La raccolta di sangue e plasma in Italia sconta ancora l’effetto della pandemia di Covid-19 e se la tendenza non si invertirà è probabile che i mesi estivi saranno segnati da forti carenze. Anche per questo motivo è importante fare chiarezza sull’argomento, sottolineando come donare il sangue non comporti rischi per la salute. Questo è anche uno degli obiettivi della Giornata mondiale del donatore di sangue che si celebra oggi.
Secondo i dati consolidati delle attività 2021 e da quelli preliminari del 2022 diffusi dal Centro Nazionale Sangue in vista della giornata mondiale, nell’anno passato i donatori di sangue e plasma in Italia sono stati 1.653.268. È un dato che – grazie alla generosità del popolo dei donatori – torna in ripresa rispetto all’anno precedente, ma è ancora inferiore rispetto al periodo pre-pandemia (-1,8% in confronto al 2019). Purtroppo la lieve tendenza al ribasso delle donazioni di sangue dura ormai da circa dieci anni: rispetto al 2012 la popolazione dei donatori è diminuita di circa il 5% [1]. Dunque, come sottolineato dal claim scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la giornata di oggi, ricorda che “Donare sangue è un gesto di solidarietà. Unisciti a noi e salva delle vite”.
Dottore, quindi donare il sangue non è pericoloso?
Assolutamente no. Come ben sottolinea anche il Ministero della Salute, la donazione non è una procedura pericolosa e il colloquio con il medico minimizza la possibilità che donino persone a rischio di eventi avversi [2].
Esistono, infatti, a tutela del donatore, precise disposizioni che regolano la raccolta del sangue [3]:
- La quantità del sangue che viene prelevata mediamente a ogni prelievo è minima. In particolare, è stabilita per legge in 450 centimetri cubi +/- 10%.
- Tra una donazione di sangue intero e l’altra devono trascorrere almeno 90 giorni. Per quelle di plasma i tempi di attesa sono inferiori.
- La frequenza annua delle donazioni non deve essere superiore a quattro nell’uomo e a due nella donna in età fertile.
- I controlli e le visite periodiche effettuate a ciascun donatore prima di ogni donazione sono uno strumento di medicina preventiva, a tutela dello stato di salute generale del donatore.
Gli intervalli di attesa tra una donazione e l’altra sono dovuti al tempo che impiega il sangue per rigenerarsi. Subito dopo il prelievo, l’organismo attua dei processi di rigenerazione: i globuli rossi si ripristinano completamente in tre settimane, globuli bianchi e piastrine tendono a ricrearsi in 24-48 ore e il plasma si riforma in poche ore [4].
I diversi tipi di donazione
Oggi è possibile effettuare diversi tipi di donazione. Oltre a quelle tradizionale di sangue intero, si possono effettuare donazioni mirate (dette aferesi) cioè solo di alcuni componenti del sangue. Nell’aferesi, attraverso l’uso di separatori cellulari, si ottiene dal sangue del donatore soltanto la componente ematica di cui si ha necessità (ad esempio il plasma o le piastrine), restituendogli contemporaneamente i restanti elementi.
Dottore, come mai le donne possono donare meno degli uomini?
La donazione di sangue per le donne non ha alcuna controindicazione e il motivo per cui possono effettuare meno degli uomini è legato alle mestruazioni. In particolare, possono fare al massimo due donazioni di sangue intero l’anno con un intervallo minimo di tre mesi, mentre per la donazione del plasma il massimo previsto è 12 donazioni l’anno con un intervallo minimo di 14 giorni [3,5]. Nei giorni di ciclo mestruale è preferibile per le donne non donare, mentre in gravidanza la donazione è vietata fino ai sei mesi successivi.
Le donne risultano essere particolarmente “adatte” alla donazione di plasma perché, a differenza della donazione di sangue, non incide assolutamente sui globuli rossi e il ferro. In ogni caso, il monitoraggio costante dell’emoglobina e del ferro, effettuato prima di ogni donazione, tutela la salute delle donatrici [3,5].
Dottore, tutti possono diventare donatori?
La donazione di sangue è aperta a tutti i cittadini italiani e stranieri che dispongano di un documento di identità valido, a patto che abbiano compiuto i 18 anni di età e pesino più di 50 kg. Prima della donazione un medico effettuerà un colloquio, una visita e gli accertamenti di tipo diagnostico e strumentale per verificare che non vi siano controindicazioni alla donazione [3,6]. In particolare il medico controllerà la pressione, la frequenza cardiaca e il livello di emoglobina.
In caso di malattie presenti o passate, inoltre, è opportuno avvertire sempre il medico indicando anche eventuali farmaci che si assumono regolarmente come terapia. A seconda delle patologie presenti, passate o croniche, esistono infatti dei protocolli che prevedono la possibilità di donare, ma anche l’eventuale esclusione permanente o la sospensione temporanea dalla donazione [6].
Per quali motivi potrei risultare non idoneo a diventare donatore o essere escluso dalla donazione?
Le cause per le quali una persona può essere valutata non idonea o sospesa sono molteplici e tutte determinate dal principio di salvaguardare la salute sia del donatore sia del ricevente. La sospensione definitiva avviene più comunemente a causa di malattie autoimmuni, malattie cardiovascolari, malattie del sistema nervoso centrale, diabete, alcuni tipi di malattie infettive (come epatite B, epatite C o AIDS). Ma anche a causa di alcolismo cronico, se si assumono costantemente droghe o a causa di comportamenti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive. L’esclusione temporanea, invece, potrebbe essere indicata a causa di tubercolosi, toxoplasmosi, trapianto di tessuti o cellule, intervento chirurgico di rilievo, esposizione accidentale al sangue o a strumenti contaminati [3].
Inoltre, dal momento della realizzazione di un tatuaggio, di un piercing o di altre procedure assimilabili come l’agopuntura bisogna aspettare quattro mesi. Questo perché non essendo possibile accertare che nelle procedure indicate siano state rispettate tutte le norme igieniche e sanitarie, bisogna considerare l’ipotesi che la strumentazione utilizzata potrebbe essere veicolo di infezioni.
L’intervallo di quattro mesi serve proprio a far passare quello che viene comunemente definito “periodo finestra”, ovvero l’intervallo di tempo che passa dal momento del contagio a quando il virus diventa effettivamente rilevabile tramite un apposito test [7].
Infine, poiché in alcuni Paesi ci sono malattie endemiche che si trasmettono attraverso il sangue, come la malaria, è necessario comunicare al medico che effettua la visita tutti i viaggi intrapresi nei mesi precedenti la donazione [2,3].
Dottore, se ho avuto Covid-19 invece posso donare il sangue?
Dobbiamo premettere che il sangue si può donare solo se si è in buone condizioni di salute, quindi anche un semplice raffreddore o mal di gola, senza alcun collegamento a Covid-19, sarebbe causa di esclusione temporanea [8].
Riguardo a Covid-19 bisogna avere alcune piccole accortezze [8]:
- Se sei positivo a Covid-19 potrai essere ammesso alla donazione solo dopo 14 giorni dalla risoluzione dei sintomi oppure dopo un test molecolare o antigenico negativo.
- Se sei un contatto stretto con un soggetto confermato positivo a Covid-19 o se torni da un viaggio all’estero potrai donare solo dopo aver assolto alle misure di sicurezza previste per contenere la diffusione del virus.
In ogni caso, al momento della donazione consigliamo di comunicare sempre ai medici responsabili se hai viaggiato all’estero, se hai avuto recentemente contatti sospetti con persone positive a Covid-19, se hai avuto sintomi associabili a quelli causati dalla malattia.
Per saperne di più sulla donazione di sangue in seguito alla vaccinazione per Covid-19 puoi leggere la nostra scheda “Non posso donare il sangue dopo aver fatto il vaccino contro Covid-19?”.
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