Tempo di estate e tempo di vacanze: circa 30 milioni di italiani andranno in vacanza quest’estate e uno su dieci andrà all’estero. Una rilevazione di Demoskopika informa che quasi un milione di connazionali sceglierà una destinazione extra-europea, rendendo probabilmente necessario un viaggio in aereo [1]. Viaggiare in aereo di solito non comporta particolari rischi per la salute, tuttavia è bene conoscere alcuni problemi che possono sopraggiungere in seguito a un volo.
Dottore, è vero che viaggiando in aereo ho maggiori probabilità di contrarre Covid-19?
La trasmissione di malattie infettive durante un viaggio aereo è diventata una delle maggiori preoccupazioni dopo la diffusione di Covid-19. Il problema potrebbe riguardare tanto i viaggiatori quanto gli addetti alla cabina di pilotaggio. Uno studio condotto dalla compagnia aerea Boeing – e che quindi potrebbe essere “di parte” – ha mostrato che il rischio globale di trasmissione di Covid-19 durante il trasporto aereo riguarda 1 su 1,7 milioni di passeggeri [2]. Tuttavia, altri studi hanno riportato un tasso di trasmissione variabile, tra il 9,7% e il 62% [3,4].
Ma il problema non riguarda solo Covid-19: una scarsa qualità dell’aria assieme a un insufficiente comfort termico concorrono alla diffusione di altri patogeni, come il virus dell’influenza. Anche le precedenti infezioni di SARS nel 2003 e dell’influenza H1N1A nel 2009, la cui diffusione è comunque legata alle attività di respirazione umana, hanno riguardato passeggeri di voli aerei. È opportuno, dunque, evitare che persone che presentano infezioni alle vie respiratorie affrontino un viaggio aereo.
Chiariamo subito che il comfort termico dipende dalla temperatura dell’aria, dall’umidità relativa, dalla velocità dell’aria e dalla temperatura radiante dell’ambiente. Ciò dipende dalle condizioni del velivolo e dalla circolazione dell’aria. Inoltre, influenzano il comfort termico anche la tipologia di abbigliamento e il metabolismo basale delle persone a bordo [5]. Quest’ultimo parametro si riferisce all’energia spesa da una persona nelle funzioni fisiologiche essenziali: respirazione, circolazione sanguigna, attività del sistema nervoso e così via. La scarsa umidità dell’aria può provocare affaticamento, secchezza alle mucose del naso, irritazione degli occhi, secchezza della pelle del viso o delle mani. Tali sintomi riguardano soprattutto equipaggio e passeggeri che compiano un volo superiore alle tre ore [6].
Dottore, come difendersi da infezioni e dalla scarsa umidità dell’aria?
Oggi sugli aerei esistono sistemi di ventilazione che garantiscono un flusso d’aria attraverso filtri in fibra di vetro estremamente efficienti e cambiano l’aria 15-20 volte all’ora. Tuttavia, sebbene siano stati sviluppati sistemi per migliorare la qualità dell’aria e il comfort termico, possiamo aggiungere alle tecnologie installate sugli aeroplani l’utilizzo della mascherina.
Sono utili a minimizzare il contagio anche la frequente igienizzazione delle mani, la disinfezione delle superfici ad alto contatto e, quando possibile, cercare di mantenere il distanziamento da altre persone non appartenenti al proprio gruppo familiare [7]. Infatti, il contagio può avvenire prima che l’aria passi attraverso gli speciali filtri volti a bloccare la maggior parte dei virus. Una ricerca del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) – l’agenzia di sanità pubblica statunitense – ha dimostrato che la trasmissione avviene per prossimità con un individuo infetto [8,9].
Per quanto riguarda l’umidità dell’aria, il problema è stato risolto con l’installazione di umidificatori su alcuni aerei [6].
Ci sono altri rischi per la salute quando si viaggia in aereo?
L’immobilità prolungata può causare un rallentamento della circolazione sanguigna nelle vene – una stasi venosa – che può dare origine a un rigonfiamento causato da un accumulo di liquidi, in altre parole a un edema. Le cause della formazione di edema sono l’aumento della filtrazione capillare, la riduzione della pressione in cabina, la riduzione dello spazio e della mobilità e un cambiamento nell’equilibrio dei fluidi durante i voli.
Altri rischi possono riguardare chi soffre di problemi cardiovascolari. Durante il volo, infatti, si verificano alcuni cambiamenti fisiologici. I principali fattori che contribuiscono ai cambiamenti fisiologici del sistema cardiovascolare durante un volo sono le variazioni della pressione nella cabina, l’umidità e l’immobilità prolungata [11].
La pressione della cabina in volo corrisponde a quella che troviamo in montagna tra i 1.500 e i 2.100 metri di altezza. A tali condizioni, nelle persone sane la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue si abbassa al 93%. Se una persona soffre di patologie croniche polmonari o renali, oppure in caso di anemia o anomalie della coagulazione che aumentino il rischio di trombosi, si può avere difficoltà ad affrontare una tale riduzione della pressione dell’ossigeno.
La scarsa concentrazione di ossigeno nel sangue può concorrere a determinare insufficienza cardiaca nelle persone predisposte [12]. Con questo non vogliamo dire che il volo sia generalmente controindicato per coloro che soffrono, per esempio, di malattie respiratorie. Anche perché, una volta identificate le persone a rischio, è possibile proporre soluzioni che le proteggano durante il viaggio [13]. In ogni caso, è importante rivolgersi a un medico in caso di patologie gravi per comprendere se è opportuno affrontare un viaggio in aereo e con quali precauzioni.
Ma quindi è meglio non volare se si hanno problemi cardio-circolatori?
Si stima che le emergenze in volo per eventi cardiaci non riguardino più di cinque persone per ogni milione di viaggiatori. Le emergenze in volo più comuni sono la sincope o presincope (37,4% dei casi), un aggravamento di sintomi respiratori (12,1%) e la nausea o il vomito (9,5%). La maggior parte delle emergenze in volo (circa il 65%) è dovuta a una condizione medica preesistente. [14,15]
In generale, quindi, volare non comporta particolari rischi di eventi cardiovascolari. Anche chi è portatore di particolari dispositivi cardiaci può volare tranquillamente. Tuttavia, la ricerca scientifica continua a raccogliere dati soprattutto per quanto riguarda i viaggi di lunga durata, ossia i voli superiori alle 12 ore. Inoltre, La New York Heart Association consiglia di viaggiare in aereo con disponibilità di ossigeno per chi soffre di insufficienza coronarica e di volare solo se necessario e sotto supervisione di un medico [16]. Questo perché chi soffre di scompenso cardiaco è certamente più a rischio [17].
Dottore, ma se in aereo la mia ansia peggiora?
La paura di volare è un disturbo frequente. Può comportare sintomi somatici (il cuore che batte più velocemente, la sensazione di freddo alle estremità, brividi) e sintomi psichici, come la paura di morire o di perdere il controllo di sé.
Come spiega Alberto Siracusano, psichiatra dell’Università di Roma Tor Vergata, è evidente che ci sono diversi livelli di gravità: da una sensazione di disagio (chi non la prova durante una turbolenza?) a una crisi acuta vera e propria, in tutto e per tutto paragonabile a una crisi di ansia acuta che è, però, meno frequente.
Alla paura di volare non esiste una “soluzione” che vada immancabilmente bene per tutte le persone. Molte persone ansiose hanno giovamento dall’essere rassicurate, dalle spiegazioni dei rumori e dei movimenti dell’aereo che possono giungere dagli assistenti di volo. Ad altri, invece, questo tipo di rassicurazioni risultano addirittura irritanti e possono generare rabbia o comportamenti ancora più estremi.
La cosa migliore è affidarsi al personale di bordo: più di ogni altra persona sanno che la fatidica frase “Non c’è nulla di cui preoccuparsi” è davvero l’ultima a dover essere pronunciata [18].
Quindi, dottore, intraprendere un viaggio in aereo comporta dei rischi per la salute?
Assolutamente no, per le persone sane non vi è alcun rischio per la salute viaggiando in aereo. Ci sono solo alcune persone con patologie particolari che possono intraprendere un viaggio in sicurezza solo dopo consiglio medico.
Argomenti correlati:
CoronavirusMedicina