“Sì, è possibile la somministrazione di una sola dose di vaccino anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nelle persone che hanno già avuto l’infezione da SARS-CoV-2, sia in maniera sintomatica che asintomatica, purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”. Così leggiamo sul sito del Ministero della Salute [1,2]. Però, non solo è “possibile”, ma dovrebbe essere fortemente raccomandato. Vediamo perché, iniziando con una breve premessa utile per fornire le informazioni essenziali riguardanti l’immunità.
Dottore, l’immunità acquisita con la malattia e quella indotta dal vaccino sono uguali?
Come sappiamo, una persona può sviluppare l’immunità – vale a dire la capacità di resistere alle infezioni – essendo infettata da un virus o ricevendo un vaccino. Ma la protezione immunitaria non è sempre uguale. “La forza della risposta immunitaria, la durata della protezione e la variabilità della risposta immunitaria tra le persone non è la stessa tra l’immunità vaccinale e l’immunità naturale per SARS-CoV-2. I vaccini contro Covid-19 offrono un’immunità più sicura e affidabile rispetto alle infezioni naturali” [3]. (Ne abbiamo parlato nella scheda “La risposta immunitaria al vaccino è sempre uguale?”.)
Dobbiamo ricordare che l’immunità deriva dalla capacità del sistema immunitario di ricordare un’infezione. Usando questa memoria immunitaria, il corpo avrà gli strumenti per respingere il virus incontrandolo di nuovo: strumenti che sono principalmente rappresentati dagli anticorpi e dai linfociti T, un tipo di globuli bianchi capaci di riconoscere le cellule infettate dai virus. La memoria immunologica viene sollecitata da Covid-19 e mantiene una stabilità confortante: il 95% delle persone che ha sviluppato la malattia ha mantenuto la memoria immunitaria a circa 6 mesi dopo l’infezione [4]. Il 91% delle persone che sviluppano anticorpi contro il coronavirus è improbabile che venga nuovamente infettato per sei mesi [5] e pare che questa protezione sia garantita anche dopo un’infezione lieve [6].
Sembra che anche le persone che non hanno avuto sintomi durante l’infezione sviluppino l’immunità, sebbene tendano a produrre meno anticorpi rispetto a coloro che hanno avuto una forma di malattia più pesante [7].
Dunque, a seconda di com’è andata la malattia – per così dire – l’immunità naturale può essere più o meno forte e duratura. A partire dai molti studi che si stanno svolgendo e concludendo, possiamo dire che – studiando il sangue dei sopravvissuti a Covid-19 e delle persone che sono state vaccinate – i ricercatori stanno mettendo a fuoco un altro importante elemento: alcune delle cellule del nostro sistema immunitario, che ricordano le infezioni passate e rispondono ad esse, potrebbero avere la capacità di cambiare, contrastando le mutazioni del virus. Questo potrebbe rivelarsi straordinariamente importante, perché potrebbe aiutarci ad affrontare le varianti di SARS-CoV-2 [8].
“Essenzialmente, il sistema immunitario sta cercando di anticipare il virus”, ha spiegato alla rivista Scientific American Michel Nussenzweig, immunologo della Rockefeller University, che ha condotto alcuni studi recenti. “L’idea emergente è che il corpo mantenga una sorta di riserva di cellule capaci di produrre anticorpi oltre alle cellule originali che hanno risposto all’invasione iniziale di SARS-CoV-2”. Nel tempo, alcune di queste cellule di riserva mutano e producono anticorpi che sono maggiormente in grado di riconoscere nuove varianti virali.
Dopo la malattia, avremmo abbastanza anticorpi per neutralizzare il virus?
La risposta definitiva a questa domanda è ancora da scrivere, ma potrebbe essere una questione di tempi. Uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Science Immunology mostra una riduzione di circa dieci volte della capacità neutralizzante degli anticorpi circolanti contro il virus dopo cinque mesi. Ma è probabile che i cosiddetti “titoli anticorpali”, anche se bassi, dovrebbero comunque prevenire complicanze gravi dell’infezione, il ricovero in ospedale o la morte [8].
Ma sebbene anticorpi specifici per il coronavirus siano meno presenti nel sangue sei mesi dopo l’infezione, gli anticorpi ancora presenti possono subire variazioni significative: i risultati di uno studio recente mostrano che l’83% degli anticorpi definiti “maturi” avevano la capacità di riconoscere le varianti [9].
Dottore, tornando alla domanda iniziale: conviene vaccinarsi avendo avuto Covid-19?
Certamente sì. La vaccinazione sembra indurre una maggiore protezione rispetto alla malattia. Uno studio recente ha messo in evidenza che, in una persona che è già stata malata, la vaccinazione induce una protezione sei volte maggiore [10].
Quini non ci sono controindicazioni?
Come sottolineiamo sempre, sarà il tuo medico a darti indicazioni precise. A ogni modo, i Centers for Disease Control and Prevention – agenzia statunitense per la sanità pubblica – comunicano ai cittadini che chi è stato curato con anticorpi monoclonali o plasma convalescente dovrebbe attendere 90 giorni prima di fare un vaccino contro Covid-19 [11].
Chi ha avuto Covid dovrebbe ricevere una sola dose o due, per i vaccini che le prevedono?
Le persone che hanno già avuto la conferma di aver avuto Covid-19 potrebbero aver bisogno solo di una singola dose di un vaccino mRNA, ma le conoscenze al riguardo sono ancora in divenire anche se sembrano davvero supportare questa tesi [12,13,14].
Ho sentito dire che chi ha già avuto la malattia può avere una reazione più forte al vaccino: è vero?
I risultati di uno studio sembrano affermare che le persone che avevano precedentemente avuto Covid-19 hanno più frequentemente delle reazioni avverse dopo la prima dose. Ma si tratta di una ricerca su un campione di popolazione di piccole dimensioni e richiede ulteriori conferme [12].
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