La spirale contraccettiva, o IUD (Intra Uterine Device), è un piccolo dispositivo di materiale plastico a forma di T che si inserisce nell’utero attraverso il canale cervicale. Esercita un’azione contraccettiva reversibile di lunga durata: è efficace per 5 anni, dopo di che deve essere rimosso e può essere sostituito con un nuovo dispositivo. Se non viene sostituito e non si adottano altre misure contraccettive, il recupero della fertilità è immediato. Può essere rimosso in qualunque momento anche prima dello scadere dei 5 anni, se la donna decide di cambiare contraccettivo o di cercare una gravidanza. È il metodo contraccettivo reversibile più usato al mondo per la sua sicurezza ed efficacia, perché non comporta il rischio di dimenticanze, al contrario del preservativo e della pillola, e per la sua lunga durata, che ammortizza il costo e lo rende più economico di altri mezzi.
Dottore, anche le giovani donne possono utilizzare la spirale?
Un tempo l’utilizzo dello IUD era precluso alle giovani e alle donne che non avevano mai avuto gravidanze. Oggi l’indicazione è stata ampliata anche alle adolescenti e alle donne che non hanno figli perché nel corso degli anni sono stati raccolti dati rassicuranti sull’impiego di questi dispositivi e perché sono state adottate nuove soluzioni tecniche che li rendono ancora più sicuri [1].
Le dimensioni ridotte dell’utero, infatti, possono comportare qualche difficoltà nell’inserimento del dispositivo. In tal caso si può provvedere alla somministrazione di un analgesico prima della procedura, che si effettua in ambulatorio senza necessità di far ricorso ad anestesia.
Infine, secondo uno studio recente le dimensioni dell’utero non influiscono sul rischio di perforarlo accidentalmente durante la procedura di inserimento dello IUD [2]. La perforazione uterina è un incidente raro e la frequenza di questa eventualità non dipende dall’età della donna o dal fatto che abbia avuto o meno precedenti gravidanze. Se accade, la rimozione del dispositivo può richiedere un intervento chirurgico.
Esistono diversi tipi di spirale?
In commercio si trovano due tipi di spirale, che si differenziano per il loro meccanismo d’azione [1]. Le spirali al rame sono dotate di un sottile filo di rame avvolto intorno alla struttura di plastica. Inserite nell’utero, rilasciano poco a poco il metallo, che esercita un’azione tossica nei confronti degli spermatozoi, uccidendoli prima che possano incontrare l’ovocita.
Ci sono poi le spirali a rilascio ormonale. Inserite nell’utero, liberano ogni giorno una piccola dose di ormone progestinico nella cavità uterina. L’ormone agisce sul muco del collo dell’utero e lo rende impenetrabile agli spermatozoi. Inoltre, nell’eventualità che uno spermatozoo riesca a superare la barriera del muco e a fecondare un ovocita, il progestinico rende la mucosa interna dell’utero inadatta a ospitare l’ovocita fecondato e impedisce l’avvio della gravidanza.
Dottore, posso fidarmi di questo metodo contraccettivo?
Assolutamente sì, entrambi i tipi di spirale sono estremamente efficaci. Quelle a rilascio di ormone leggermente più di quelle al rame. L’efficacia di un mezzo contraccettivo si misura con il numero di gravidanze indesiderate che insorgono nell’arco di un anno, ogni 100 donne che utilizzano quel mezzo. Quanto più bassa è la percentuale, tanto più ha successo il contraccettivo. Per la spirale al rame la percentuale di gravidanze indesiderate è pari allo 0,8%, mentre per la spirale a rilascio di ormone è pari allo 0,2%.
Per fare un confronto, la percentuale di gravidanze indesiderate in un anno di utilizzo del preservativo maschile è pari al 18%, per la pillola estro-progestinica è pari al 9%. La differenza significativa è dovuta al fatto che una donna può dimenticare di assumere la pillola, un preservativo può rompersi, mentre un dispositivo intrauterino, una volta inserito, continua a funzionare senza interruzione.
L’utilizzo della spirale può avere controindicazioni?
La spirale al rame e quella a rilascio di ormone hanno indicazioni e controindicazioni diverse. Entrambe sono indicate a qualunque età e indipendentemente da precedenti gravidanze.
Entrambe sono controindicate in gravidanza, in presenza di un’infezione a trasmissione sessuale, se c’è una malattia infiammatoria pelvica in corso o avvenuta da meno di 3 mesi, in presenza di sanguinamenti anomali di origine non accertata, di patologia maligna dell’utero, di malformazioni uterine o di fibromi tanto voluminosi da distorcere la cavità uterina.
Lo IUD al rame può provocare un aumento del flusso e del dolore mestruale e la comparsa di spotting (ovvero la perdita di piccole quantità di sangue proveniente dall’utero al di fuori delle mestruazioni).
Quello a rilascio di ormone progestinico è controindicato alle donne con sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi (una malattia autoimmune che può portare a trombosi) e in presenza di tumore al seno o al fegato. È invece particolarmente utile, non solo come contraccettivo ma anche a scopo terapeutico, alle donne con flusso mestruale molto abbondante, anche quando il sanguinamento è dovuto alla presenza di fibromi, a patto che questi fibromi non siano tanto voluminosi da distorcere la cavità uterina. Il progestinico riduce il sanguinamento fin quasi a farlo sparire. Lo IUD a rilascio di ormone è utile anche nel trattamento dell’endometriosi e dell’iperplasia endometriale.
Quali esami occorre fare prima dell’inserimento della spirale?
L’unico controllo necessario prima di inserire un dispositivo intrauterino secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è una visita ginecologica per escludere una gravidanza in corso, infezioni, sindrome infiammatoria pelvica e la presenza di ostacoli che distorcono la cavità uterina [3].
L’inserimento della spirale in presenza di un’infezione vaginale potrebbe comportare la risalita degli agenti infettivi all’utero. Alcune malattie a trasmissione sessuale sono asintomatiche e l’unico modo per diagnosticarle è sottoporsi a un esame specifico. Gli esperti dell’OMS ritengono però che non sia necessario effettuare uno screening di routine per le infezioni a trasmissione sessuale a tutte le donne che scelgono di utilizzare la spirale. Le raccomandazioni prevedono dunque la visita ginecologica per tutte e uno screening per le infezioni asintomatiche solo nei casi ad alto rischio, quando l’interessata ha rapporti con diversi partner o partner occasionali.
Come avviene l’inserimento della spirale?
L’inserimento è una procedura che si effettua in ambulatorio, senza la necessità di anestesia [1]. Può essere preceduto dalla somministrazione di un analgesico su richiesta della donna o se il medico lo ritiene opportuno. Il ginecologo inserisce il dispositivo nella cavità uterina attraverso il collo dell’utero, servendosi di una sottile cannula. Il dispositivo viene rilasciato e la cannula rimossa. All’esterno del collo dell’utero rimane un filo della lunghezza di 3-4 centimetri, che servirà in seguito a rimuovere la spirale. È prevista una visita di controllo a 3-6 settimane di distanza dalla procedura.
Nelle ore successive all’inserimento la donna può accusare lieve sanguinamento e crampi. Se il dolore è più intenso di quello mestruale e la perdita di sangue è abbondante o persiste più di qualche settimana, oppure se non si trova più il filo della spirale, occorre verificare la situazione con un’ecografia, perché potrebbe essersi verificata una perforazione uterina. Evenienza comunque rarissima.
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