Allo stato attuale delle nostre conoscenze, che al riguardo sono abbastanza robuste, non risulta che il vaccino contro Covid-19 aumenti il rischio di infertilità.
Come si è arrivati a queste conclusioni su Covid-19 e fertilità?
Nel corso della sperimentazione dei quattro vaccini usati oggi in Italia, prima che venissero autorizzati al commercio, non sono state effettuate prove specifiche sulla fertilità umana, ma i vaccini sono stati testati su altri mammiferi, topi e conigli di sesso femminile in età fertile, prima e durante la gravidanza. Dai risultati non è emersa alcuna attività nociva nei confronti della fertilità, né un aumento del rischio di aborto o di malformazioni in gravidanza [1].
Dal punto di vista biologico, non c’è ragione di pensare che i quattro vaccini possano interferire con la capacità riproduttiva. Non c’è alcun meccanismo che si potrebbe chiamare in causa per spiegare un’attività di questo tipo [2]. Infine, nel mondo ad oggi sono state somministrate quasi quattro miliardi di dosi e più di un miliardo di persone ha completato il ciclo vaccinale [3]. La campagna ormai è in corso dalla fine del 2020, tante donne hanno intrapreso gravidanze dopo essere state immunizzate e non sono emersi dati che facciano sospettare una riduzione della fertilità associata alla vaccinazione.
Dottore, dopo il vaccino contro Covid-19 potrei avere un maggior rischio di aborto?
È infondato anche il timore che la vaccinazione in età fertile aumenti il rischio di aborto o malformazioni nelle eventuali successive gravidanze. Gli Stati Uniti hanno istituito un registro a cui possono iscriversi su base volontaria le donne che hanno concepito entro un mese dalla vaccinazione, oltre a quelle che sono state vaccinate durante la gravidanza [4]. Al momento risultano iscritte al registro più di 136 mila donne. Le loro condizioni di salute, l’andamento delle loro gravidanze e lo stato di salute dei nati vengono seguiti attivamente nel tempo e da questi dati non è emerso alcun aumento del rischio di aborti spontanei o malformazioni per le volontarie vaccinate prima del concepimento né per quelle vaccinate in gravidanza.
È vero che il vaccino può provocare una reazione immunitaria contro la placenta?
È un’ipotesi che è stata vagliata dalla comunità scientifica e giudicata infondata [5]. Tutti e quattro i vaccini anti Covid-19 usati oggi in Italia inducono una reazione immunitaria contro la proteina spike, cioè la struttura a punta che permette al virus di agganciare le cellule e penetrare al loro interno.
Alla fine del 2020, Michael Yeadon, un ex ricercatore della Pfizer, ha scritto alla European Medicines Agency chiedendo di sospendere l’autorizzazione dei vaccini, sostenendo che la struttura molecolare della proteina spike ha delle somiglianze con quella della sincitina-1, prodotta dall’organismo umano e fondamentale per lo sviluppo placentare. Secondo Yeadon, il sistema immunitario delle donne in età fertile, stimolato dal vaccino a reagire contro la proteina spike, potrebbe imparare ad attaccare anche la sincitina-1 e, in occasione di future gravidanze, interferire con lo sviluppo della placenta, rendendo le donne vaccinate di fatto sterili.
L’ipotesi è stata facilmente smentita confrontando la struttura delle due proteine, che presentano solo poche sequenze di aminoacidi in comune, cioè non sono così somiglianti come sostenuto da Yeadon. Inoltre, se l’immunità contro la proteina spike rendesse le donne sterili, anche quelle che hanno avuto il Covid-19 e ne sono guarite dovrebbero avere problemi di infertilità, il che non risulta dai dati raccolti in tutto il mondo.
Le affermazioni di Yeadon hanno avuto grande eco sui media, soprattutto nei Paesi anglosassoni, perché il binomio vaccini e infertilità già in passato era stato oggetto di polemiche. A partire dagli anni ’90 in Messico, poi in Nicaragua, Filippine e infine in tempi più recenti in Kenya [6], organizzazioni politiche hanno accusato le autorità sanitarie nazionali e l’Organizzazione Mondiale della Sanità di somministrare alle donne in età fertile vaccini anti-tetanici in grado di indurre una risposta immunitaria contro la gonadotropina corionica umana, un ormone prodotto dall’embrione subito dopo il suo impianto in utero, all’avvio della gravidanza. L’accusa era quella di portare avanti un programma segreto di sterilizzazione, che avrebbe reso le donne vaccinate incapaci di avviare una gravidanza, sotto le mentite spoglie di un programma di vaccinazione contro il tetano.
Nonostante siano state smentite, analizzando i vaccini in questione, queste voci vengono periodicamente riproposte sui media e circolano in rete, alimentando un clima di sfiducia e paura.
Dottore, il medico vaccinatore mi ha detto che devo aspettare un mese o più dopo la vaccinazione contro Covid-19 prima di cercare una gravidanza. Perché?
All’epoca in cui i quattro vaccini oggi in uso sono stati autorizzati al commercio, i dati su eventuali rischi in gravidanza erano ancora scarsi, tanto che inizialmente la vaccinazione non era indicata alle donne in attesa e a quelle che stavano cercando il concepimento e dunque potevano essere incinte senza ancora saperlo. Da allora la situazione è cambiata e oggi l’evidenza è a favore della somministrazione nel periodo preconcezionale, in gravidanza (per approfondire leggi la nostra scheda “La vaccinazione contro Covid-19 è sicura in gravidanza?”) e durante l’allattamento (abbiamo parlato anche di questo, puoi leggere la scheda “Durante l’allattamento posso vaccinarmi contro Covid-19?”). Tuttavia capita ancora spesso che il vaccino venga negato alle donne in attesa e che si raccomandi a chi pianifica una gravidanza di aspettare un periodo più o meno lungo prima di cercare il concepimento. Sono cautele non necessarie, che possono distogliere dalla vaccinazione oppure ostacolare i progetti riproduttivi senza motivo.
Il 5 maggio 2021, la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, l’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani e altre società scientifiche del settore hanno pubblicato un position paper sull’argomento che afferma che “le donne che pianificano una gravidanza, nell’immediato postpartum o che allattano possono essere vaccinate a seconda della loro età e del gruppo di rischio clinico” [7].
La raccomandazione di aspettare un certo intervallo di tempo dopo una vaccinazione prima di cercare il concepimento è valida per chi riceve un vaccino che contiene virus vivi attenuati, come quello per la varicella o per la rosolia, per escludere l’eventualità che il virus riacquisti vitalità e provochi un’infezione pericolosa in gravidanza. I vaccini anti Covid-19 a RNA messaggero non contengono virus e quelli a vettore virale contengono adenovirus modificati in modo tale che non siano in grado di riprodursi, dunque per nessuno di loro è necessaria la precauzione di posticipare la ricerca della gravidanza.
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