Ridurre l’isolamento in caso di positività è sicuro?

9 Febbraio 2022 di Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Chi è entrato in contatto con una persona positiva a Covid-19 e chi riporta sintomi che potrebbero ricondurre a un’infezione da SARS-CoV-2 dovrebbe ridurre il più possibile l’eventualità di trasmettere il virus ad altre persone, attraverso la quarantena o l’isolamento. Di recente i governi di diversi Paesi hanno cambiato le regole su queste importanti misure di salute pubblica, in alcuni casi accorciando il periodo di quarantena da dieci a cinque giorni. Cosa è cambiato nel frattempo?

Perché in alcuni casi l’obbligo di quarantena è stato sostituito da una forma di autosorveglianza?

Ridurre l’auto isolamento in caso di positività è sicuroIn Italia chi ha ricevuto la terza dose e chi ha completato il ciclo di vaccinazione primario o è guarito dall’infezione da meno di 120 giorni ha solo l’obbligo di coprire naso e bocca con una mascherina FFP2 per almeno dieci giorni dal contatto con una persona risultata positiva a Covid-19, a patto di non avere sintomi [1]. In questi casi l’obbligo di isolamento e quarantena preventiva è stato sostituito da una forma di autosorveglianza: questo alleggerimento delle regole è stato incoraggiato dai risultati degli studi che hanno reso evidente che il richiamo riporterebbe a livelli alti l’efficacia dei vaccini contro la variante Omicron, una protezione simile a quella contro la variante Delta [2]. Al contrario, in assenza di nuove esposizioni al virus, a quattro mesi e oltre dalla seconda dose la protezione immunitaria nei confronti della malattia sintomatica, conferita dai vaccini o da una precedente infezione, risulterebbe ridotta [3].

covid coronavirus icon virus

Dottore, dopo quanto tempo dall’essere stati contagiati si può trasmettere l’infezione ad altre persone?

In generale si tende a essere più contagiosi nei giorni subito prima e subito dopo l’apparire dei primi sintomi. Per quanto riguarda la variante Omicron, si ritiene che la maggior parte degli eventi di trasmissione dell’infezione avvenga nei due giorni precedenti e nei due o tre giorni successivi alla comparsa dei sintomi. Secondo uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, mentre con la variante Delta trascorrevano in media quattro giorni fra l’esposizione al virus e il momento in cui si riportavano i primi sintomi, la nuova variante ha un periodo di incubazione più breve, che potrebbe durare appena tre giorni [4]. Si può quindi trasmettere il virus ancora prima di essere sintomatici ed è per questo che, nel caso in cui si sappia di essere venuti a contatto con una persona positiva, è opportuno adottare una serie di precauzioni, mantenendo sempre indossata una mascherina FFP2.

Chi contrae la variante Omicron ha più probabilità di essere asintomatico?

Non sappiamo ancora se l’infezione causata da Omicron si manifesti in forma asintomatica con frequenza maggiore rispetto alle infezioni causate dalle altre varianti. Dati raccolti da un gruppo di ricercatori sudafricani suggeriscono che a Omicron sia associato un tasso di infezioni asintomatiche molto più alto (16%) di quello riscontrato prima della comparsa della nuova variante (intorno all’1%) [5]. Questi dati sono ancora in attesa di verifica da parte della comunità scientifica.

Se non ho sintomi, posso contagiare gli altri?

Ridurre l’auto isolamento in caso di positività è sicuroSì. Come abbiamo già spiegato, una persona positiva a Covid-19 potrebbe risultare contagiosa già nelle 48 ore precedenti alla comparsa dei sintomi. Ma anche chi contrae il virus in forma asintomatica, cioè senza mai sviluppare sintomi, può trasmettere l’infezione agli altri [6].

Fortunatamente sappiamo che, in caso di positività, la guarigione recente e aver fatto il richiamo del vaccino sono associati a minori probabilità di diffondere l’infezione e a un periodo di contagiosità più breve di quanto viene registrato nelle persone contagiate che non hanno ricevuto il vaccino, e questo potrebbe essere vero anche quando l’infezione è causata da Omicron [7,8].

Dottore, dopo quanti giorni una persona con Covid-19 smette di essere contagiosa?

La durata esatta del periodo durante il quale una persona positiva è contagiosa dipende, oltre che dallo stato di vaccinazione, anche dalla variante che ha causato l’infezione. Le infezioni provocate da Omicron sembrerebbero avere una durata media di circa dieci giorni, cioè un giorno in meno rispetto a quelle provocate da Delta, e le persone contagiate potrebbero avere una meno elevata carica virale media [7]. Ma non è ancora chiaro se già al quinto giorno dal rilevamento della positività la carica virale sia sufficientemente bassa da non rendere contagiosi [9].

isolamento e quarantena - Dello studio clinico sul vaccino Comirnaty non c’è da fidarsi PfizergateMolti dei dati che hanno suggerito le nuove norme sono stati pubblicati in una forma ancora preliminare: in altre parole, alcuni dei risultati degli studi sono stati pubblicati in forma di preprint e dovranno essere sottoposti al vaglio della revisione tra pari. Anche per questo motivo, la ricerca sta proseguendo, raccogliendo risultati talvolta discordanti. [10]. Infatti, sebbene la maggior parte degli eventi di trasmissione di Omicron sembri avvenire nelle 48 ore precedenti e nei tre giorni successivi alla comparsa dei sintomi, dati preliminari raccolti presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive in Giappone suggeriscono che il picco di RNA virale si raggiunga un poco più avanti nel corso dell’infezione. Nei campioni provenienti da pazienti risultati positivi a Omicron e analizzati dai ricercatori, l’RNA virale raggiungeva il suo picco fra i 3 e i 6 giorni successivi alla diagnosi di Covid-19, per poi diminuire gradualmente fino al decimo giorno, oltre il quale le probabilità di risultare ancora contagiosi (almeno per i soggetti vaccinati) sarebbero bassissime [11]. La trasmissione di un’infezione da un individuo all’altro è però un processo molto complesso e, sebbene una carica virale elevata costituisca un indicatore piuttosto affidabile di una maggiore contagiosità, il numero di copie di RNA di un virus presente in un organismo ospite non necessariamente ne definisce l’infettività.

In fin dei conti, mentre le autorità di sanità pubblica proseguono nell’attività di ricerca, i decisori politici devono fare scelte sulla base dei dati in loro possesso, non tenendo solo in considerazione gli aspetti sanitari ma anche operando scelte che siano capaci di minimizzare l’impatto sociale ed economico della pandemia [10].

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Autore Sara Mohammad (Pensiero Scientifico Editore)

Sara Mohammad ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Si occupa principalmente di ricerca, neuroscienze e salute mentale. Scrive su MIND, LeScienze, Rivista Micron, Il Tascabile, e collabora con Mondadori Education e Il Pensiero Scientifico Editore. Oltre a lavorare nell'ambito della comunicazione scientifica, insegna scienze alle scuole superiori.
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