Durante le prime fasi della pandemia di Covid-19, ci si chiedeva quanto la malattia potesse incidere in gravidanza sulla salute della madre e su quella del feto. Inizialmente i pochi dati provenienti dalla Cina e dai primi casi registrati in Occidente erano abbastanza rassicuranti: i nati da madri con Covid-19 non erano affetti dalla malattia o da particolari problematiche [1,2]. Nel corso del 2021, invece, cominciarono ad aumentare le segnalazioni che la malattia, pur senza colpire direttamente il feto, poteva complicare la gravidanza, aumentando tra gli altri il rischio di nascite prima del termine e di mortalità della madre [3]. Purtroppo puntualmente molti casi di cronaca, anche in Italia, ce lo hanno confermato.
Eppure, le donne in gravidanza non erano state in un primo tempo inserite tra le categorie da vaccinare con urgenza. Nei primi studi condotti per verificare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, infatti, per un principio di precauzione non erano state incluse donne incinte, come peraltro non si fa mai. Non c’erano quindi, al momento dell’avvento dei vaccini, dati solidi sulla sicurezza in un periodo così delicato. Inoltre, rispetto ad altre categorie di persone – medici, lavoratori della sanità, insegnanti, persone a contatto con molte altre – si riteneva la donna in gravidanza non ad alto rischio (dimenticando forse che molte di loro sono esse stesse dottoresse, operatrici sanitarie, insegnanti, commesse, cassiere e in generale persone con un’alta esposizione al contagio).
Dottore ma è vero che l’infezione da Covid-19 è pericolosa in gravidanza?
La decisione tuttavia lasciava perplessi molti ginecologi: sulla base della loro esperienza, infatti, sapevano che molte altre malattie infettive hanno un forte impatto in gravidanza. Sappiamo che le malattie di tipo influenzale che colpiscono le donne in stato interessante hanno una gravità maggiore anche per l’elevata serietà dei sintomi e delle complicanze di tipo respiratorio. In epidemie passate, compresa l’ultima pandemia influenzale da virus A(H1N1), considerata tutto sommato mite, proprio tra le donne incinte si è registrato un maggior rischio di complicazioni e addirittura di decessi. L’influenza che ogni anno colpisce anche il nostro Paese causa molti danni in questa condizione, sia alla madre sia al feto, e per questo la vaccinazione antinfluenzale in gravidanza è fortemente raccomandata.
In base a queste esperienze si poteva quindi ipotizzare che i sintomi causati da Covid-19 ‒ l’affaticamento, i disturbi come la dispnea (difficoltà a respirare) e l’insufficienza respiratoria ‒ potessero essere più seri e preoccupanti per le gestanti. Senza contare che la febbre alta, che spesso caratterizza l’infezione, può di per sé favorire un parto prematuro.
Sono stati pubblicati altri studi?
Gli studi successivi hanno ridimensionato l’ottimismo iniziale rispetto alla benignità della malattia e viceversa rassicurato sui vaccini. Nella primavera del 2021, uno studio internazionale [4] condotto in diciotto Paesi su più di duemila donne ha mostrato che Covid-19 può avere effetti negativi molto gravi soprattutto a carico della gestante, e un grave problema materno in gravidanza si ripercuote, in un’alta percentuale di casi, anche sulla salute del feto [5]. Le donne colpite da Covid-19 infatti hanno un rischio aumentato di parto prematuro, infezioni, eclampsia (una grave malattia tipica della gravidanza) e persino morte. Questo significa che il feto – per esempio in caso di parto pretermine o infezione in gravidanza – rischia altrettanto.
In gravidanza, le gestanti non vaccinate che contraggono in maniera sintomatica il virus hanno un rischio di morte del 70% maggiore delle donne non in attesa, e hanno il doppio di probabilità di finire in terapia intensiva e aver bisogno di ventilazione meccanica [6].
Quindi il vaccino contro Covid-19 è sicuro in gravidanza?
Sul fronte della vaccinazione si cominciavano a raccogliere informazioni sulle donne che erano rimaste incinte durante i trial, che ignoravano di esserlo al momento della vaccinazione o che, pur sapendolo, avevano deciso comunque di ricevere il vaccino sapendo di essere molto esposte al contagio [7]. Questi dati, e molti altri che sono seguiti, ci hanno tranquillizzato sulla sicurezza dei vaccini attualmente in commercio contro Covid-19.
L’ultima ricerca, condotta negli Stati Uniti, ha confermato su oltre 46.000 gravidanze che la vaccinazione non si associa a parto prematuro né a basso peso alla nascita. I dati su tutta la popolazione scozzese rimarcano il vantaggio della vaccinazione [8]. Un’ulteriore analisi, condotta dagli esperti dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), sugli studi attualmente disponibili in questo campo, ha confermato che su un totale di 65.000 gravidanze non si registrano segnali di preoccupazione né per le gestanti, né per il nascituro, né per l’esito della gravidanza stessa [9]. Al contrario, la vaccinazione della madre fa sì che questa trasmetta gli anticorpi per la malattia anche al nascituro, almeno per le sue prime settimane di vita, proteggendolo quindi ulteriormente dal virus che, soprattutto nei neonati, può essere pericoloso [10].
Il cambio di politica non è stato molto enfatizzato, ma al crescere della consapevolezza dei rischi della malattia e della sicurezza delle vaccinazioni si è passati dal prudente atteggiamento iniziale, all’autorizzazione, fino alla forte raccomandazione a vaccinarsi in gravidanza, considerando questa una condizione a rischio per la malattia.
Dottore, sta dicendo che è importante anche la comunicazione?
Non è stato facile e rapido rassicurare le donne, e in generale le famiglie, sulla sicurezza di questi prodotti così innovativi per soggetti come future madri e nascituri, nei confronti dei quali la nostra percezione del rischio e un innato, sano desiderio di protezione raggiungono i loro massimi livelli [3]. Sarebbe quindi stata utile, come è stato fatto in altri Paesi, una campagna di comunicazione indirizzata in maniera specifica a questo target così particolare.
Tutte le società scientifiche oggi raccomandano, tranne controindicazioni personali, la vaccinazione appena possibile, e l’Istituto Superiore di Sanità, il 13 dicembre 2021, ha esteso la raccomandazione anche alla terza dose [11].
È importante sottolineare che è possibile vaccinarsi in qualsiasi momento della gravidanza. Anche le organizzazioni e società scientifiche di ostetricia e neonatologia di tutto il mondo sono su questa linea [12-15]. Il suggerimento di aspettare il secondo o il terzo trimestre non è un’indicazione assoluta, ma da considerare in relazione a due diversi fattori: il primo, il fatto che nel primo trimestre sono frequenti le interruzioni spontanee di gravidanza, che potrebbero essere erroneamente attribuite al vaccino; il secondo, la scarsa durata della protezione offerta dai vaccini attualmente disponibili, per cui, a seconda dei casi, si può decidere di aspettare qualche settimana così da essere ben protette dall’infezione nel momento in cui sarebbe più pericolosa per la donna e per il nascituro, cioè verso la fine della gravidanza.
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