. Ricordiamo infatti che gli integratori alimentari sono “fonti concentrate di nutrienti o di altre sostanze con effetto nutrizionale o fisiologico, che hanno lo scopo di correggere le carenze nutrizionali, mantenere un adeguato apporto di alcuni nutrienti o coadiuvare specifiche funzioni fisiologiche. Non sono medicinali e, in quanto tali, non possono esercitare un’azione farmacologica, immunologica o metabolica. Pertanto il loro uso non ha lo scopo di trattare o prevenire malattie nell’uomo o di modificarne le funzioni fisiologiche” [1]. Dunque, se esistesse un preparato in grado di curare un’infezione da Papillomavirus, sarebbe registrato come farmaco e non come integratore.
Sono stati condotti studi preliminari su alcune molecole di origine vegetale, messe a contatto in vitro con cellule infettate con il Papillomavirus, che hanno manifestato proprietà antivirali o la capacità di uccidere le cellule infette [2]. Le stesse molecole sono state testate in vivo su piccoli gruppi di pazienti, con risultati incerti. Ulteriori ricerche su questi composti potrebbero portare alla messa a punto di un farmaco efficace, ma per il momento le prove a riguardo non sono abbastanza solide.
Che cosa succede se si contrae un’infezione da Papillomavirus?
La famiglia del Papillomavirus umano comprende circa 120 tipi virali [3], di cui una quarantina si trasmette attraverso i rapporti sessuali. La maggior parte di questi non causa sintomi o danni. Alcuni provocano la comparsa di condilomi, escrescenze delle mucose fastidiose ma benigne. Pochi tipi virali a trasmissione sessuale, 15 in tutto, sono potenzialmente oncogeni, cioè possono indurre mutazioni del DNA delle cellule che infettano che, a lungo andare, possono innescare un tumore. I Papillomavirus oncogeni sono responsabili di tumori del collo dell’utero, della vulva, dell’ano, del pene e tumori della testa e del collo. I Papillomavirus a trasmissione sessuale sono estremamente comuni. Si stima che l’80% delle persone venga il contatto con uno o più di loro nel corso della vita. Il 50% viene in contatto con un tipo virale oncogeno.
Nella maggior parte dei casi, il sistema immunitario è in grado di eliminare il Papillomavirus: l’80% delle persone infette guarisce spontaneamente entro 18 mesi dal contagio, il 90% entro 24 mesi. In una piccola percentuale di casi, il virus permane più a lungo nelle cellule e può danneggiare il loro DNA inducendo mutazioni pre-tumorali. Dall’infezione all’eventuale insorgenza di un tumore trascorrono di solito anni o decenni. Le forme a evoluzione rapida sono estremamente rare.
Gli integratori alimentari possono rafforzare il sistema immunitario e aiutarlo a combattere l’infezione da HPV?
Sicuramente uno stile di vita sano e un’alimentazione bilanciata rafforzano le difese immunitarie e aiutano l’organismo a combattere qualunque infezione. Sono state condotte ricerche per confrontare lo stato nutrizionale di donne con un’infezione da Papillomavirus e quello di donne non infette. Uno di questi studi ha evidenziato un’alimentazione più povera di antiossidanti tra le donne positive rispetto a quelle sane [4].
Un altro studio ha evidenziato livelli più bassi di vitamina B12 e folati tra le donne positive al virus e positive alla presenza di cellule atipiche nella mucosa del collo dell’utero rispetto a donne negative al virus o infette ma negative alla presenza di cellule atipiche [5]. Non è dimostrato, però, che la somministrazione di integratori di vitamine, sali minerali, antiossidanti o prebiotici protegga dal rischio di infezione o acceleri la guarigione.
Che cosa bisogna fare, quindi, in caso di infezione da HPV?
In caso di positività al test di screening che rileva la presenza del DNA virale sulla mucosa del collo dell’utero, si esegue subito un altro esame, il Pap test, che permette di individuare eventuali displasie della mucosa, cioè cellule anomale, mutate dell’azione del virus [6]. Se l’esito del Pap test è negativo, non bisogna fare nulla, salvo ripetere il test per il virus e il Pap test un anno dopo. In presenza di una displasia di grado lieve, sono previsti altri accertamenti per valutare la situazione. Se il Pap test evidenzia una displasia più avanzata, si procede con la rimozione della porzione di mucosa interessata. Quel che si può fare, quindi, è tenere sotto controllo la progressione dell’infezione e intervenire su eventuali danni provocati dal virus. Non è possibile, al momento, eliminare il virus oppure accelerare la sua eliminazione da parte del sistema immunitario. Per saperne di più sull’argomento leggi la nostra scheda “Se sono vaccinata contro l’HPV non devo più fare il Pap test periodicamente?”.
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