Da dove viene l’idea che l’infezione da coronavirus si curi con l’omeopatia e le altre medicine non convenzionali?
A parlare per primo di un possibile uso dell’omeopatia nei confronti dell’infezione da coronavirus è stato il governo indiano. Lo ha fatto per voce di un ministero che fin dall’intestazione, con l’acronimo AYUSH, si richiama a medicine tradizionali: ayurveda, yoga e naturopatia, unani, siddha e omeopatia. Non è il vero e proprio Ministero della salute, ma un secondo dicastero, che lo affianca dal 2014.
Per la prevenzione dell’infezione da nuovo coronavirus, gli esperti del Ministero di AYUSH hanno raccomandato pratiche ayurvediche e un preparato omeopatico, l’arsenicum album 30, già usato allo scopo di proteggersi dalle forme simil-influenzali [1]. Il prodotto contiene un potente veleno, l’arsenico appunto, che tuttavia viene talmente diluito da non rappresentare più un rischio per chi lo assume.
Può essere quindi considerato sicuro, ma non per questo è utile. Non esiste infatti un solo studio scientificamente solido che dimostri l’efficacia di questo prodotto nella prevenzione della nuova infezione, né di altre infezioni umane. Lo stesso vale per qualunque altro preparato omeopatico [2].
Nello stesso comunicato stampa del 29 gennaio 2020, il Ministero indiano delle medicine tradizionali non si occupa solo di prevenzione. Azzarda addirittura la possibilità di curare i sintomi dell’infezione da nuovo coronavirus con prodotti della medicina unani. Anche in questo caso, i consigli degli esperti indiani non si basano su nessuna prova, dal momento che non sono stati ancora mai condotti studi con preparati di questo tipo su pazienti con la nuova infezione. Ci si limita a estendere al nuovo coronavirus quel che veniva tradizionalmente raccomandato in caso di febbre, mal di gola, tosse o raffreddore.
Una simile presa di posizione da parte di un’istituzione ufficiale di un grande Paese, che per ora presenta pochi casi della nuova malattia, ma in cui il contagio potrebbe dilagare, non può che destare preoccupazione. Come ha detto il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel dichiarare l’Emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale (PHEIC, Public Health Emergency of International Concern): “ This is the time for science, not rumors”, “Questo è il momento di ricorrere alla scienza, non alle dicerie” [3].
Esistono tanti coronavirus, ma ognuno fa per sé?
Per studiare come prevenire e curare il nuovo coronavirus è bene tenere conto di quel che già sappiamo dei suoi predecessori. Quella dei coronavirus è infatti una famiglia molto vasta, che comprende agenti infettivi che colpiscono varie specie di animali, selvatici e domestici, tra cui cani e gatti. Oltre a quello appena isolato, ce ne sono 6 che interessano gli esseri umani: quattro provocano banali raffreddori, uno è stato responsabile della pericolosa epidemia di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, sindrome respiratoria acuta grave) del 2002-2003, l’altro è causa della MERSe (MERS, Middle East Respiratory Syndrome), che continua a fare vittime in Medio Oriente.
Seppure imparentati tra loro, questi virus danno manifestazioni cliniche di diversa gravità, anche in relazione alle cellule che scelgono come bersaglio. Se si fermano al naso e alla gola, come fanno i coronavirus noti da più tempo, daranno solo un comune raffreddore; se prediligono le cellule delle vie aeree più profonde, come il virus della SARS o quello della MERS, daranno polmoniti, anche letali.
A queste cellule i virus si agganciano tramite molecole diverse, dette recettori. Il coronavirus della MERS, per esempio, punta a un bersaglio chiamato CD26, mentre uno dei coronavirus che provoca il raffreddore (in sigla, il 229E) si attacca a una molecola detta CD13 [4,5]. Per questo qualcuno spera di prevenire il raffreddore con un prodotto omeopatico anti CD13, sebbene, come tutti i preparati di questo tipo, non abbia indicazioni terapeutiche approvate.
Come abbiamo detto per la MERS, tuttavia, il recettore CD13 non è usato da tutti i coronavirus. Per entrare nelle cellule dei polmoni il virus della SARS e il nuovo coronavirus si legano alla proteina ACE2 (enzima convertitore dell’angiotensina di tipo 2) [6]. Il prodotto omeopatico anti CD13 quindi non avrebbe in ogni caso nulla a che fare con la nuova infezione.
Tra i diversi coronavirus ci sono tante differenze, ma anche somiglianze: l’affinità tra il nuovo coronavirus e quello della SARS, circostanza che inizialmente ha molto allarmato per le gravi manifestazioni cliniche dell’epidemia passata, potrebbe anche essere sfruttata per partire dagli studi già condotti, sia nella ricerca di una cura, sia nella produzione di un vaccino.
Esistono altri mezzi di prevenzione e cura per l’infezione da coronavirus?
Davanti a una minaccia quale quella del nuovo coronavirus, come ha raccomandato il direttore generale dell’OMS, è importante diffidare della disinformazione e attenersi alla scienza. I ricercatori di tutto il mondo stanno infatti lavorando a ritmi serrati, con una trasparenza e una condivisione di dati ed esperienze che non ha precedenti, per dare risposte pronte, ma anche sicure.
I tentativi di sfruttare l’emergenza per vendere beveroni, integratori o vitamine (va forte soprattutto la vitamina D) devono quindi essere ignorati. Altrettanto privi di fondamento sono i consigli di prevenire l’infezione con l’aglio, con l’applicazione di olio di sesamo sotto le narici, con gargarismi disinfettanti o risciacqui del naso con soluzione salina. Come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità, non hanno alcuna efficacia contro il nuovo coronavirus nemmeno le vaccinazioni contro la polmonite da pneumococco o da emofilo, o gli antibiotici, da utilizzare solo per malattie batteriche e non virali [7].
I consigli validi per ridurre il rischio di ammalarsi sono quelli ripetuti dalle autorità sanitarie di tutto il mondo: lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con un prodotto a base di alcol; cercare di stare ad almeno un metro di distanza da altre persone, soprattutto se tossiscono o starnutiscono; evitare di toccarsi naso, bocca e occhi [8].
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