Lavorare di notte non è sano?

26 Aprile 2024 di Redazione

Operai, medici e infermieri, personale della sicurezza, del turismo e dei trasporti, informatici: sono solo alcune delle categorie di lavoratori notturni, personale indispensabile e in continua crescita. Il 28 aprile ricorre la Giornata mondiale della sicurezza e della salute sul lavoro. L’accento è solitamente posto sui decessi sul lavoro, purtroppo sempre numerosi. Non si devono però trascurare i rischi per la salute.

A livello globale quasi il 20% della forza lavoro è impegnata in un modello a turni che coprono anche la notte [1]. Per questi lavoratori, che in Italia sono circa due milioni e mezzo, sono previste specifiche norme [2]. Altrettanto fondamentale è conoscere i rischi, da quelli più immediati, causati dalla scarsa qualità del sonno, alle conseguenze a lungo termine per l’intero organismo.

Dottore, lavorare di notte fa male alla salute?

Innanzitutto, non dobbiamo considerare solo il lavoro notturno, ma in generale il lavoro al di fuori degli orari più tradizionali (dalle 9 alle 17 circa). Sono sempre di più di lavoratori che cominciano prima dell’alba, oppure coloro che sono impegnati su turni, cioè che quasi quotidianamente sono occupati in fasce orarie diverse. Un’ulteriore distinzione riguarda chi lavora stabilmente sul turno notturno e sui turnisti occasionali.

Nel primo caso, necessariamente ci si abitua a vivere secondo modalità diverse rispetto alla maggior parte delle persone; più complicato è adattarsi a turni molto variabili. In ognuna di queste categorie, tuttavia, il ritmo sonno-veglia, cioè l’abitudine a svegliarsi con il sorgere del sole e riposarsi dopo il tramonto, è alterato. Nel dettaglio, a essere alterato è il ritmo circadiano, che regola moltissime attività dell’organismo [3].

Come funziona il ritmo circadiano?

I ritmi circadiani sono variazioni delle attività biologiche del nostro corpo che si verificano nell’arco di 24 ore, ciclicamente. La regolazione di queste oscillazioni è affidata a quello che comunemente indichiamo come orologio biologico, che si trova nel cervello. Sul funzionamento di questi meccanismi influiscono fattori genetici, ambientali o dipendenti dallo stile di vita, come ad esempio l’alterazione del ciclo sonno-veglia. Quando i processi fisiologici del ciclo sonno-veglia corrispondono all’alternanza di luce e buio, non occorre adattarsi. I lavori notturni e i turni non tradizionali richiedono invece adattamento e, in alcuni casi, possono comportare conseguenze negative sulla salute. Il completo adattamento circadiano al lavoro notturno, inoltre, non è semplice da ottenere a breve termine [3].

La conseguenza più evidente del lavoro notturno si verifica a livello ormonale. Se si interrompe il collegamento tra l’orologio biologico e l’ambiente esterno, si possono verificare cambiamenti fisici e mentali e può peggiorare la qualità del sonno. Si altera il livello di ormoni come il cortisolo, che aiuta a mantenerci svegli ed energici, e la melatonina, un altro importante ormone che regola il sonno e viene rilasciato dal corpo in assenza di luce [4].

Dottore, è così importante la qualità del sonno?

Sì, ed è uno degli impatti più immediati del lavoro notturno sulla salute. Esiste uno specifico disturbo del sonno da lavoro su turni legato al ritmo circadiano alterato. In pratica, i turnisti notturni saranno costretti a dormire (o cercare di farlo) di giorno, quando l’organismo si attiva per il risveglio. E non è sempre facile farlo. Di conseguenza si sentiranno poco riposati quando riprenderanno a lavorare la sera. Anche chi non lavora di notte può comprendere come il ritmo circadiano si possa alterare, per esempio con il jet lag o durante il passaggio dall’ora solare a quella legale, e viceversa [4].

Il disturbo del sonno da lavoro su turni provoca insonnia o ipersonnia, cioè la sonnolenza in momenti in cui è necessario invece essere vigili. In caso di mansioni complesse e pesanti, sono entrambe condizioni rischiose, che possono esporre a incidenti (in viaggio o sul posto di lavoro). Altri sintomi – spesso sottovalutati – riguardano difficoltà di concentrazione e quindi scarse prestazioni lavorative, disturbi dell’umore, mancanza di energia, mal di testa, stress, depressione [1,5].

Esistono conseguenze più gravi dell’insonnia?

Purtroppo sì, a lungo termine il lavoro notturno espone a diversi rischi. Aumenta, per esempio, il rischio di sviluppare obesità, diabete, malattie cardiache. Negli ultimi decenni sono stati condotti numerosi studi clinici che hanno considerato queste patologie. In particolare, si è riscontrato un aumento del fattore di rischio per i livelli di colesterolo, per l’ipertensione, per problemi gastrointestinali.

Le donne che operano nei turni notturni, inoltre, potrebbero avere una maggiore incidenza e prevalenza di cancro al seno; l’ipotesi è che l’esposizione alla luce artificiale, impedendo il rilascio di melatonina, stimoli una produzione eccessiva di estrogeni, ormoni sessuali che possono agire come fattore di crescita del tumore al seno [1,4,5].

Che collegamento c’è tra lo sviluppo del diabete e il lavoro notturno?

Sono numerosi gli studi epidemiologici che hanno cercato correlazione tra il lavoro su turni e il diabete di tipo II [6]. Una recente meta-analisi, che ha sintetizzato i risultati su studi con oltre 200mila partecipanti, ha rilevato un rischio di diabete maggiore del 9% in individui con una storia di lavoro su turni rispetto a chi segue orari tradizionali. Ricerche simili, concentrate sui professionisti sanitari e sulle donne, hanno individuato prove convincenti a conferma della correlazione [7].

Dottore, ha accennato anche al rischio di malattie cardiache…

Diversi studi hanno considerato il rischio di malattie cardiovascolari in coloro che lavorano di notte. I risultati sembrano allarmanti: i turnisti avrebbero un rischio maggiore del 17% di eventi legati a malattie del cuore e della circolazione e un rischio maggiore di quasi il 20% di mortalità per le stesse cause. La responsabilità è da attribuire solo al lavoro? In realtà non è semplice, come avvertono gli stessi autori, associare un peggioramento delle condizioni di salute esclusivamente al lavoro notturno [6], ma sono comunque studi che dovrebbero far riflettere.

Come si può migliorare la qualità della vita e la salute dei lavoratori notturni senza… licenziarsi?

Sebbene solo il ritorno a orari tradizionali possa diminuire i sintomi e i rischi che abbiamo citato, non sempre è possibile cambiare lavoro. Ogni lavoratore notturno deve conoscere e far rispettare i propri diritti, tra i quali un adeguato riposo e la garanzia di un ambiente sicuro.

La legge italiana prevede tutele specifiche per i turnisti, che includono anche controlli sanitari periodici e riduzione dell’orario. Ogni lavoratore notturno può inoltre curare il proprio stile di vita con semplici regole [4,7]:

  • evitare di mangiare durante il turno, o limitarsi a spuntini leggeri e salutari;
  • quando non si è al lavoro, è consigliabile seguire una routine di riposo e di alimentazione regolare, evitare la caffeina, stare il più possibile lontani da schermi digitali;
  • rivolgersi al proprio medico di medicina generale se la qualità del sonno sta peggiorando o se si avvertono disturbi.

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